I 500 ANNI DALLA MORTE DEL BEATO EGIDIO, INTERVISTA CON LA STORICA ANTONELLA PELLETTIERI
Di Leonardo Pisani Oggi 10 gennaio 2018 ricorrono i 500 anni dalla morte del beato Edidio Da Laurenzana, avvenuta il
Di Leonardo Pisani
Oggi 10 gennaio 2018 ricorrono i 500 anni dalla morte del beato Edidio Da Laurenzana, avvenuta il 10 gennaio 1518, Un appuntamento importante per la Basilicata e la sua storia. I motivi si trovano tutti nello studio “Spiritualità Arte Potere. Il Beato Egidio da Laurenzana” di Annamaria Malatesta, Antonella Pellettieri e Antonio Rubino, edito dal Cnr con il patrocinio del Consiglio regionale della Basilicata. Ne parliamo con l’autrice la dottoressa Antonella PellettieriDirigente di ricerca in Scienze Storiche IBAM CNR.
Siamo ai 500 anni dalla morte del beato Egidio di Laurenzana. Una ricorrenza importante per la religiosità lucana. Però ripercorriamo la figura del religioso. Chi era Bernardino Di Bello?
«La ricostruzione della vita terrena di un Beato non è un percorso semplice da seguire per chi di mestiere fa il ricercatore di storia: bisogna essere capaci di dare spiegazioni razionali a eventi straordinari. Dico subito questo perché Bernardino Di Bello, sin dalla sua adolescenza, come ci tramandano i testimoni del primo processo di beatificazione, ebbe una vita piena di eventi che, apparivano a chi li osservava, di natura particolare. Bernardino era un gualano, e cioè addetto alla cura e al governo degli animali impiegati nei lavori di aratura dei campi, dunque, una persona semplice ma grande lavoratore. Quando non lavorava, dicono questi testimoni, Bernardino usava frequentare con assiduità le chiese del territorio di Laurenzana. Proprio in una di queste, Santa Maria dal Ciel Calata, sembra abbia avuto le prime estasi e lievitazioni. C’è testimonianza anche della sua capacità di essere in più posti contemporaneamente: anzi, fu proprio la bilocazione a far sì che il suo datore di lavoro, lo invitasse a lasciare il lavoro nei campi e a ritirarsi presso un convento che, allora, era in costruzione, quello di Santa Maria ad Nives, convento che andava a nascere vicino a una costruzione più antica che, almeno fino al 1488, era denominata San Nicola».
Lei con altri due giovani studiosi ha pubblicato l’ultimo studio sul religioso lucano. Tra l’altro con alcune nuove scoperte storiografiche.
«Questo volume da titolo Spritualità Arte Potere. Il beato Egidio da Laurenzana è stato scritto con i fondamentali contributi di Antonio Rubino, studioso di storia francescana, e Anna Maria Malatesta, storica dell’arte, e con la collaborazione di don Gaetano Corbo. La ricerca rientra in un progetto più vasto e importante che si sta portando avanti presso l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del CNR. Questo progetto sta indagando sui loca francescani lucani cercando di carpire l’origine del francescanesimo in Basilicata, la nascita di chiese e conventi. In particolare, in questo momento stiamo indagando sul fraticellismo del XIV secolo e la presenza dell’unico eretico, finora noto, di Basilicata, Angelo Clareno, che morì proprio in terra di Lucania, nel 1337. La storiografia su questo personaggio emblematico e poco compreso nel XIV secolo, negli ultimi anni, ha completamente rivoluzionato l’idea che si aveva su di lui. In Basilicata, molti frati seguirono Clareno e il suo esempio. Sono in preparazione altri due volumi, uno sui Minori e i Cappuccini di Pignola e l’altro sul fenomeno del fraticellismo».
Nel volume mi ha colpito lo stretto rapporto tra il culto e molte famiglie del notabilato lucano e meridionale . A partire dai Guevara . La connessione “potere e religione”
«Nel XV secolo, vi furono molte forme di alleanza e comunione tra il popolo e i baroni locali per l’erezione di nuovi conventi e queste ingerenze del potere temporale all’interno dell’Ordine, non sempre piacquero alla famiglia degli Osservanti. Ad esempio, proprio a Laurenzana, i frati negarono l’accesso al Commissario visitatore che fece minacciare la chiusura del neonato convento perché i frati erano disobbedienti. I frati furono difesi proprio da Raimondo degli Orsini allora signore di Laurenzana. Ma successe anche, e nella maggior parte dei casi, che fra l’Ordine e i signori locali vi fossero rapporti di assoluta collaborazione: a Potenza, fu il Conte Antonio de’ Guevara a fondare il nuovo convento di Santa Maria del Sepolcro, a restaurarne la chiesa e a costruire, proprio in questo complesso religioso, la toma di famiglia dei de’ Guevara che fu distrutta solo nel 1930 poiché nessuno se ne occupava e, nel famedio abbandonato, vi erano solo animali e poco decoro. I de’ Guevara, conobbero subito il beato Egidio e lo invitarono a costruire, insieme ai fraticelli potentini, il nuovo complesso di Santa Maria del Sepolcro. Proprio nell’orto di Santa Maria, videro il Beato di Laurenzana parlare con uccelli di razze non comuni in Basilicata, lo videro con la colomba sulla testa. Successivamente, richiamarono frate Egidio a Potenza affinchè guarisse da una malattia inguaribile, il rampollo di casa de’ Guevara, Carlo. Quando iniziò il primo processo di beatificazione del Beato, nel 1593, il conte Carlo era già morto ma fu inviata una preziosa testimonianza dalla famiglia de’Guevara che andava a spiegare tutti i prodigi ai quali gli antenati avevano assistito. Fu proprio questa potente famiglia a far conoscere il Beato Egidio in tutto il Regno. Note sono le cavalcate che notabili provenienti da ogni dove, facevano verso Laurenzana per avere grazie da questo beato umile e amatissimo»
Tra i capitoli mi ha colpito molto la storia del convento Santa Maria a Nives, dalla devoluzione murattiana a quella dei Savoia. Insomma questi “beni culturali” sono sempre stati bistrattati.
«Le soppressioni degli enti religiosi nella prima metà delXIX secolo hanno violentato e distrutto moltissimi conventi e monasteri, ovviamente, non solo francescani. A Potenza, ad esempio, il convento di San Luca e quello di Santa Maria del Sepolcro furono trasformati in forti militari, dopo le soppressioni e si smarrirono tele di grande valore e intere biblioteche. Lo stesso è avvenuto anche a Laurenzana. Il bellissimo convento di Santa Maria ad Nives fu abbandonato dai frati e anche il corpo del Beato Egidio venne spostato nella chiesa madre di Laurenzana, Addirittura, questo avvenne mentre era in corso il terzo processo di Beatificazione di Egidio e che portò, finalmente e giustamente, al riconoscimento della sua santità. Sicuramente oggi, una cosa del genere non accadrebbe mai ma i Beni Culturali materiali e immateriali continuano a subire altri tipi di violenze e, spesso, cattiva cura e attenzione, anche perché spesso affidati a piccoli comuni che non hanno personale qualificato e fondi per manutenerli»i
Arte e religione. Notevole lo studio sull’opera di Giovanni Todisco, il più grande pittore rinascimentale lucano e il suo rapporto artistico con la figura del beato. Anche qui altre novità e scoperte. Ce ne parli.
«Nel volume si dedica moltissimo spazio al corrituretto di Laurenzana affrescato da Giovanni Todisco tra il 1527 e il 1530. Giovanni ebbe modo di vedere il corpo del Beato e di dipingerlo nel chiostro del convento disegnando 5 miracoli conosciuti nelle 5 campate. Purtroppo, alla fine del 1600, si decise di rifare le volte del chiostro e questi affreschi furono distrutti per fare posto ad altri affreschi. Il Todisco tornò a dipingere a Laurenzana ma nella chiesa del convento nel 1561. Di tutto questo ciclo di affreschi, vi sono rimaste solo le scene del corrituretto. Trattasi di una Natività e di una cavalcata dei Magi di raffinata qualità con scene del vecchio testamento e la raffigurazione dei papi Onorio III e Gregorio IX che furono fondamentali per l’Ordine francescano. Per realizzare questo studio, abbiamo seguito l’intero percorso iconografico di Giovanni Todisco in tutte le località lucane dove ha lavorato realizzando una campagna fotografica di circa 9000 foto. I risultati d questa indagine saranno raccolti in un volume di prossima pubblicazione».
Ancora arte e iconografia. Sono tante le testimonianze tra ex voto,sculture e pitture. Addirittura anche oltre la Basilicata. Un beato “riscoperto”.
«La fama del Beato Egidio aveva subito valicato i confini regionali. Raffigurazioni pittoriche del beato di Laurenzana si trovano in alcuni conventi lucani ma anche in altri conventi francescani italiani. Sembra quasi che appena il suo corpo fu spostato da Santa Maria ad Nives alla chiesa madre e appena Egidio divenne Beato, la sua fama svanisce un poco alla volta. La recentissima riesumazione voluta da Monsignor Francesco Sirufo, arcivescovo di Acerenza, porterà ad avere nuove notizie sulla vita del Beato e se mai a confermare quello che i documenti ci riportano, ad esempio la data di nascita dal 1443 al 1454 e, dunque, che il Beato morì a 64 anni e non a 75 come ci riporta la tradizione a causa di un errore interpretativo. A capire se la morte è avvenuta per le scottature riportate dopo una feroce lotta con il demonio nella notte di Natale del 1517 e molto altro. E cioè quando la scienza risponde alle domande della storia. Basilicata, tante belle RISCOPERTE!»