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IL MISTERO DELL’HARD DISK: «DISTRUGGI QUEI DOCUMENTI»

Quindici giorni di vita, un incarico delicato in Total e tanti tasselli che ogni giorno che passa da quel tragico

Quindici giorni di vita, un incarico delicato in Total e tanti tasselli che ogni giorno che passa da quel tragico venerdì scorso rendono ancora più complesse le indagini del pm di Sulmona, Scarsella, sulla morte dell’ex generale dei carabinieri Guido Conti. Sulla quale la Procura abruzzese ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. L’ultimo aggiornamento consegna agli inquirenti un inquietante duplice dato, che andrebbe ancora una volta a incasellarsi nella pista lucana macchiata dal nero petrolio. A darlo è un informatico. Quello al quale il giorno prima di togliersi la vita con un colpo di pistola alla tempia, Guido Conti, assunto il primo novembre scorso dalla Total per occuparsi della sicurezza ambientale del Centro oli “Tempa Rossa” in Basilicata, aveva affidato il suo pc. Chiedendogli di azzerare completamente la memoria dell’hard disk. Il tecnico è stato molto preciso. Conti non gli chiese una semplice cancellazione dei dati. Voleva, invece, che usasse uno di quei programmi di sovrascrittura. Evidentemente l’ex generale lo sapeva bene: cancellare un file dall’hard disk non significa eliminarlo in maniera definitiva, così come una riformattazione del disco fisso non è sufficiente per eliminare i dati che contiene. Per rimuovere in via definitiva i file è necessario sovrascrivere i dati. Ed è ciò che ha chiesto Conti. Solo che, come ha specificato l’informatico che lo vide 24 ore prima dell’estremo gesto, l’operazione richiede tempo. Ma Conti, stando a quanto riferito, aveva fretta. Era sconvolto e agitato. Non era il solito Guido, per lui che già lo conosceva. Per questo non è riuscito neanche ad attendere che l’azione di azzeramento della memoria fosse terminata. Ha voluto riprendersi il computer e andarsene. Il proprietario del negozio di informatica ha ammesso di aver accolto Conti il quale quella mattina tornò due volte da lui. La seconda, ritirò il pc, uno di quelli fissi, poco dopo le 11, «tant’è che la procedura di cancellazione forse non è stata totale». La speranza degli investigatori è ora quella di riuscire a recuperare, attraverso le moderne tecniche, almeno parte dei dati che sarebbero andati persi. A tal fine sarebbe stata disposta una analisi dettagliata anche sugli altri dispositivi dell’ex generale morto suicida, compresi telefoni aziendali e personali, iPad e computer portatili e fissi. Speranze però flebili poiché il processo di cancellazione partirebbe proprio dagli ultimi dati, ovvero quelli ritenuti verosimilmente i più interessanti ai fini investigativi. Gli inquirenti proseguono con gli accertamenti tecnici sia sulle utenze telefoniche che sulle memorie hard disk. Certo è, come ha sostenuto l’informatico, che con la sovrascrittura l’eliminazione dei file comincia dalla fine, dagli ultimi salvati. Dato che gli investigatori intendono fare piena luce su quanto avvenuto soprattutto nelle ultime due settimane di vita di Conti, quelle dell’incarico in Total, il tecnicismo potrebbe non rendergli le cose semplici. Quell’incarico così tanto trionfalmente annunciato, sia dalla compagnia petrolifera e dal suo ad François Rafin, che dallo stesso ex generale. Entusiasmo totale per l’assunzione, e sinistro silenzio per le dimissioni. Anche su queste le indagini vogliono fare chiarezza. Quali sono state le reali motivazioni? Conti era arrivato in Basilicata e cercava casa a Policoro. con i vertici della Total aveva concordato un breve periodo di formazione e aggiornamento da fare a Parigi, prima di diventare pienamente operativo. Aveva anche preso contatti con qualche esponente dei comitati lucani ambientalisti. Poi il ritorno a Sulmona. E le dimissioni di cui pochissimi erano a conoscenza. Il capitolo dimissioni è reso ancora più inquietante dalla chiamata anonima e con voce alterata ricevuta da una testata giornalistica abruzzese. Fatta il giorno del suicidio, alle 14 e 54, quando l’ex generale probabilmente, stando alle prime risultanze autoptiche era ancora vivo. «Le do una notizia», dice l’anonimo, «ha lasciato la Total … giorn … dalla sua nomina … amministratore delegato François … la notizia la potete verificare chiamando l’azienda oppure chiamando il generale … arrivederci». Probabilmente l’autore della chiamata non verrà mai individuato. A meno che chi sa non parli. Finora ci sono i racconti dei suoi familiari. «Quando Guido è tornato a casa da Potenza, mercoledì scorso, era distrutto. Trasformato», ha detto sua moglie Anna. Anche la sorella di Conti, Silvia, sullo stato psicologico del fratello, ha dichiarato che aveva iniziato a soffrire di una sorta di «perdita di identità con il passaggio dal corpo forestale ai carabinieri prima, il pensionamento e il nuovo incarico alla Total poi, dove non si era trovato bene». C’è poi quella frase detta alle figlie: «Sappiate che qualsiasi cosa fa papà, la fa per il vostro bene». Con la testimonianza dell’informatico aumentano le persone che conosceva l’ex generale e che lo hanno visto diverso in quegli ultilmi giorni. Cosa ha fatto cancellare e cosa voleva cancellare Conti dal suo pc? Gli inquirenti proveranno a scoprirlo. C’è anche un’altra ipotesi, che al momento è un interrogativo cruciale. Forse Conti si è tolto la vita perchè pensava che cancellare i documenti non sarebbe bastato a mettere al sicuro non solo lui, ma anche i suoi familiari? Infine ancora non è stata ritrovata la terza lettera che Conti avrebbe scritto prima di imboccare, con la macchina di servizio della Total, la strada per il Monte Morrone e andare a togliersi la vita. Chissà se l’ex generale Guido Conti in quella lettera scriveva proprio della Total e del Centro oli di Tempa Rossa. Sulle altre due sono in corso rilievi calligrafici per accertarne l’autenticità della grafia ed eventualmente lo stato psicologico di chi le ha compilate.

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