GARANZIE DA GARANTE
SATRIANO. Voci di proteste iniziano a montare anche nel paese che il Garante Giuliano ha amministrato per 25 anni: Satriano di
SATRIANO. Voci di proteste iniziano a montare anche nel paese che il Garante Giuliano ha amministrato per 25 anni: Satriano di Lucania. Più eclatante, però, è che il consigliere comunale, Tonino Iallorenzi, ha scovato un’illustre precedente. Molto analogo alle vicissitudini del libro “Il riscatto di un popolo in maschera”. «Che male c’è – ha affermato il consigliere comunale – se si vuole vendere ai cittadini di Satriano al costo di 10 euro un libro sulla Torre di Satriano, “La pietra di Satriano”, finanziato con le casse del comune di Satriano, già distribuito alle famiglie di Satriano negli anni ‘90. Ora lo si vende nelle attività commerciali del paese, sarebbe interessante sapere chi è l’unica persona che lo ha comprato nel 2017!». «Ciò che Il “Roma” ha riportato – ha dichiarato Iallorenzi – è da molti conosciuto, loro hanno il merito di dirle. Il tema non è cosa si fa pur di vendere dei “libri”. Scrittori seri hanno fatto e fanno di peggio. Il tema è non aver rispettato un ruolo “immeritato” come quello di Garante dell’Infanzia. Infanzia sempre usata e mai tutelata». «Lo dicono i fatti – ha proseguito Iallorenzi -. Pensare che ha preso il posto del candidato naturale, la dottoressa Amodio, la dice tutta su cosa c’è stato dietro. Ricordo solo le decine di volte che si è dovuto votare in consiglio. addivenendo a un voto per sfinimento. Solo 2 votarono contro. Ha utilizzato il ruolo al quale è arrivato derogando anche la sua carica di segretario, che era invece un impedimento alla nomina. Non ci sono impedimenti davanti all’arroganza. Quindi ringrazio il “Roma” per il suo coraggio di dire che il Garante alla fine del suo mandato ha voluto vendere le proprie esternazioni rilegate a mo di libro». «Che ci sarà di male poi- ha evidenziato Iallorenzi – se un libro è stato finanziato dal Parco dell’Appennino lucano e dall’Apt e lui lo vende alla Regione. Che c’è di male se ne vuole portare altre 500 copie, pagate dalla Regione, in Uruguay a satrianesi di seconda e terza generazione che il riscatto l’hanno dovuto cercare con i propri padri dall’altra parte del mondo e senza maschere». «Immagino – ha sottolineato Iallorenzi – le smentite. Credo che scaricheranno ora anche l’assessore comunale di Satriano (Rocco Positino, autore del pizzino sul progetto, suggerito da Pace, ndr) reo di aver fatto tutto di sua iniziativa!». «Satriano – ha precisato Iallorenzi – continua a uscirne sempre male. Chi ha avuto l’onere e l’onore di amministrare un paese, anche bene, avrebbe dovuto rispettare la legge naturale dell’oblio. gli infanti non si usano». «Provo vergogna – ha concluso il consigliere comunale Iallorenzi – e a nome della dignità di un intero paese, quello laico, indipendente e consapevole, chiedo le dimissioni del garante dell’infanzia in quanto non autorevole, perchè incompatibile per la sua invadenza politica e per l’uso economico a fini personali del ruolo!». Il presidente Mollica, relativamente all’ultima opera di Giuliano, ha chiarito di aver rispettato le procedure per la concessione del contributo. La palla, quindi, passa nuovamente a Giuliano, almeno per quest’opera letteraria.
IL GARANTE CHIARISCE SOLO PARZIALMENTE E LIBERI E FORTI SI RESETTANO SUI SOCIAL
POTENZA. Il Garante per l’infanzia, Vincenzo Giuliano, non poteva non rispondere. Non dopo il caso dell’ennesima richiesta di spendere soldi pubblici per acquistare il suo libro “Il riscatto di un popolo in maschera. Storia del Carnevale dell’Appennino Lucano”. Nella fattispecie, come documentato e riportato da il “Roma”, il presidente della “Colectividad Satrianese San Rocco”, Domenico Sangiacomo, ha presentato al Dipartimento presidenza della Giunta, sembra, per via di un “pizzino”, con l’intercessione del presidente della Commissione lucani nel mondo, Aurelio Pace, il pro- “L’Altra Satriano”, con il quale è stato chiesto un contributo complessivo di di 25 mila euro. Di questi, sotto la voce di spesa di 3mila e 500 euro, vi è la giustificazione: acquisto di altre 500 copie del libro di Giuliano. Va ricordato, inoltre, che l’opera letteraria ha già ricevuto,sempre nell’anno in corso, un primo contributo pubblico di mille euro. A chiedere, al diretto interessato, spiegazioni, sulla vicenda è stato proprio il presidente del Consiglio regionale, Francesco Mollica. «Confido – ha dichiarato Mollica – nella sensibilità istituzionale del garante dell’infanzia e dell’adolescenza Vincenzo Giuliano, auspicando che voglia assumere una posizione chiara e articolata, al di là della breve comunicazione già fatta, sul caso sollevato dalle dichiarazioni dei consiglieri Santarsiero e Romaniello, che hanno reclamato una sua ferma dissociazione dai contenuti di una nota diramata alla stampa dal portavoce di “Liberi e Forti”, associazione fondata a suo tempo dallo stesso Giuliano. Ciò nel segno della trasparenza che deve orientare l’attività delle istituzioni pubbliche». Inoltre Mollica ha esplicitamente sollecitato Giuliano a prendere posizione sull’argomento «anche in virtù del ruolo di garante che ricopre nell’interesse della collettività». Il Garante, però, ha risposto parzialmente. Lasciando aperti dubbi su varie questioni dell’intera faccenda.Ha ribadito che «sin dal 2014 lo scrivente non fa più parte dell’associazione “Liberi e forti” e non ha in essa alcun ruolo, né funzione, né trattiene rapporto alcuno con detta associazione e con i social dalla stessa gestita, confermando di essere totalmente estraneo alle prese di posizione assunte da esponenti dell’associazione “Liberi e forti” rispetto ai quali ho già formalmente ed ufficialmente preso le distanze, condannando fermamente i contenuti delle comunicazioni apparse sulla stampa». Come già riportato su il “Roma”, a seguito di verifiche, in realtà risulta che Giuliano fosse amministratore del profilo social dell’associazione, anche ben oltre il 2014. Ci sono post di settembre scorso, per esempio, che lo dimostrano. Nella circostanza pubblicizzava, nella qualità di amministratore del profilo, la band del figlio “Fuoco vivo”. La gestione, solo qualche giorno fa, è ufficialmente passata a Donato Fabbrizio. Un nome a caso? Forse, o forse no. In quanto lo stesso è persona molto vicina al Garante. Il quale, poi, non si sa per quale bug o inconveniente tecnico si è rimosso anch’egli dal ruolo. Anche se poi ha chiarito (vedi foto) che per «un errore tecnico il mio pc ha iniziato a cancellare i membri di tale associazione». L’errore «non volontario», insomma, ha, almeno simbolicamente, resattato “Liberi e forti”. Nel chiarire la sua posizione al presidente del Consiglio Mollica, Giuliano ha proseguito affermando: «Tanto depone sulla strumentalità delle attribuzioni di opinioni lontane dal mio modus operandi e dall’azione di una vita dedicata alla formazione, al dialogo e al rispetto della persona umana». « La strumentalità delle contestazioni a mio carico nuoce alla mia azione a tutela dell’infanzia e delle fragilità che la stessa, troppo spesso, fa registrare e, pertanto, non intendo controdedurre oltre su fatti a me estranei e non attribuibili se non nelle sedi opportune a tutela della mia funzione e della mia persona affinché le macchinazioni trovino i responsabili che se ne assumano per intero la responsabilità». Risposte parziali. Il “Roma” ha tentato di riproporre alcune tematiche, ancora in sospeso, direttamente a Giuliano. Anche la redazione, come Fabbrizzio, ha avuto problemi tecnici. La chiamata è durata pochi secondi, e poi non è stato più possibile contattare il Garante. Oggi, però, sarà la politica a giudicare Giuliano. In Consiglio, come preannunciato dal consigliere Romaniello, verrà posto il tema delle sue dimissioni. C’è chi, tra i banchi dell’Assemblea, si aspetta un suo spontaneo e volontario passo indietro. Chissà. Anche perchè l’altro argomento che l’aula dovrà discutere è l’elezione o meno, all’ufficio di predidenza del Consiglio, del suo mentore Aurelio Pace.
«Sì ALLA DEMOCRAZIA, MA ANCHE AI LIMITI»
Sebbene con un certo ritardo e con nostro grande sconcerto, ci siamo imbattute in una querelle politica esplosa in seguito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa locale negli scorsi giorni a firma di un signore, Pino Nigro (in foto), portavoce del Movimento (all’indietro) “Liberi e forti di Basilicata” che, facendosi interprete, non sappiamo quanto legittimamente, della visione del Garante per l’Infanzia Vincenzo Giuliano, ha vomitato sulle pagine di qualche giornale una scandalosa sfilza dei peggiori luoghi comuni cari alla destra fascista carichi di razzismo, sessismo, dispregio dei più deboli, intolleranza e chiusura totale verso chiunque sia portatore di qualche forma di differenza. E lo ha fatto, a suo dire, in difesa della cristiana e patriottica Istituzione famiglia, oramai sempre più vilipesa e svalutata dalla amministrazione regionale, che, svuotandola del suo alto valore morale e del suo ruolo di pilastro di una società sanamente italiana, continua a ignorarla con grande convincimento, interessandosi solo di femminicidi, disabilità, gay, immigrati e cosucce così, cioè, sempre a dire del pervicace Nigro, di quella parte di società perversa e malata, economicamente pesante e moralmente inaccettabile. Ora, un simile delirio non meriterebbe in risposta più di una sonora pernacchia, se non fosse che la nostra democrazia, costruita sulle macerie di vent’anni di fascismo così cari al Nigro, fa sì che tutti, ma proprio tutti, possano dire la loro e quindi che tutti, ma proprio tutti, possano far circolare pensiero e contribuire alla formazione del cosiddetto sentire comune. Quando poi questi tutti fanno riferimento ad altri tutti che svolgono un ruolo istituzionale di garanzia e protezione per esempio dell’infanzia e dell’adolescenza, la cosa si fa davvero grave e non deve passare sotto silenzio. Per esempio una associazione come la nostra che si chiama “Libera Università delle Donne di Basilicata”, consegnando alla parola “libera” un significato tutto diverso dai “liberi e forti” già citati, deve e vuole intervenire. Noi siamo di quella libertà che a Nigro e ai suoi proprio non piace, anzi, in questa libertà loro vedono l’origine di tutti i mali, il vaso di Pandora che ha scatenato l’inferno, perché questi signori liberi e forti la libertà la rivendicano solo per se stessi e per libertà intendono la libertà di imporre a tutti e tutte il loro unico e ristretto punto di vista. E vogliamo parlare della forza? Di cosa si fanno forti questi signori? Di vantare una prorompente e sana mascolinità, di avere la pelle bianca e il conto in banca adeguato, il matrimonio solido e la vita “normale”? Sono talmente forti da temere l’autodeterminazione delle donne, la cura e l’accoglienza della malattia, la diversità di orientamento sessuale, l’incontro con altre culture e religioni e l’integrazione di tutte le diverse identità, cioè le fondamenta stesse di una civile democrazia, come le peggiori minacce alla sicurezza delle famiglie e dei nostri giovani. Forse a questi signori sfugge che la nostra Costituzione sancisce già all’articolo 3 la pari dignità di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, religione e condizione sociale, e si fanno beffe dei lunghi anni di impegno democratico e sacrificio di tante donne e uomini di questo Paese per costruire uno stato di diritto basato sull’uguaglianza e la parità che garantisse la protezione dei cittadini più deboli, ma soprattutto dimenticano che non esiste libertà se non libertà per tutti. Rimpiangere il Fascio sarebbe dunque la risposta valoriale e morale che viene proposta anche a nome del Garante per l’infanzia e l’adolescenza? Quale tipo di società immagina per le ragazze e i ragazzi lucani il nostro Garante, che non ha mai del tutto sconfessato queste ideuzze retrograde più volte propinate nei vari convegni, iniziative e articoli che si sono moltiplicati in questi anni, e molto debolmente tenta di farlo adesso che vede vacillare la sua poltroncina? E la politica intorno, che di cose concrete come il rifiuto del fascismo e l’educazione alla democrazia dovrebbe interessarsi, cosa fa, oltre a trasformare anche questa questione in una becera zuffa tra galletti aspiranti a questa o quella posizione? Siamo sinceramente sconcertate e molto preoccupate. Soprattutto se pensiamo alle ragazze e ai ragazzi che abbiamo incontrato nelle nostre attività associative. E sono tantissimi. Per esempio solo il mese scorso abbiamo presentato una mostra al Museo archeologico provinciale di Potenza delle opere fotografiche pervenute dagli studenti degli istituti superiori di tutta la regione nell’ambito del Concorso “Fotografaltro” da noi lanciato lo scorso anno sul tema della relazione, nelle due declinazioni di relazione affettiva e di relazione con chi è portatore di una qualsiasi diversità, sia essa etnica, religiosa, sessuale. Abbiamo ricevuto 104 opere da ogni parte della Basilicata e gli esiti sono stati davvero sorprendenti. I partecipanti, che non arrivavano ai diciotto anni, ci hanno offerto il loro sguardo sulla realtà fresco, profondo e privo di ogni forma di pregiudizio e chiusura, dando a noi adulti una bella lezione di civiltà. Dalle loro opere è emersa una disponibilità piena e persino gioiosa all’accoglienza degli stranieri, spesso rappresentati in contesti di aggregazione come la scuola, lo sport, le feste religiose; una forte denuncia della violenza di genere e di generi espressa in opere dal forte impatto visivo ed emotivo; una concezione innovativa della famiglia tradizionale, con la rappresentazione dei ruoli padre-madre serenamente rovesciati; una matura consapevolezza delle difficoltà relazionali e comunicative che la nostra società altamente tecnologica comporta, ma anche un forte legame con le radici, affettive e culturali, della nostra Basilicata, bella e amara Vengano a vedere queste opere, i liberi e forti e i garanti dell’infanzia e dell’adolescenza, e imparino. Anche a tacere, ogni tanto.
DI ADRIANA SALVIA * Presidente associazione “Libera Università delle Donne di Basilicata”