IL PUNTO DI PETRULLO: NON FUNZIONA PIU’ NIENTE
E così anche l’Italicum non valeva granchè, ossia, detto in termini precisi, per buona parte violava la Costituzione. A guardare
E così anche l’Italicum non valeva granchè, ossia, detto in termini precisi, per buona parte violava la Costituzione. A guardare la strage di leggi da parte della Corte viene da pensare che forse è per questo che volevano cambiarla, la Costituzione. Stiamo parlando di un Parlamento illegittimo, cioè eletto in maniera illegittima, e di governi imposti da un gruppo di persone che, forse, più che agli interessi del paese, servono interessi sovranazionali. E alla fine dovremo seriamente farci i conti con questi interessi sovranazionali. In fondo la globalizzazione altro non è che l’esistenza di una rete internazionale di affari, di finanza, di potere, tanto forte da condizionare anche le sorti di un paese. Ma non quelle delle elezioni. E forse è per questo che le ritardano. Oltre alla circostanza del maturare, a breve, del famigerato vitalizio. Ma diciamo che quest’ultimo costituisce il modesto bisogno del singolo parlamentare, gli interessi internazionali, invece, nascondono scopi di ben maggior valore economico. Ma stavolta il meschino si sposa col il sovranazionale e il connubio è a tutto danno di un popolo in mano a chi non sa fare neanche una legge. A questo proposito sembra quasi che lo facciano intenzionalmente a predisporre leggi elettorali pietose ma se, come dovrebbe essere, le bocciature della Consulta avessero un senso, i politici che hanno ideato e votato quelle leggi, dovrebbero essere fatalmente spediti a fare qualcosa di meno raffinato giuridicamente e di meno pericoloso per la collettività. A tal proposito Renzi ha collezionato una serie di cattive figure da far arrossire il più spavaldo dei buffoni, ma lui non si dà per vinto ed esulta alla bocciatura della sua creatura. Essì, perché pare che almeno lui voglia andare subito al voto, sentendosi evidentemente forte e immaginando di avere un posticino nel cuore della maggioranza degli italiani. Io questo non so se sia vero ma, a occhio e croce, con una previsione per niente scientifica, credo si illuda. Oppure gioca a un gioco che non conosciamo. I poltronisti, invece, pretendono una legge elettorale che definiscono uniforme, ma che non sono stati capaci di inventarsi finora, figuriamoci se ci riusciranno ora che rischiano davvero la sedia. A tal proposito, e cioè al connubio tutto italiano fra i sederi e le poltrone, invero indissolubile, pare che i sederi si siano ribellati e abbiano attribuito tutta la colpa alle poltrone, ree, a loro dire, di innamorarsi del primo sedere che ci capita sopra e di non volerlo abbandonare più. Sarà, ma la situazione è tragicomica nel suo insieme. Secondo un vecchio adagio “non funziona più niente”, ma visto che ogni generazione ha sentito il diritto di affidarsi a questo classico degli slogan, sfiderei i nostri nonni a vivere nella confusione, nella tensione e nell’inganno perenne che viviamo noi. Scambierei molto volentieri il mio tempo con quello nel quale si bocciava alle elementari, evitando che un caprone potesse un giorno fregiarsi anche di un titolo e propinarci la sua sapienza o opinione oltre che la sua attività professionale. Per dire, ma non solo.