Intervista Scomoda ad Angela Di Maggio
Chi è Angela Di Maggio? Sono una giornalista e una mamma. Ho scelto questa professione quando ero ancora alle scuole
Chi è Angela Di Maggio?
Sono una giornalista e una mamma. Ho scelto questa professione quando ero ancora alle scuole elementari. Nel classico tema in classe, “Cosa vuoi fare da grande?”, risposi decisa, la giornalista.
Da allora, non c’è stata una volta in cui io sia mai tornata indietro.
La mia “vocazione” mi ha accompagnata per tutti questi anni.
Ho iniziato il mio percorso subito dopo la laurea. Mi trovavo a Siena e ho avviato delle collaborazioni senza compenso; poi sono stata tre mesi al “Messaggero Veneto”, a Udine, e infine sono tornata nella mia città.
Qui ho collaborato con la “Gazzetta del mezzogiorno”, con diversi uffici stampa e come conduttrice radiofonica.
Ad un certo punto ho deciso di seguire un Master a Roma in Comunicazione sulle politiche attive del lavoro. Questo per me è stato un momento di svolta.
Ho imparato a guardare il mondo del lavoro con occhi assolutamente diversi.
Ho avuto la percezione che il lavoro si potesse raccontare in un modo nuovo.
Mi si aprì un mondo. Il lavoro inteso non solo come crisi e disoccupazione, ma il lavoro come storie, sogno, talento e passione.
Emerge subito una tua anima sognatrice.
La mia anima “sognatrice” ha preso forma e ho concretizzato questo mio nuovo approccio contribuendo alla nascita di un format radiofonico in cui si raccontavano storie di successo e di chi era riuscito a realizzare il proprio sogno partendo da se stesso.
Emerge anche un carattere inquieto.
Io, però, sono un’ inquieta. In questi tre anni ho incrociato tante storie, tanti giovani e meno giovani che con determinazione si sono inventati un lavoro senza lamentele, ma semplicemente agendo.
Qual è stata l’ispirazione che ha caratterizzato il percorso di cambiamento?
Per me questo ha significato “ispirazione”. È stata un’esperienza molto importante e ringrazio ogni singola persona che ho intervistato perché ha contribuito al mio percorso di cambiamento e di crescita.
Un cambiamento che mi ha messo sulle tracce di “The Bright side”, di cui sono referente per la Basilicata, una splendida piattaforma che si occupa di diffondere notizie positive.
Hai citato The Bright Side illustraci meglio questa piattaforma.
L’idea è di Antonino Esposito e ha visto la luce a Milano.
Da lì si è diffusa rapidamente in quasi tutta Italia grazie anche al sostegno di Fiorello che ha deciso di supportare “The Bright Side”nell’edicola “Fiore”.
Mi sono appassionata a questo progetto perché si sposa perfettamente con quella che è la mia idea di giornalismo oggi.
Qual è la tua idea di giornalismo?
Sono convinta che, oggi più che mai, sia necessario imparare a valorizzare le buone notizie, ma soprattutto dovremmo imparare a vederle e a riconoscerle.
Il punto è che noi abbiamo un’idea del mondo per come esso ci viene raccontato da chi sceglie, interpreta e cuce le notizie.
Ovvio che si tratta solo di uno spicchio di mondo, non di certo della complessità delle cose che accadono. E dunque, sulla base di ciò che ci raccontano, rimaniamo intrappolati in una spirale di notizie negative che generano sfiducia, angosce e tendenza al lamento.
Come referente per la Basilicata quali i tuoi obiettivi e desideri, immediati?
Io desidero farmi portavoce di un giornalismo costruttivo in cui ci sia per lo meno più equilibrio tra la diffusione delle notizie negative e quelle positive. Desidero farmi portavoce di un giornalismo in cui l’approccio alle notizie possa essere mediato da un risvolto positivo: raccontare le buone idee, le storie di chi si dedica con passione ad un lavoro. Raccontare che non esiste solo il bianco o il nero, ma che ci sono anche delle sfumature e in esse non ci sono solo i toni del grigio, ma mille colori.
Nelle pieghe di questi colori risiede la bellezza di una “good news” che, è l’alternativa, la scelta. È l’elemento che restituisce valore a questa professione che deve essere “missione”, “vocazione” affinchè sia in grado di accendere luci e dare speranza.
Come riferimento al giornalismo d’inchiesta hai gli USA & getta?
E allora va bene anche la denuncia, a patto che ci sia la soluzione, l’alternativa.
Il giornalista americano Walter Lippmann, che negli Anni Venti analizzò le distorsioni della realtà nella comunicazione evidenziando il peso degli stereotipi, ci ha lasciato un concetto sul quale dovremmo riflettere:
“Il modo in cui immaginiamo il mondo determina quello che la gente farà”.
Questa frase ci indica la strada e ci aiuta a comprendere come possiamo contribuire ad orientare i comportamenti della gente e ad orientarli verso il bene.
Qual è il metodo migliore per Comunicare le politiche attive del lavoro?
Intanto bisogna prendere atto del cambiamento che ha attraversato il mondo del lavoro. Il mito del posto fisso ormai non esiste più.
L’idea di approcciarsi al mercato del lavoro assumendo un atteggiamento proattivo prende sempre più piede.
La professionalità, oggi, è la capacità di sapersi adattare e di saper individuare e risolvere problemi. È importante che si acquisisca la capacità di analisi e la scuola deve avvicinarsi al mondo del lavoro.
praticaMENTE anche utilizzare l’alternanza Scuola/Lavoro ?
Lo strumento dell’alternanza scuola – lavoro, a mio avviso, non solo va comunicato adeguatamente mostrandone le enormi potenzialità, ma va anche perseguito con serietà.
Come esperta in comunicazione delle politiche attive del lavoro ritieni che sia importante evidenziare che ci sono dei percorsi e degli strumenti che aiutano ad avere nei confronti del lavoro un atteggiamento diverso?
Il concetto di occupazione viene sostituito da quello di “occupabilità”.
In pratica più si è disposti ad apprendere cose nuove più si ha la possibilità di entrare nel mercato del lavoro.
Si tratta di concetti che in qualche modo bisogna raccontare anche attraverso le storie e gli esempi di chi ce l’ha fatta.
Angela Di Maggio e i sogni/progetti futuri?
Sono una sognatrice a 360 gradi. I sogni danno contenuto all’anima e non sognare significa proprio farle un torto. I sogni ti rafforzano. Coltivare i propri sogni ti aiuta a migliorare l’esistenza perché investi le tue energie nella direzione giusta.
Il mio sogno è una montagna da scalare: più salgo in alto e più è ampia la visione che mi si apre davanti agli occhi. Mano a mano vedo cose che non vedevo.
Oggi è 6 luglio 2017 a che punto sei del tuo percorso?
Oggi sono ancora a metà del mio cammino. Mi si stanno aprendo panorami e orizzonti nuovi. Un passo dopo l’altro sono convinta di poter arrivare dappertutto.
Articolo pubblicato sul quotidiano ROMA pagina 16 giovedì 6 luglio 2017
Domenico Leccese