OMICIDIO VALICENTI: IL PM CHIEDE L’ERGASTOLO, LA CORTE ASSOLVE IL POLACCO
Stamane la Corte di Assise del Tribunale di Potenza ha assolto Piotr Daniel Ireneusz per non aver commesso il fatto.
Stamane la Corte di Assise del Tribunale di Potenza ha assolto Piotr Daniel Ireneusz per non aver commesso il fatto. Ireneusz, di origine polacca, era imputato con l’accusa di concorso in omicidio pluriaggravato di Angela Valicenti. L’altra imputata, Dorota Barwinska, anch’ella polacca e che all’epoca del fatto aveva una relazione sentimentale con il figlio dell’anziana signora, è ancora sotto processo, con rito abbreviato, presso il Tribunale di Lagonegro. Ancora non è possibile stabilire se la morte di Angela Valicenti, sia avvenuta per cause naturali o per violenza subita. Il dato emerso oggi è quello dell’innocenza di Ireneusz. L’anziana donna, che viveva a Cersosimo venne trovata senza vita, dal figlio, nelle prime ore pomeridiane del 9 giugno del 2013. La Valicenti presentava ecchimosi sul volto, in una zona che dal labbro superiore, comprendendo il naso, si estendevano fino ad uno dei due zigomi. Il decesso in un primo momento venne dichiarato come morte naturale, solo successivamente venne aperto il caso sulla base di alcuni avvenimenti che gettavano il dubbio che potesse, in realtà, essersi trattato di un omicidio. Oggi in aula, durante le ultime battute del dibattimento processuale, è stato ascoltato il medico legale. Dalla testimonianza diretta è emerso che per quanto egli avesse certezze sul fatto che gli ematomi fossero pre-mortem, non poteva affermare con sicurezza quale fosse la causa. Quindi lesioni post-traumatiche e contratte in vita, ma nulla di più sul come e sul quando si siano originate. Non è nemmeno stato possibile determinare, se non in modo probabilistico, se le stesse lesioni fossero conseguenza di una violenza inferta da altri alla donna o essa stessa in maniera accidentale avrebbe potuto procurarsele. Solo si è esclusa come causa la derivazione da anti-coagulanti, farmaci che la donna assumeva, e che, in linea generica, possono provocare simili reazioni cutanee. L’iter processuale ha comportato una certa complessità, trattandosi di un processo in cui i testi chiave dell’accusa, il Ventimiglia, figlio della Valicenti, e una donna amica della Barwinska, sono indiretti e non testimoni oculari dell’accaduto. La requisitoria del P.M. ha puntato a corroborare la credibilità delle dichiarazioni dei due testi, fornendo una propria ricostruzione della sequenza logico-emotiva che avrebbe condotto i due co-imputati a compiere l’omicidio. La Barwinska e Ireneusz erano legati da amicizia. Quando Ventimiglia e Barwinska strinsero una relazione amorosa, lei fece presente al compagno della grave situazione in cui, a sua dire, viveva il suo amico connazionale. Per questo Ventimiglia diede alloggio a Ireneusz, in una casa poco distante dall’abitazione in cui viveva con la madre, e gli commissionò alcuni lavori. Il movente, alla base del presunto omicidio, per il PM, era da ricercare nel fatto che Angela Valicenti avesse mostrato avversità alla relazione amorosa che il figlio intratteneva con la donna polacca. Contrarietà che nei tempi di poco precedenti all’omicidio, avevano causato, stando ad alcune dichiarazioni del Ventimiglia, una certa aggressività della donna nei confronti della madre. Per questo ed altri motivi egli avrebbe comunicato a lei la sua volontà di interrompere il rapporto e al suo amico che il 9 giugno era il giorno ultimo per lasciare l’abitazione presso la quale gli aveva offerto ospitalità. Quindi in quel fatidico giorno l’estremo gesto. Così che i due, lei per rimuovere l’ostacolo alla sua felicità sentimentale, lui perché impaurito dal ritornare in condizioni di vita poco agiate, commisero l’omicidio. La donna avrebbe iniziato l’atto delittuoso, stringendo una busta di plastica intorno al volto della Valicenti, ma non riuscendo a soffocarla avrebbe chiamato Ireneusz, il quale avrebbe portato a termine l’operazione. Forte delle proprie motivazioni il PM ha chiesto l’ergastolo. L’avvocato di parte civile nella propria requisitoria, accordandosi in larga parte con la ricostruzione degli eventi date dal PM, ha sottolineato particolarmente una particolare soggezione e dipendenza psicologica di Ireneusz verso la Barwinska, la quale sarebbe stata alla base della correità nel reato. Completamente opposte sono state le posizioni dell’avvocato Fiore, difensore dell’imputato. Che ha da subito evidenziato come il processo fosse rimasto, per tutto l’arco del tempo, fortemente indiziario. Le indagini si originarono a seguito della denuncia di un’amica della Barwinska, che involontariamente, ma direttamente, raccolse la sua confessione. Ma al momento dell’accaduto i due testi non erano presenti, infatti la donna che denunciò la Barwinska ai carabinieri viveva a Monterotondo e il Ventimiglia, come da lui stesso affermato dormiva. Ha sottolineato, inoltre, nessuna delle perizie mediche eseguite sul cadavere della donna avesse potuto collegare l’asfissia come causa diretta dell’infarto del miocardo, in seguito al quale la donna morì. Infine avanzando dubbi sull’attendibilità delle dichiarazioni della Barwinska, ha ricordato di come anni addietro fosse stata in cura presso un Centro di Igiene Mentale, di come in varie occasioni avesse tentato il suicidio e fosse stata ricoverata per coma etilico. Ma, soprattutto, ha messo in discussione il movente, in quanto Angela Valicenti, affetta da gravi patologie, solo due giorni prima della sua morte era stata dimessa dall’ospedale, poiché considerata in fase terminale. Per questi motivi ha chiesto, e successivamente ottenuto, l’assoluzione per il suo assistito.