MIGUEL ANDREOLO, “IL CAMPIONE DEI DUE MONDI”
di Leonardo Pisani Era u un giorno del 1938, il Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia o meglio
di Leonardo Pisani
Era u un giorno del 1938, il Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia o meglio il Duce Benito Mussolini ricevette la nazionale italiana di calcio, che a Parigi aveva vinto il suo secondo titolo mondiale, bissando il successo del 1934 disputato in Italia, C’erano tutti: dal mitico commissario tecnico Vittorio Pozzo, artefice di due vittorie mondiali e una olimpionica ai titolari, alle riserve. Il capitano e leader Giuseppe Meazza , il goleador Silvio Piola, l’altro campione del 34 Giovanni Ferrari, poi Luigi Colaussi, il ragno umano Aldo Olivieri in porta. Su ordine del Duce, la nazionale lasciò la divisa azzurra per indossare una maglia nera, fu fischiata, era accusata di essere stata favorita nella vittoria del 34, il clima politico era teso. Ma alla fine la squadra di Pozzo vinse quei mondiali meritatamente, batté l’Ungheria per 4-2: doppietta di Colaussi e Piola. Lo stesso capitano ungherese Sárosi, al termine della partita, strinse la mano a Meazza, sussurrandogli: «La vittoria è andata certamente ai migliori» . Tra loro, colui che fu definito la colonna portante del centrocampo, l’oriundo italo-uruguaiano Michele Andreolo, che ha raccontato di quell’ incontro con Mussolini ai figli, nati a Potenza. Per fare un rinfresco, portarono dei piatti di pollo arrosto, un festeggiamento sobrio ma talmente sobrio che dimenticarono di portare le posate. Pozzo e i calciatori in imbarazzo, nessuno osava dire nulla. Fu Mussolini, con accento romagnolo, che ruppe il ghiaccio dicendo «il pollo si mangia con le mani» e ne afferrò un pezzo, seguito da tutta la nazionale italiana.
Nato in Uruguay a Carmelo il 6 settembre 1912 , da genitori originari di Valle dell’Angelo nel salernitano, Miguel Ángel Andriolo Frodella, italianizzato in Michele Andreolo è stata una stella del calcio sia nel paese natio che poi in Italia , dove prese la cittadinanza grazie ad normativa che lo consentiva ai figli di italiani o a chi aveva discendenze nel Bel Paese, arrivando ad essere convocato nella nazionale di Vittorio Pozzo e laurearsi campione mondiale in Francia nel 1938 Basso di statura ma con gran colpo di testa, atletico e con un tiro di destro potentissimo. Andreolo era capace di fermare con aggressività il centravanti avversario, ma anche di sostenere il gioco dei compagni e di aprire il gioco con lunghi e dosati traversoni, grazie ad un senso della manovra tipico della scuola da uruguaiana. Esordì come calciatore nella squadra locale del Libertad F.C., nel 1931 Nel 1932, “el Chivo” – così era soprannominato in Uruguay – venne ingaggiato dal Nacional Montevideo. Con il Nacional vinse due titoli nazionali, nel 1933 e nel 1934], diventando in breve tempo un punto fermo della squadra e uno dei beniamini della tifoseria. Il 25 agosto del 1934, faceva parte dell’undici titolare che affrontò nella finale di campionato il Peñarol. L’incontro – uno degli episodi più significativi della storia del Nacional Montevideo – fece epoca, e passò alla storia come “el clásico de los 9 contra 11”.. Le sue qualità non passarono inosservate, e venne convocato nella “Celeste”per il Campeonato Sudamericano de Football 1935.. L’Uruguay vinse il torneo, ma Andreolo non fu schierato, essendo il suo ruolo occupato da Lorenzo Fernández campione olimpico ad Amsterdam 1928 e campione del mondo 1930.
Arrivò ventitreenne alla Serie A, e centrò in quel primo anno in Italia il 1935-1936, la vittoria dello scudetto con la maglia del Bologna . Durante il periodo bolognese sbagliò l’unico rigore tirato nella sua carriera italiana in un Bologna-Fiorentina. Con il Bologna si distinse anche a livello internazionale, nella Coppa Mitropa, dove i suoi duelli contro Matthias Sindelar e György Sárosi fecero epoca. Bissato il titolo tricolore nel 1936-1937, nel mese di giugno del 1937 fu protagonista della vittoria nel Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi, in cui il Bologna sconfisse in finale gli inglesi del Chelsea per 4 a 1. Con la maglia rossoblù del Bologna vinse altri due scudetti (1938-1939 e 1940-1941) portando a 4 il suo palmarès personale. Durante il periodo bellico disputò e vinse il Campionato romano di guerra 1943-1944 con la maglia della Lazio. Nel dopoguerra giocò con il Napoli in Serie A e con Catania e Forlì in Serie C. Una volta terminata la carriera da calciatore, Andreolo intraprese quella di allenatore, guidando formazioni soprattutto del Sud Italia come Marsala e Taranto . Poi anche le giovanili del Potenza, nella città lucana si trasferì, si sposò e mise su famiglia. “El Chivo” ci ha lasciato il 15 maggio del 1981.