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Dott.ssa URSULA FRANCO: la morte per assideramento.

LA MORTE PER ASSIDERAMENTO: UN’INTERVISTA ALLA DOTTORESSA URSULA FRANCO In cosa consiste la morte per assideramento? Un’esposizione prolungata a temperature

LA MORTE PER ASSIDERAMENTO:
UN’INTERVISTA ALLA DOTTORESSA URSULA FRANCO

In cosa consiste la morte per assideramento?

Un’esposizione prolungata a temperature inferiori ai 10 gradi centigradi conduce ad uno scompenso termico detto ipotermia che può culminare in una morte per assideramento. Alcuni fattori, quali l’assunzione di alcool, il denudamento, la presenza di acqua o patologie debilitanti, se associati ad una prolungata esposizione alle basse temperature favoriscono l’ipotermia. In condizioni normali la temperatura interna media di un corpo umano è di circa 37°C. La morte per assideramento sopravviene quando la temperatura corporea si abbassa al di sotto dei 24°C. L’uomo, nella prima fase reattiva dell’ipotermia, compensa gli sbalzi di temperatura attraverso alcuni meccanismi di termoregolazione quali brividi e scariche di adrenalina. Con l’aggravarsi dell’ipotermia si manifestano i seguenti sintomi: rallentamento del polso e del respiro, progressiva ipotensione arteriosa, rallentamento del metabolismo, diminuzione del volume del sangue per il passaggio dei liquidi nei tessuti, ridotta ossigenazione dei tessuti, diminuizione della filtrazione renale, fibrillazione atriale, stato confusionale, allucinazioni uditive, spossatezza, apatia e stato di sonnolenza a causa della difettosa ossigenazione del cervello. Quando la temperatura corporea si abbassa tra i 32°C ed i 28°C subentra uno stato soporoso ed infine un ulteriore abbassamento della temperatura di circa 4°C conduce al coma ed alla morte.

Quanti tipi di assideramento esistono?

L’assideramento può essere primario, nel caso sia ascrivibile a cause accidentali; secondario, quando è conseguenza di patologie che alterano il controllo della termoregolazione (diabete); o volontario, in caso di suicidio per ipotermia (suicide for hyphotermia or suicide for cold).

È vero che spesso i soggetti durante l’ipotermia si denudano?

Certamente, il denudamento, quando associato all’ipotermia, è detto “denudamento paradosso” (paradoxical undressing). Questo fenomeno colpisce fino al 50% delle vittime di ipotermia ed è dovuto o ad una paralisi dei centri vasomotori che altera la percezione della temperatura corporea o è causato dalla vasodilatazione indotta da una paralisi dei nervi delle pareti dei vasi soggetti in precedenza a vasocostrizione che provoca un “hot flash” ovvero una nuova affluenza di sangue alle estremità che induce questi soggetti, già confusi e disorientati, a spogliarsi. Molti casi di denudamento paradosso si sono manifestati tra i soldati italiani che, durante la seconda guerra mondiale hanno partecipato alla campagna di Russia culminata nella tragica ritirata del Corpo alpino.

Capita che i soggetti colpiti da ipotermia si nascondano?

Capita nel 20% dei casi. Negli stadi finali dell’ipotermia, i soggetti colpiti mettono in atto un comportamento istintivo conosciuto come “hide and die syndrome” o “letargo terminale”. Praticamente, gli esseri umani, nelle fasi terminali dell’ipotermia perdono il senso della realtà e, come gli animali che vanno in letargo, cercano spazi ristretti dove ripararsi, proprio per questo motivo le vittime dell’ipotermia vengono spesso trovate in luoghi angusti e inusuali (terminal burrowing behaviour). La “hide and die syndrome” rappresenta null’altro che un ultimo infruttuoso tentativo di questi soggetti, ormai in condizioni psichiche alterate, di proteggersi dalla perdita di calore.

Questi comportamenti possono confondere gli inquirenti, in specie quelli poco abituai alle morti per assideramento?

A causa di questi due fenomeni, “denudamento paradosso” e “hide and die syndrome”, i soggetti che muoiono in seguito all’ipotermia vengono spesso erroneamente ritenuti vittime di omicidi o di violenze sessuali principalmente perché vengono ritrovati senza vita, nudi e semi occultati, proprio come è successo nel caso di Elena Ceste.

Ci fa qualche esempio di suicidi per ipotermia?

I casi di suicidio per ipotermia non sono rari, in specie nei soggetti che vivono nei paesi freddi, a volte coloro che decidono di togliersi la vita in questo modo bevono alcolici per accelerare l’assideramento o ingeriscono psicofarmaci per stordirsi.

Il corpo di Christiane Seganfreddo, un’insegnante di Aosta allontanatasi volontariamente da casa nelle prime ore del 30 dicembre 2013, è stato ritrovato, per caso, da un addetto alla cura delle vigne di una tenuta gestita dall’Institut Agricole Regional, a circa due chilometri dalla sua abitazione, il 15 febbraio 2014, 45 giorni dopo la scomparsa. Il cadavere di Christiane giaceva in un ruscello tra le vigne, riverso su un fianco e con il volto appoggiato sul terreno. Dalle indagini è emerso che la donna si era allontanata volontariamente da casa nelle prime ore di una fredda mattina di dicembre, al momento del ritrovamento indossava gli stessi abiti con i quali aveva lasciato la propria abitazione. Nonostante già all’indomani della scomparsa della Seganfreddo, tra i sentieri ed i dirupi vicino alla casa della donna, si fossero mossi alcuni gruppi di ricerca forniti, tra l’altro, di cani da traccia specializzati anche nell’individuazione di tracce ematiche e di resti umani, il suo corpo è stato ritrovato per caso, come spesso accade.
Christiane, prima della scomparsa, stava vivendo un momento difficile, era terrorizzata dalla possibilità di perdere la vista in conseguenza di una patologia degenerativa agli occhi che la affliggeva, la miastenia oculare, questa sua condizione fisica l’angosciava e la deprimeva tanto che il questore di Aosta, Maurizio Celia riferendosi alle cause del suo allontanamento da casa, ha affermato: “Una situazione compatibile con un allontanamento convulso in una situazione di difficoltà psicologica”. L’autopsia ha escluso traumi o fratture ed ha concluso che la donna è morta per assideramento. Christiane Seganfreddo, con tutta probabilità, decise di lasciarsi morire di freddo.

Nel marzo 2013 una ragazza torinese di 31 anni, R. S., si è allontanata da casa con l’intenzione di lasciarsi morire di freddo a Bardonecchia in Alta Val Susa, il fidanzato, dopo aver ricevuto un suo preoccupante sms, ha allertato gli uomini del commissariato Torino Mirafiori che l’hanno localizzata e salvata.

Nel gennaio 2014, l’autopsia sul corpo del capitano Paul McKay, ritrovato cadavere su una delle Appalachian Mountains, in nord America, ha concluso per una morte per assideramento e l’autopsia psicologica ha permesso di archiviare quella morte come un suicidio per ipotermia. Il capitano era infatti affetto da un disturbo post traumatico da stress che lo aveva colpito in seguito ad un soggiorno in Afghanistan, egli inoltre aveva inviato, prima di arrampicarsi sulla Scarface mountain, una email al padre dove lo nominava erede di tutti i suoi averi, mostrandosi deciso a togliersi la vita.

Nel marzo 2014, Joanna Stannard è stata trovata morta nella foresta di Bagley, non distante da Oxford. La donna, dopo aver assunto sia alcool che psicofarmaci, si è lasciata volontariamente morire di freddo. Dall’autopsia psicologica è emerso che Joanna aveva riferito ad amici e medici i suoi piani suicidi, già nel novembre 2013 aveva ben chiaro come si sarebbe suicidata: “… go to a field on a cold, wet night…and die of hypothermia” (… andare in un campo in una notte fredda ed umida e morire di ipotermia). Il medico legale, il dottor Nicholas Graham, che ha eseguito l’autopsia sul suo corpo, ha concluso che la morte della Stannard era avvenuta in “conseguenza di una meticolosa e pianificata operazione finalizzata a togliersi la vita”.

Da anni sappiamo che lei fa ricerche sulle cause di morte nei soggetti psicotici, qualcuno muore anche per ipotermia?

Certamente, in questi casi non si tratta di suicidio, come potrebbe sembrare ad una prima analisi superficiale, ma di morti accidentali dovute alla mancanza di capacità critica indotta dalla psicosi, in poche parole questi soggetti muoiono perché non si rendono conto che il freddo può ucciderli.

Nel nostro paese, il caso più noto è quello di Elena Ceste, una donna di 37 anni che il 24 gennaio 2014, a Costigliole d’Asti, poco dopo le otto del mattino, si è denudata nel giardino di casa sua, si è allontanata in preda ad un delirio persecutorio e si è nascosta ai suoi immaginari persecutori in un tunnel di cemento del Rio Mersa dove ha trovato la morte per assideramento.

In USA, nel novembre 2015, l’autopsia effettuata sul corpo di Michael Cavallari, 30 anni, ritrovato morto nel deserto dello stato dello Utah, a tre miglia dalla sua auto, dopo due settimane di ricerche, ha concluso per una morte accidentale per assideramento. Gli esami tossicologici non hanno rilevato la presenza nel suo organismo né di alcool né di droghe e l’autopsia psicologica ha escluso l’ipotesi suicidiaria. Cavallari era affetto da molti anni da un disturbo paranoico, credeva che qualcuno gli desse la caccia, che la CIA volesse incastrarlo. Il suo delirio persecutorio lo indusse a fuggire e il freddo lo uccise, esattamente come è accaduto ad Elena Ceste.

Ci spiega perché un soggetto psicotico si nasconde?

Normalmente un soggetto psicotico si nasconde perché, vivendo come reale il delirio persecutorio, cerca di non farsi ‘prendere’ dai suoi fantomatici persecutori. Un soggetto psicotico colpito da ipotermia potrebbe nascondersi sia per sfuggire ai suoi fantomatici persecutori ma anche a causa della sindrome descritta in precedenza, la “hide and die syndrome”.

Domenique braccialettigialli

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