MARIA UNGUREANU AFFOGÒ MENTRE ERA IN COMPAGNIA DI UN’AMICA.
MARIA UNGUREANU AFFOGÒ MENTRE ERA IN COMPAGNIA DI UN’AMICA Intervista alla criminologa Ursula Franco, consulente della difesa di Daniel e
MARIA UNGUREANU AFFOGÒ MENTRE ERA IN COMPAGNIA DI UN’AMICA
Intervista alla criminologa Ursula Franco, consulente della difesa di Daniel e Cristina Ciocan: “ La Procura di Benevento è cristallizzata in un grossolano errore investigativo”
di Domenico Leccese
Il GIP Flavio Cusani e i tre giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, per ben tre volte, hanno dato ragione agli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Nicola Verrillo e alla criminologa Ursula Franco che assistono i fratelli Ciocan. Abbiamo posto alcune domande alla criminologa Franco che, da subito, ha sostenuto che la morte di Maria fu un evento accidentale, che la bambina, in quell’occasione, si trovava in compagnia di un’amica e che le violenze sessuali che Maria subiva sono ascrivibili a suo padre, Marius Ungureanu. Secondo le risultanze delle indagini, infatti, Maria fu abusata un’ultima volta, poche ore prima di morire, mentre si trovava in casa proprio con i genitori, inoltre, l’unico dato riferibile ad una violenza sessuale è lo sperma del padre repertato dai RIS su una maglietta appartenente alla bambina e sulla copertina del suo lettino. Per quanto riguarda la maglietta, sia al momento del sequestro che in seguito, i genitori della Ungureanu hanno riferito a chi indagava che quel capo d’abbigliamento era in uso esclusivo alla povera Maria.
Secondo lei esiste una ragazza con cui Maria possa essersi confidata in merito alle violenze che subiva?
Maria non si è mai confidata con nessuno riguardo alle violenze che subiva in famiglia e non esiste una ragazza a conoscenza di violenze perpetrate da Daniel Ciocan perché Daniel non ha mai abusato della piccola Maria, esiste invece una testimone, il cui nome è agli atti, che si trovava con la Ungureanu mentre la bambina moriva e che, non solo non l’ha soccorsa ma ha taciuto per tutto questo tempo permettendo che la Procura, la famiglia Ungureanu e le cosiddette parti civili dilaniassero la vita di due ragazzi estranei a tutto ciò che riguarda il caso Ungureanu.
Secondo lei gli abitanti di San Salvatore Telesino sono omertosi?
Lo escludo, gli atti parlano chiaro, proprio attraverso le testimonianze dei cittadini del paese la difesa ed i Giudici sono riusciti a ricostruire i corretti movimenti di Maria nelle ore che precedettero la sua morte, nessuno abitante di San Salvatore Telesino ha raccontato di aver visto Maria in compagnia dell’amica, semplicemente perché nessuno le vide entrare in quel giardino con la piscina in quanto le due ragazzine, consapevoli di agire contro le regole, vi sgattaiolarono di nascosto.
La famiglia Ungureanu non ha condannato la diffusione delle immagini del cadavere della piccola Maria, a differenza della famiglia Gambirasio, secondo lei cosa significa?
Non è un caso che gli Ungureanu non abbiano denunciato il giornaletto Giallo, la diffusione delle immagini del cadavere di Maria è stato un tentativo studiato a tavolino e messo in pratica da chi desiderava non solo distogliere l’attenzione dalla famiglia della povera Maria ma anche aumentare la pressione mediatica sulla procura di Benevento, ormai irrimediabilmente cristallizzata in un grossolano errore investigativo.
La procura di Benevento ha chiesto ai Giudici della Cassazione di esprimersi in merito al caso Ungureanu, cosa succederà dopo l’udienza del 21 ottobre?
La Cassazione non cambierà di una virgola le conclusioni dei tre Giudici del Tribunale del Riesame di Napoli e del GIP Flavio Cusani che, dal luglio scorso ad oggi, per tre volte, hanno respinto la richiesta d’arresto per i due fratelli Ciocan e hanno invitato la Procura a cambiar rotta. Cristina e Daniel Ciocan sono in una botte di ferro, l’esame medico legale ci conferma che la morte di Maria fu accidentale, le indagini hanno accertato che i due Ciocan non avevano motivo di uccidere Maria e che, soprattutto, non si trovavano a San Salvatore Telesino mentre la Ungureanu affogava. Per fortuna i fatti accaduti sono immarcescibili e non possono essere manipolati a posteriori.
Nel caso la Cassazione abbracciasse le conclusioni del GIP e dei Giudici del Riesame, secondo lei la Procura potrebbe richiedere comunque un rinvio a giudizio?
Potrebbe certamente farlo ma sarebbe l’ennesimo errore, in specie dopo le tante indicazioni che la Procura ha avuto dai Giudici e dalla difesa per giungere alla soluzione del caso. In ogni caso, un eventuale rinvio a giudizio dei Ciocan non ci spaventa; a me, personalmente, dispiacerebbe lo spreco di denaro pubblico che comporterebbe il rinvio a giudizio di due innocenti mentre avrei piacere che, grazie al processo, emergessero le responsabilità della squadra composta da tutti coloro che si sono macchiati del reato di favoreggiamento personale nei riguardi del vero autore delle violenze sessuali e quelle della ragazzina che era con Maria al momento dell’incidente.
Da circa un anno lei sostiene che la morte di Maria è ascrivibile ad un evento accidentale e che la bambina si trovava in compagnia di un’amica mentre affogava, perché questa ragazzina, che lei ha identificato, continua a tacere?
L’amica di Maria al momento dei fatti è fuggita perché, in seguito ad una sua leggerezza, era intervenuto un fatto gravissimo e ha avuto paura di doverne rispondere non solo alle autorità ma anche ai propri genitori. Quando è stata sentita si è messa in tasca gli inquirenti che ha percepito disinteressati ai suoi movimenti del 19 giugno 2016 e invece, molto indaffarati nel cercare di incastrare i Ciocan sulla base di un assurdo convincimento del magistrato inquirente. Oggi, direi che questa ragazzina, che a novembre sarà maggiorenne, è sola, il comportamento dei suoi genitori è a dir poco riprovevole, infatti, se la aiutassero ad aprirsi ed a raccontare la verità su quella sera, i due Ciocan, ormai vittime di un grossolano errore giudiziario, tornerebbero a vivere serenamente, lei si libererebbe di un pesante fardello, destinato a segnarla per sempre, le accuse nei suoi confronti si alleggerirebbero e magari la Procura indagherebbe finalmente l’uomo responsabile degli abusi che Maria subiva e chi lo ha coperto, in specie per prevenire il reiterarsi del reato.