CHI È MICHELA CORSINI ? La ricercatrice Dott.ssa MICHELA CORSINI condivide con noi la sua esperienza di vita
La ricercatrice Dott.ssa MICHELA CORSINI condivide con noi la sua esperienza di vita : Alle medie e alle superiori ho
La ricercatrice Dott.ssa MICHELA CORSINI condivide con noi la sua esperienza di vita :
Alle medie e alle superiori ho rischiato di essere bocciata numerose volte, i professori mi avevano suggerito la scuola professionale, un lavoro professionale, dicevano che non era portata allo studio…
Ci ho riflettuto molto prima di parlare di me e della mia storia, ma ho pensato che possa essere utile a chi ha passato momenti orribili come me durante l’adolescenza, la rabbia, i pianti, lo sconforto più totale, l’isolamento, il bullismo perché non vestivo alla moda.
Eppure adesso sono qui e sono felice. Faccio quello che mi piace, ho già una pubblicazione e ho appena vinto una borsa di ricerca di 3 anni, fondi per portare avanti i miei progetti di ricerca.
Chi è Michela Corsini ?
Sono Michela, una dei tanti dottorandi all’estero che, nonostante gli impegni, ha finalmente deciso di raccontare una piccola parte della propria storia: quella che ancora sto scrivendo in un paese lontano dal mio e che, nonostante tutto, comincia ad appartenermi in tutte le sue sfumature.
Cosa fa realMENTE Michela Corsini ?
Sono una faunista, cosa faccio, quindi? Studio biologia del comportamento animale, ecologia ed evoluzione presso l’Università di Varsavia. In particolare, io ed il mio gruppo, il Wild Urban Evolution & Ecology lab, stiamo cercando di capire gli effetti dell’uomo sulle popolazioni selvatiche, un ambiente internazionale dinamico, in cui ognuno ci mette il suo.
Personalmente Dott.ssa Corsini di cosa ti occupi attualmente?
Io, personalmente, mi occupo di disturbo antropico, inteso come presenza umana, risorse trofiche artificiali, presenza di reti infrastrutturali ed inquinamento atmosferico.
Qual è il motivo principale di queste tue dichiarazioni?
Ho deciso di scrivere queste righe con un motivo ben preciso, quello di dare speranza a chi, come è capitato a me, si trovi in un momento di totale smarrimento e sconforto. I notiziari non migliorano la situazione: c’è crisi, disoccupazione, non c’è meritocrazia. Perché affaticarsi tanto se i risultati non arriveranno mai?
PraticaMENTE la tua esperienza sui banchi di scuola non è stata piacevole?
Per tornare a capire meglio com’era, però, ho dovuto fare un salto indietro di qualche anno e sedermi sui banchi di scuola. Non è stato piacevole. Quanto li ho odiati quei banchi durante l’adolescenza: seppur ci sia stato qualche momento piacevole, il resto è stato un totale disastro. Il mio libretto era sempre tappezzato di voti bassi, molto bassi. Non importava se facessi di più o di meno, il mio era un abbonamento al 5, se mi impegnavo ottenevo al massimo 6. Le lotte continue per non ripetere l’anno, poi, mi spremevano l’esistenza. E poi quella convinzione di aver fatto bene un test, veniva demolita nel giro di due secondi. Le sconfitte erano la quotidianità anche se, spesso e volentieri, i giochi non erano alla pari e anche le mie sorelle non se la sono passata per niente bene, tutte “geneticamente non portate allo studio”.
Qual è stata la forza per reagire già in età infantile?
Allora la salvezza la trovavo fuori, in un pallone da calcio, coi miei amici di quartiere, mentre i miei compagni si accoppiavano, provavano le prime canne, noi giocavamo a nascondino fino a mezzanotte.
Guai se non ci fossero stati, ci penso ancora oggi. Durante il liceo, nonostante il mio abbonamento al 5, biologia restava la mia materia preferita. I miei voti, tuttavia, mi consigliavano tutt’altro: alla fine del quinto anno mi trovai una mano sulla spalla con una sentenza di condanna a vita: “ti do un consiglio da amico, non da professore: non fare facoltà scientifiche”. Ricordo di essere caduta nello sconforto più totale: quella frase è rimbombata nella mia testa per settimane e l’insicurezza di quel periodo non aiutava. Sola, con la mia ignoranza, non mi vedevo più da nessuna parte. E’ incredibile come la forza di certe parole possa cambiare le dinamiche degli eventi.
Il migliore consiglio lo hai ricevuto in ambito familiare ?
Poi, un bel giorno mentre ancora cercavo di capire il da farsi, ho intravisto una prima possibilità per me: “Tu prova a fare quello che vuoi fare all’Università, se va, bene, se non va, fai altro. Qualcosa troverai”.
Ebbene sì, con quella frase la mia nonna materna è riuscita a dare una svolta al corso degli eventi. Ho preparato la valigia e sono partita alla volta di Bologna, corso di laurea triennale in “produzioni animali e controllo della fauna selvatica”.
Ed a Bologna è avvenuto il totale mutamento con soddisfazioni anche per i voti?
E lì le cose sono cominciate a cambiare, voti in primis: 28, 30, 30 e lode. Studiare era un piacere riscoperto, le lezioni super interessanti. Durante il terzo anno di studi all’Università, poi, ho avuto l’onore di incontrare persone che tuttora sono mentori per me: il mio tutor, il Prof. Mauro, è stato la prima persona ad introdurmi i concetti di ecologia ed evoluzione. Concetti che ora approfondisco ogni giorno, ripensando a quanto sia stata importante quella prima lezione.
Dopo Bologna naturalMENTE non ti sei fermata !
Conclusi gli studi a pieni voti presso l’Università di Bologna, mi sono trasferita a Firenze, dove ho proseguito con un corso di laurea magistrale in “Scienze e gestione delle risorse faunistico-ambientali”.
La tua esperienza di lavoro all’estero quando è iniziata ?
E, con questo, è arrivata anche la mia prima esperienza all’estero con il progetto europeo Erasmus Placement: per 8 mesi poi ho lavorato come tirocinante presso l’Institute of Wildlife Biology and Game Management, all’Università di Vienna.
Presso lo stesso istituto, ho raccolto dati e lavorato alla mia tesi di laurea magistrale: nello specifico, ho studiato gli effetti del disturbo antropico sulle dinamiche di una popolazione di caprioli nella foresta di Leoben, in Stiria. Per raccogliere questi dati, ho utilizzato fototrappole e radiotelemetria VHF: tecnologie che utilizzo ancora oggi, almeno in parte.
Al tempo stesso, ho aiutato in altri progetti di ricerca, lavorando con altre specie come il Gallo cedrone, il gallo forcello e le cince.
La tua bella esperienza in terra di Austria quanto ti ha arricchita professionalmente, e spinta verso altri obiettivi in Europa ?
Questa esperienza in Austria mi ha arricchita sotto diversi aspetti, spingendomi qualche mese dopo la mia seconda laurea con lode a tornare fuori dall’Italia.
Questa volta, però, in Svizzera: dove ho lavorato come assistente di campo presso l’Institute of Ecology and Evolution, Università di Berna. Oltre a lavorare nuovamente con pulli e adulti di cinciallegre, ho aiutato in un progetto lavorando con una specie esotica di pipistrelli (Carollia perspicillata). Questa opportunità, mi ha avvicinata ulteriormente al mondo della ricerca, mondo che avrei voluto vivere di nuovo, ma questa volta con un dottorato.
La ricerca di un impegno importante, per un dottorato di ricerca, è stato un tuo obiettivo, non facile raggiungerlo?
Dopo 5 mesi in Svizzera, quindi, ho cominciato a cercare una posizione di dottorato che mi piacesse: non è stato facile. Sapevo che un dottorato di ricerca all’estero può durare fino a 4 anni, quindi avrei dovuto essere sicura di trovare la cosa giusta per me: ed arrivò. Arrivò pochi mesi dopo la mia esperienza svizzera. Lessi l’annuncio di una posizione di dottorato di 4 anni presso l’Università di Varsavia, la quale offriva la possibilità di studiare gli effetti dell’urbanizzazione sulla fauna selvatica: specie target? Cinciallegra. La mia occasione: avrei potuto finalmente mettere assieme quanto imparato negli anni precedenti. La mia conoscenza sul disturbo antropico in Austria e la mia posizione da assistente di campo con questa specie in Svizzera. Non persi tempo e scrissi la mia lettera di presentazione alla Prof. Marta e, dopo due colloqui su Skype, mi assegnarono il primo posto proprio per quella posizione. Ricordo il giorno in cui ho ricevuto quella mail: è stato poco prima di Natale. Quella mail è stata uno dei giorni più belli della mia vita. Da quel momento in poi, sapevo che avrei dovuto usare ogni piccola occasione per vivere questa esperienza al massimo.
Quando hai iniziato il tuo dottorato di ricerca a Varsavia ?
Ho cominciato il mio dottorato a marzo 2016, da allora ho partecipato a congressi nazionali ed internazionali ho vinto un premio come miglior dottoranda dell’anno presso la facoltà di biologia e, infine, pubblicato da prima autrice un articolo scientifico in “Frontiers in Ecology & Evolution”, una rivista di rilievo in materia.
Da pochi giorni, inoltre, ho vinto un’altra borsa di studio di tre anni, il Preludium, per condurre un progetto di ricerca che ho scritto durante la scorsa estate.
Questa è stata una bellissima sorpresa, soprattutto considerando che di giorno lavoravo no stop, mentre di notte scrivevo e leggevo articoli, spesso e volentieri addormentandomi al pc e svegliandomi un paio di ore dopo per tornare sul campo. Ho voluto provare e ho dovuto insistere parecchio per convincere la mia supervisor che ce l’avrei fatta. I tempi erano ristretti ed il lavoro era parecchio… ma ci è andata bene. Durante la stesura del progetto, sia la mia supervisor Marta che una postdoc nel nostro laboratorio, Joasia, mi hanno dato preziosi consigli per perfezionarne i dettagli ulteriormente.
Questi fondi ci permetteranno di installare delle fototrappole nelle cassette-nido, ed osservare quali siano le risorse trofiche utilizzate dagli adulti per crescere i pulli in un gradiente di urbanizzazione.
Attualmente stai lavorando anche su delle pubblicazioni ?
Al momento sto lavorando alla mia seconda pubblicazione, e portando avanti in parallelo altri due progetti: uno sugli effetti dell’inquinamento atmosferico e l’altro sulla georeferenziazione di risorse trofiche artificiali in alcune delle nostre aree di studio.
Il forte messaggio che vuoi diffondere a tutte/i i giovani ?
Non è stato facile sintetizzare in poche righe le fasi più importanti, ma quello che sento di consigliare, è di fare quello che sentite di essere capaci di fare. Non è la sindrome di Dunning-Kruger, chi vi conosce meglio di voi stessi? Nessuno.
Non lasciatevi prendere dallo sconforto quando vi consigliano di fare qualcosa di diverso da quello che vorreste per voi.
Osservate l’ambiente. Esistono disparità palesi? Esistono differenze di trattamento? Perché i prof fanno finta di non vedere i compagni in fondo con il libro sulle gambe durante il test e controllano me? Perché alle medie dopo che facevo il test di Cooper bene, facevo interi set di pallavolo alla battuta, prendevo solo 6? Perché dovevo impegnarmi se ero condannata? Ma io e le mie sorelle siamo veramente disabili geneticamente? E perché le cose sono cambiate così drasticamente lontano dalla nostra città natale?
Voi conoscete voi stessi meglio di chiunque altro e nessuno ha il diritto di decidere per voi la vostra vita. MAI.
Per non parlare di tutte quelle volte in cui mi sono sentita dire “sei una dei tanti ‘cervelli in fuga’. No, io non sono in fuga, non sono mai scappata da niente. Anzi, proprio di recente ho deciso di tornare a Firenze per un convegno organizzato dall’Associazione “Successione Ecologica” sugli effetti dell’urbanizzazione sulla biodiversità: e lì ho rivisto la motivazione di veri ricercatori, seri e appassionati quanto me. Dopo quel convegno, sono stata contattata da altre persone esperte in materia e da studenti, questi ultimi chiedevano consigli per il loro futuro. I miei progetti per il futuro sono quelli di imparare ancora, e sogno un giorno di poter tornare e trasmettere quanto appreso fuori. Ho finalmente deciso di prendermi la libertà di scegliere e decidere quello che voglio fare, e sapete cosa? Sono felice.
ALCUNI COMMENTI A CALDO degli amici :
Sudha Viel
“Letto tutto d’un fiato… sono tornata ai banchi di scuola… ti ho visto lontanamente crescere… e che dire? Sei un orgoglio…davvero… ti seguo dai tuoi primi successi… e grazie a nome mio (e di chiunque arriverà alla fine del tuo stupendo commento) per spingere e spronare i ragazzi che molte volte vengono giudicati INADATTI semplicemente perché non sanno fare certe cose…ma magari sanno farne mille altre e che li renderebbero felici. Grazie a Dio ci sono ancora persone come te..”
Marco Costantini
“Il sistema scolastico purtroppo è strutturato in modo da non tenere minimamente conto dei talenti individuali e dell’unicità di ogni essere umano e pretende che tutte le persone seguano il medesimo percorso educativo. Fin dalle elementari si viene forzati a vivere in un sistema fatto di voti, di classifiche, di migliori e peggiori, dove se non dai il meglio di te stando zitto e seduto dietro a un banco sei identificato come sbagliato, inferiore, “da correggere”. E questo può avere un duplice effetto devastante sulla crescita delle persone: uno nei confronti di chi non riuscirà mai a togliersi di dosso il senso di inadeguatezza inculcatogli dalla scuola e quindi di scoprire le proprie reali potenzialità. L’altro nei confronti di chi, al contrario, crescerà in maniera “istituzionalizzata” e non sarà mai in grado di realizzare nulla senza qualcuno che gli dia un “buon voto” e tenderà, a sua volta, a soffocare chi non viene giudicato abbastanza credibile secondo questo sistema (cosa terribile soprattutto in una cultura così ricca di creatività come quella italiana). Quindi complimenti Michela.”
Patrizia Vera
“Michela, mi hai commossa, hai fatto bene nel condividere parte della tua esperienza di vita, per motivare a tanti ragazzi ad andar avanti e non demordere. Anche se ti ho conosciuta poco, ho avvertito una ragazza molto intelligente e determinata, sapere tutto quello che hai raggiunto mi riempie di gioia e orgoglio per la tua dedizione, impegno e caparbietà ti sei meritato tutto quello che hai raggiunto e tanto altro, complimenti! Ancora tanti successi!! Mi auguro che tu possa aiutare a formare altre giovani professionisti come te! Grande Miki”
Domenico Leccese