IL PM CHIEDE 100 ANNI PER I FIUMI DI COCA A #POTENZA
Udienza ieri del processo scaturito dall’inchiesta “Final Act” della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. È stato il giorno della requisitoria
Udienza ieri del processo scaturito dall’inchiesta “Final Act” della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. È stato il giorno della requisitoria del Pm Francesco Basentini che ha chiesto in totale circa 100 anni di carcere per i 15 imputati. Il Pubblico ministero ha richiesto al collegio, presieduto dal dottor Gubitosi, condanne per tutti quanti ieri alla sbarra. Le indagini, svolte attraverso numerose intercettazioni e «servizi di Ocp», osservazione, controllo e pedinamento, avevano portato nel 2007 all’arresto degli appartenenti a un’organizzazione specializzata nello spaccio di droga e operativa soprattutto nel capoluogo lucano. Del gruppo criminale si è ipotizzato sin dal principio che la punta verticistica fosse Antonio Cossidente, considerato il “boss” del clan i Basilischi. Era lui, secondo gli inquirenti, a gestire l’ingente traffico di droga, cocaina in particolare, che transitava per Potenza. Poi c’era Carmine Campanella che avrebbe svolto il ruolo di luogotente, come si usa dire in gergo criminoso. Come emerso dalla requisitoria di Basentini, nel capoluogo, uno dei centri operativi dell’organizzazione era lo studio del ragioner Aldo Fanizzi. Quest’ultimo pare che insieme a Michele Scavone sia stato designato a ricoprire una posizione di primo piano, subentrando a Campanella. Il Pm ha ricordato di come da diverse intercettazioni si era scoperto che Scavone andava nello studio di Fanizzi anche per riportare e aggiornare riguardo la contabilità dello smercio di cocaina. O di come lo Scavone si premurava, ogni volta che era di ritorno dal rifornimento della droga, di avvisare i suoi clienti – consumatori che la sostanza era disponibile. Ci sono dialoghi in cui lo studio di Fanizzi viene definito dagli appartenenti al gruppo il nostro ufficio. Una sede operativa nelle disponibilità di Cossidente e compagni. La merce veniva acquistata principalmente in Calabria e questo soprattutto grazie a Pietro Morabito, difeso dall’avvocato Leo Chiriaco. Il Morabito vantava parentele con il noto tiradrittu, per via della buona mira nello sparare. Per questo, ha sostenuto il Pm, gli imputati hanno potuto spendere una fama criminale certa e godere di una rispettabile reputazione in ambito criminale. Molti testimoni ascoltati dagli inquirenti hanno accertato la presenza del commercio di stupefacenti su Potenza e dettagliato, a detta del Pm, sugli indagati, confermando molte delle ipotesi investigative. A conclusione Basentini ha chiesto condanne per tutti:
Antonio Cossidente, difeso dagli avvocati Latella e Ferrone, 7 anni e sei mesi, Pietro Morabito 11 anni, Severino Fanizzi, difeso dagli avvocati Lacerra e Laviola, 14 anni, Rocco Pagano, 8 anni, Raffaele Pagano, 9 anni, questi ultimi due difesi dall’avvocato Stigliani, Alessandro Scavone, difeso dall’avvocato Cimadomo, 8 anni, Michele Scavone, difeso dall’avvocato Basile, 15 anni, Alessio Telesca, difeso dall’avvocato Biscione, 2 anni e 6 mesi, Carmine Campanella, difeso dall’avvocato Robilotta, 8 anni, Stefania Campagna, difesa dall’avvocato Basile, 8 mesi, Giovanni Cervi, difeso dall’avvocato Lapenna, 6 mesi, Bianca De Mattia, difesa dall’avvocato Pace, 8 mesi, Pasquale Giuzio, difeso dall’avvocato Leo Chiriaco, 3 anni, Luciano Lotito, difeso dall’avvocato Cassotta, 9 mesi, Amedeo Salvato, difeso dall’avvocato Vagito, 3 anni. La pena richiesta per Cossidente, che avrebbe diretto tale associazione, è stata di 21 anni, però poi ridotta considerando gli sconti di cui gode, anche per essere collaboratore di giustizia. Medesimo ragionamento vale per Alessio Telesca, anche egli pentito. Inizialmente gli indagati erano 19, ma Michele Carmine Pio Iannuzzi è deceduto, mentre Giacomo Quaratino e Pierluigi Tomasco, erano già stati assolti con il rito abbreviato. La sentenza è prevista, dopo le discussioni dei difensori, per il 12 giugno.
Ferdinando Moliterni
Alcuni degli imputati