LE RIFLESSIONI DI SARO ZAPPACOSTA SUL CENTROSINISTRA IN BASILICATA
di Saro Zappacosta Dopo le riflessioni sul centrodestra, eccomi oggi a trattare del centrosinistra e in particolar modo sul PD,
di Saro Zappacosta
Dopo le riflessioni sul centrodestra, eccomi oggi a trattare del centrosinistra e in particolar modo sul PD, sul quale, quanto mai atteso e auspicato, è stata scagliata una bomba deflagrante, voluta per vendetta e sete di giustizia dallo spirito della Storia, che in questa campagna elettorale ha deciso di farla da padrone. Obiettivo principale della vendetta della Storia, il Partito Democratico di Renzi, oggi e dei catto-comunisti, ieri.
La Storia offesa
Lo sanno tutti, anche le pietre dei fiumi lucani. Dieci anni fa la Storia con il suo sacro spirito fu offesa, travolta e calpestata, dalla sete di potere degli ex-comunisti e degli ex-democristiani, per ampliare la sfera del dominio politico anelata con feroce bramosia da chi, freneticamente desiderava di emergere per comandare e schiacciare gli avversari. Per dieci anni si è innalzato in cielo il grido di dolore di quanti non volevano la commissione tra ex-comunisti ed ex-democratici, tra i quali anche il sottoscritto.
E per dieci anni si è gridato contro gli inciuci tra gli ex-rossi e gli ex-bianchi che uniti in un unico partito – il Partito Democratico – avevano trovato la strada per sfruttare meglio il potere per fini personali, e lottare contro gli avversari oppositori sia interni che esterni al Partito, con una rappresentazione finale che ha visto famiglie contro, amici contro, enti ed uffici contro, con un risultato vergognoso: ottenere una società priva di morale, vuota, abbandonata a se stessa, perché il partito guida spinto in gran parte a vivacchiare per i propri interessi illegittimi, ha abbandonato il popolo a se stesso, miseramente, senza che questo potesse trovare la possibilità di vendicarsi, se non – unica – quella del voto.
La Storia giustiziera
E il marcio sarebbe durato fino a quanto la Storia non avesse preso in mano le redini del destino degli italiani e dei lucani in particolar modo, incapaci a sollevarsi con una rivoluzione, e improvvisamente la Storia ha pescato l’asso nella sua manica e lo ha incollato sulle pagine di tutti i giornali, in nome di chi, consapevole che solo una scissione tra ex-comunisti e ex-democristiani potesse ridare una nuova anima e fiato al PD. Di conseguenza questa benedetta Storia ha creato tutti i presupposti politici e storici per arrivare a questa benedetta scissione che ha partorito un partito anticomunista – il PD di Matteo Renzi – e un partito filocomunista che a livello nazionale è guidato da D’Alema, Bersani e Speranza. E così Matteo Renzi – sia pure tra tanti errori – è salito sull’altare della Storia ed ha ridato dignità a tutto il suo Partito. Suo grande merito, mettere i comunisti in un cantuccio come ha giustamente detto Silvio Berlusconi: il che è un fatto storico del quale tutti gli anticomunisti dovranno convincersene.
Effetti disastrosi
Caos decennale quindi, nel vecchio PD, un caos, naturalmente, di riflesso in questa campagna elettorale, nelle liste dei candidati, che hanno subìto gli effetti della scissione. Infatti gli elettori del PD nel Collegio Potenza-Lauria sono allo sbando.
Votando il simbolo del partito di Renzi, essi daranno automaticamente il proprio suffragio ad un uomo che sino a qualche tempo fa era il leader del centrodestra lucano, oltre che amico personale di Berlusconi.
Sto parlando di Guido Viceconte: l’uomo che dopo aver tradito l’ex Cavaliere si è ritrovato nelle file di Angelino Alfano, prima, e della ministra Beatrice Lorenzin, ora.
Com’è noto, la leader di “Civica Lorenzin” è riuscita ha strappare a Renzi alcuni collegi uninominali, considerati, sulla carta, “sicuri”. Uno di questi, quello di Potenza-Lauria.
Ora, dopo la spaccatura del centrosinistra e la candidatura di Roberto Speranza per “Liberi e Uguali” ma soprattutto a seguito della scesa in campo di Nicola Benedetto, nelle file del centrodestra e di Salvatore Caiata a capo della lista “5 stelle”, il collegio uninominale in questione è quanto mai in bilico. Anzi, alcuni bene informati danno in vantaggio proprio il presidente grillino della squadra del Potenza.
Del resto, il paradosso è quanto mai evidente. È come ha detto Roberto Speranza, parlando qualche giorno fa alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” su Radio Rai Uno, gli elettori del centrosinistra della provincia di Potenza, si troveranno fra le altre opzioni possibili, a scegliere se votare l’uomo che fino a qualche anno fa era il segretario di Forza Italia in Basilicata (Viceconte) o chi invece, come Speranza, ha guidato fino a non molto tempo fa il Partito Democratico lucano.
Un PD allo sbando, insomma. Sia per il “caso” Viceconte – che rischia di frenare anche la corsa dell’attuale sottosegretario Vito De Filippo, capolista DEM nella lista plurinominale della Camera – sia per l’ancor più sconcertante “caso” La Corazza, fatto fuori nella corsa al Parlamento proprio dall’alleato dell’ultima ora della “Civica Lorenzin”, Viceconte.
Voci di palazzo descrivono un Piero La Corazza a dir poco “disinteressato” delle vicende elettorali lucane. E non deve essere stato un caso se l’onorevole Vincenzo Folino di “Liberi e Uguali”, nell’aprire la propria campagna elettorale, abbia trovato il modo di mettere il coltello nella piaga, ricordando che Renzi ha preferito candidare Viceconte al posto del consigliere regionale DEM La Corazza (appunto) che più di altri si è battuto contro le trivelle.
Vendette in arrivo?
Renzi si è tolto un sassolino dalla scarpa nei confronti di La Corazza. Ma il giovane Piero, farà sicuramente altrettanto tanto in questa competizione elettorale, quanto in quella successiva di fine anno, in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale.
Chi può escludere infatti che La Corazza, accogliendo l’implicito invito rivoltogli dal “compagno” Folino (di cui è stato, e forse ancora è, amico del cuore) non accetti di mollare il PD per confluire nelle file di “Liberi e Uguali” e candidarsi alla guida della Regione contro l’eterno avversario Marcello Pittella?
Se così fosse, assisteremo a fine anno ad una sorta di rivincita rispetto alle Primarie del 2013, che come si sa, videro Marcello Pittella prevalere su La Corazza per pochi centinaia di voti.
Sarebbe una bella sfida, all’ultimo voto, nella quale non è da escludere un altro colpo di scena. Vale a dire, l’abbandono dal PD anche di un altro “calibro da 90”: quel Vito Santarsiero, ex Sindaco di Potenza, attuale consigliere regionale DEM, sempre più in rotta con l’asse Pittella-Margiotta-Polese, che guida il PD della Basilicata.
Come si vede, il voto del quattro marzo rischia di rompere gli argini di una “diga” – quella rappresentata dal cosiddetto partito-regione – che fino ad oggi è riuscita a contenere tutti i rivoli politici confluiti nel grande contenitore PD dopo la fusione a freddo tra cattolici democratici e gli ex-comunisti.
Il “giocattolo” rischia di rompersi. Questa volta per sempre, e se così sarà, ne vedremo sicuramente delle belle.
Il passato ritorna
Come i lettori avranno notato, in precedenza ho solo sfiorato il nome di Viceconte, leader discusso della “Civica Lorenzin”, partitino nella coalizione del centrosinistra. Riprendo a parlarne, ricordando un periodo storico che potrebbe ritornare: quello degli inciuci, tra futuri parlamentari del PD e quelli di Forza Italia. Un periodo drammatico che, lo ha ricordato bene Gianni Rosa sul “Roma” il primo febbraio, affermando: “… Fratelli d’Italia in Basilicata, è nato anche perché un gruppo di uomini liberi si è staccato dal PdL dopo la presa di coscienza che personaggi come Viceconte avrebbero condotto la Destra nelle braccia della Sinistra. E così è stato.”
Uomini liberi, è vero, ma anche giornalisti liberi, il disgusto per gli inciuci era forte, e personalmente, giornalisticamente contribuii alla scissione del PdL, con la nascita di “FdI”. Ho un timore: che gli inciuci possano ritornare.
Trattando della “Civica Lorenzin” mi corre l’obbligo – e il piacere – di ricordare che dalla società civile, la Lorenzin ha preso un candidato degno di particolare attenzione: l’ing. Rocco Continolo ex dirigente dell’Ufficio Tecnico della Provincia di Potenza.
Una nota di cronaca: nel centrosinistra corrono altri due partitini “Insieme” e “Più Europa”, seduti sulla sponda del fiume. Per quali cadaveri?
Saro Zappacosta