LA “PIOVRA” DELLE SEXY TRAPPOLE AVEVA TENTACOLI ANCHE IN BASILICATA
REGGIO EMILIA. Aveva ramificazioni anche in Basilicata la banda criminale di «truffatori seriali» sgominata dai carabinieri di Reggio Emilia. I
REGGIO EMILIA. Aveva ramificazioni anche in Basilicata la banda criminale di «truffatori seriali» sgominata dai carabinieri di Reggio Emilia. I militari, nel corso della giornata di ieri, hanno effettuato le ultime operazioni nell’ambito dell’inchiesta “Deep Impact”, eseguendo arresti e perquisizioni in Basilicata, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Campania. Diciotto gli indagati, su cui pesano le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, truffa aggravata, ricettazione, sostituzione di persona, uso indebito di carta di credito, estorsione e falso in atto pubblico. Tre sono già in carcere e due agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Valentina Salvi, le indagini hanno fatto emergere anche dei legami tra alcuni sodali con la criminalità organizzata campana. Circa 500 i colpi commessi in tutta Italia dall’organizzazione criminale, in prevalenza composta da donne, in una sorta di “quote rosa”, al cui vertice vi era proprio una di loro. La «Holding criminale», come è stata definita dagli inquirenti, spaziava il campo d’azione dalle false case vacanze nei luoghi di villeggiatura in rinomate località marittime o montane, Costiera amalfitana, Rimini e Courmayeur per esempio, ai raggiri ai tabaccai per illecite ricariche postepay. E ancora dai finti coupon di inesistenti aziende proposti sulle più importanti piattaforme online, sino alle innumerevoli e fittizie offerte di lavoro ad interi gruppi di disoccupati. Una delle truffe preferite era, stando alle accuse, quella perpetrata tramite le chat incontri. Gli appartenenti alla banda professavano falso amore nelle chat per spillare soldi ai cuori infranti di uomini che si innamoravano virtualmente di donne inesistenti. Attraverso contatti avviati con l’utilizzo di finti profili di avvenenti donne, le vittime venivano circuite, conquistate e quindi indotte a versare svariate somme di denaro su Postepay indicate dalla spasimante di turno, con la finta promessa che quest’ultima avrebbe potuto raggiungere la vittima per un incontro amoroso e magari una futura relazione sentimentale, altrimenti impossibilitata a pagarsi il viaggio dalle più disparate località. E poi quello che gli investigatori hanno definito «l’abisso morale». Ovvero lo sfruttamento di un vero concerto di beneficenza,r accolta fondi per la lotta ai tumori, di un noto cantante italiano per vendere falsi biglietti d’ingresso. La banda pensava di farla franca e in più sbeffagiava i truffati: «Vai pure a denunciarmi, tanto non mi prenderanno mai … Sukaaa … Denuncia tanto non esiste nessuno nn hai niente in mano by by» sono alcune delle frasi rivolte ai malcapitati. Uno degli stratagemmi utilizzati per ripulire il denaro, infine, era attraverso le sale slot. Un giocatore entrava in una sala slot e inseriva denaro nella macchinetta schiacciando il bottone “riscuoti vincite”. Il tutto senza giocare. In questo modo la slot machine erogava una ricevuta che consentiva, a chi aveva inserito il denaro, di passare all’incasso per la stessa somma inserita precedentemente, senza che risultasse una giocata. Così anche i soggetti nullatenenti, conservando gli scontrini, riuscivano a giustificare anche somme anche ingenti.