PETIZIONE SU PREVIDENZA AGRICOLTORI: PRIMI SEGNALI POSITIVI
Dopo ben nove anni di impoverimento delle pensioni, grazie alla petizione e alle iniziative di mobilitazione dell’Anp (Associazione Nazionale Pensionati)-Cia,
Dopo ben nove anni di impoverimento delle pensioni, grazie alla petizione e alle iniziative di mobilitazione dell’Anp (Associazione Nazionale Pensionati)-Cia, i pensionati con assegni bassi conquistano i primi risultati. L’Anp, la Cia e il Patronato Inac sottolineano che alla raccolta delle 100mila firme della petizione hanno contribuito i pensionati e gli agricoltori lucani con numerosi banchetti e manifestazioni in tutta la regione. «Se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali – affermano Anp e Cia – la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili. In Basilicata ben il 78 per cento dei pensionati della regione, circa 135 mila, percepisce un’indennità che è inferiore di un terzo alla minima. Nelle aree di campagna gli effetti della crisi sono amplificati, soprattutto per gli “over 65”, perché agli assegni pensionistici mediamente più bassi si unisce la carenza a volte strutturale dei servizi sociali aggravata dai continui tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza. La conseguenza è che oggi sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a rischio di povertà o esclusione sociale: un rapporto ancora più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che tocca il 30 per cento». Con la Legge di stabilità per il 2017 si ottiene: la 14ª mensilità per i pensionati sotto i mille euro mensili; l’aumento, seppur lieve, per coloro che già godono della 14ª; l’innalzamento a 8.125 euro l’anno della no tax area; l’aumento della dotazione finanziaria per i servizi sociali,s anitari e la non autosufficienza. Anp e Cia sperano ora di ottenere anche l’aumento degli importi minimi di pensione a 650 Euro mensili (pari al 40% del reddito medio nazionale, nel rispetto degli standard europei); l’armonizzazione del carico fiscale sui pensionati con quello sul lavoro dipendente; l’indicizzazione delle pensioni basse con parametri aderenti ai veri consumi degli anziani (sistema IPCA anziché il FOI); la garanzia di una pensione integrata al minimo ai Coltivatori diretti e IAP in attività dal 1996; un invecchiamento attivo e sano anche attraverso livelli adeguati di sanità, servizi sociali, e di lotta alla povertà. «Come può un agricoltore pensare di smettere di lavorare – si chiedono i dirigenti Anp-Cia – se la prospettiva è di vivere con nemmeno 300 euro al mese? In questi anni ci siamo battuti molto per ottenere un cambio di rotta a livello di trattamento pensionistico minimo per gli ex agricoltori e speriamo davvero che le firme raccolte nel 2015 portino, come sembra, ad avere almeno una quattordicesima mensilità». «Affrontiamo un tema che non è solo quello dell’agricoltura – ha detto il direttore regionale Cia, Distefano -. Persone che sono arriviate alla fine del loro ciclo lavorativo e che sono dimenticate. Non c’è attenzione per chi è anziano, e questa è una vergogna nazionale. Una vergogna che si amplifica quando si parla di agricoltori che dopo una vita di fatiche devono continuare a lavorare per poter sopravvivere. Scegliere di vivere nelle aree rurali significa continuare a far vivere queste aree, ma questo a molti evidentemente non interessa».