GRAVE ASSALTO OMOFOBICO A PESCARA
COMUNICATO STAMPA GRAVE ASSALTO OMOFOBICO A PESCARA #NoOmofobia Giovedì sera si è consumato a Pescara un grave assalto omofobico nei
COMUNICATO STAMPA
GRAVE ASSALTO OMOFOBICO A PESCARA
#NoOmofobia
Giovedì sera si è consumato a Pescara un grave assalto omofobico nei confronti di un ragazzo (peraltro volontario di Arcigay Chieti) che intorno alle 22, dopo aver salutato il proprio fidanzato con un semplice bacio sul lungomare, ha inforcato la propria bici per dirigersi a casa.
Due individui che hanno assistito alla scena a bordo di un’auto gli gridano subito con tono minaccioso improperi legati al suo orientamento sessuale (lasciamo immaginare quali: è stata utilizzata tutta la gamma dei possibili insulti); ma purtroppo l’episodio non si è chiuso subito: i due, non appagati evidentemente dalla prima serie di offese, l’hanno inseguito per un bel tratto superandolo e fermandosi più volte per aspettarlo e ogni volta che si avvicinavano (anche guidando contro mano) gli urlavano contro ingiurie con tono violento, spaventando moltissimo il ragazzo che sulla propria bici non ha potuto far rientro subito in direzione di casa in quanto, sentendosi minacciato, non voleva rivelare loro il suo domicilio.
Non è bastata purtroppo nemmeno la chiamata al 113 a tranquillizzare il ragazzo in quanto per circa 10 minuti il numero di emergenza ha squillato a vuoto. E nemmeno la chiamata in Questura – visto che alla Polizia non rispondeva nessuno – ha trovato conforto: gli è stato risposto di rivolgersi al 113. E infine nemmeno una pattuglia che in quel momento passava ha risposto alle sue richieste di aiuto – tirando dritto -, ma almeno ha avuto l’effetto di far scappare i due violenti.
Il rammarico per questo episodio, purtroppo, non finisce qui: intorno alle 23 il ragazzo si è recato sia in Questura che dai Carabinieri per sporgere denuncia, ma gli è stato riposto in entrambi casi che poiché, a parer loro, non si configurava alcun reato loro non potevano fare niente.
Ebbene noi di Arcigay Chieti vogliamo sottolineare e denunciare quanto sia grave non solo l’inseguimento minaccioso con ingiurie operato ai danni del ragazzo, che ha subito una vera e propria violenza privata, come ci ha spiegato l’Avv. Andrea Cerrone – di cui alleghiamo in calce una nota che approfondisce le tematiche giuridiche che in questo episodio sono implicate – quanto anche la totale assenza di aiuto delle forze dell’ordine, che altresì hanno frettolosamente liquidato – sia telefonicamente che di persona – il ragazzo non curandosi minimamente del fatto che non spetta a loro giudicare la presenza o meno di un reato in un episodio di violenza e ingiuria.
Cogliamo l’occasione per chiedere con forza che – analogamente a quanto ha fatto la Regione Umbria – anche l’Abruzzo si doti di una legge regionale volta al contrasto contro le discriminazioni e le violenze di genere determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, che assolutamente non ha alcuna attinenza con le opinioni, come tanti oppositori di questa legge si affannano ad affermare erroneamente. In Senato è arenata ormai da anni una legge contro l’omofobia proprio a causa di posizioni di veto davvero incomprensibili.
Spiace anche constatare infine che il fatto sia accaduto proprio il giorno successivo alla Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia del 17 maggio, che ha visto anche il Presidente Mattarella lanciare un messaggio contro l’omofobia, quale violazione inaccettabile dei diritti umani universali.
Alleghiamo di seguito due note dell’Avv. Andrea Cerrone del Foro di Lanciano e Dottore di ricerca in tutela dei diritti fondamentali all’Università di Teramo e dell’Avv. Francesca Di Muzio, Penalista e cultrice della materia di criminologia e vittimologia all’Università d’ Annunzio di Chieti – Pescara.
Avv. Andrea Cerrone: “Esprimo tutta la mia solidarietà al ragazzo ed al suo fidanzato. In casi come questo, ancorché shockanti e paralizzanti, bisogna tentare di farsi coraggio, urlare vigorosamente, attirare l’attenzione dei passanti e, se possibile, riuscire a raccogliere qualche elemento che valga ad identificare gli autori di queste poderose gesta medievali. È vero che l’ingiuria è stata recentemente depenalizzata, ma è altrettanto vero che rimane illecita ed è previsto, per chi se ne macchia, l’obbligo alle restituzioni ed al risarcimento del danno, oltre che l’obbligo di pagare una sonante sanzione pecuniaria civile, che va da 100 ad 8.000 euro. Aggiungo che da come mi sono stati descritti i fatti, si è senza dubbio perfezionato anche il delitto di violenza privata, che s’invera ogni volta che qualcuno, con violenza o minaccia, costringa qualcun altro a fare, tollerare od omettere qualcosa: usare un’automobile per inseguire un ragazzo in bicicletta, arrestare la marcia, spegnere i fari, attendere che si avvicini, vomitargli addosso offese con tono minaccioso e poi, ancora, spostarsi più avanti, aspettare che passi di nuovo e tendergli lo stesso agguato, non so per quante volte complessivamente, non è soltanto raggelante, ma è anche un reato; lo sappiano questi gaudenti perdigiorno. Studiando bene il caso, peraltro, potrebbero venire alla mente anche ulteriori ipotesi di reato. Ed è per questo che rimango basito dalla risposta frettolosa che ha rimediato questo ragazzo dalle Forze dell’Ordine cui si è rivolto. Non è compito degli Ufficiali di Polizia giudiziaria decidere se una determinata condotta celi o meno un’ipotesi di reato. Essi sono obbligati a raccogliere le denunce. Provvederà poi il Pubblico Ministero ad iscrivere il fatto nel Registro Generale delle Notizie di Reato ed a coordinare nel modo che riterrà più opportuno le indagini. Si figuri che nel nostro ordinamento neppure il P.M., che è un magistrato, ha il potere di decidere se una condotta inveri o meno un’ipotesi di reato: sarà un giudice terzo ed imparziale a deciderlo definitivamente. Noi avvocati abbiamo il compito, previsto dalla legge, di garantire ai cittadini l’effettività della tutela dei diritti: qualora un Ufficiale di Polizia Giudiziaria congedasse frettolosamente un cittadino che chiede aiuto, quest’ultimo chiami senza ritardo un collega avvocato e si faccia assistere. Concludo dicendo che la violenza privata è punibile d’Ufficio; dunque la Polizia Giudiziaria (od il P.M.) che leggesse il vostro comunicato dovrebbe immediatamente riconvocare questo ragazzo, scusarsi per l’inconveniente, ed ascoltare con attenzione quanto ha da dire”.
Avv. Francesca Di Muzio: c’è un vuoto normativo che occorre assolutamente colmare. All’indomani della giornata internazionale contro l’omo – lesbo – transfobia alla luce dei fatti di cronaca che si verificano quasi giornalmente nei confronti delle persone lgbti occorre necessariamente che l’Italia approvi una legge contro l’omofobia. L’agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) dimostra che i crimini commessi in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere rappresentano un preoccupante fenomeno sociale e che la protezione di questi gruppi non è ancora sufficiente perché viene di fatto impedito loro l’effettivo accesso alla giustizia penale. Nel resto d’Europa sono diversi i Paesi che hanno già previsto espressamente il reato di omofobia e/o una circostanza aggravante della pena legata all’omofobia per alcuni reati. Abbiamo da poco assistito all’approvazione da parte della Regione Umbria di una legge volta al contrasto contro le discriminazioni e le violenze di genere determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere e ciò ci induce a ritenere che a livello istituzionale c’è ancora molto da fare. Il monito in assenza di una legge ad hoc e’ quello di continuare a denunciare al fine di creare dei precedenti giurisprudenziali che possano indicare la strada al legislatore.
Domenico Leccese