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Domenica Venturina l’ostetrica da Imola a Guardia Perticara negli anni ’70

Con la collaborazione di Massaro Gianfranco Agostino continuiamo a raccontare arte mestieri & professioni degli anni settanta nel Comune di

Con la collaborazione di Massaro Gianfranco Agostino continuiamo a raccontare arte mestieri & professioni degli anni settanta nel Comune di Guardia Perticara
GLI ANNI SETTANTA A GUARDIA PERTICARA
La la(e)vatrice (Signora Domenica Venturina) L’ostetrica.

 

 

 

Lunga vita alla “Lavatrice” potrebbe essere l’auspicio strillato di un padre di famiglia numerosa residente in alloggio popolare; un auspicio per allontanare l’orizzonte di altre rate di prestito al consumo per rinnovare l’elettrodomestico per antonomasia.

Invece per un Guardiese è l’augurio ad una Signora bella ancora oggi nel suo stato senile e signorile e nobile nel senso etimologico del termine.

La Lavatrice per noi non sarebbe altro che la Levatrice ovverosia la Signora Venturini Domenica, l’ostetrica arrivata a Guardia Perticara nel dopo guerra quando si avviarono le attività dei consultori e le vaccinazioni di massa.

Nel libro narrativo di Giuseppe Bufalari ce né traccia, lui che scese in Basilicata a preparare le popolazioni alla riforma agraria e scoprì un mondo caratterizzato da un ritardo storico inimmaginabile.

A “Lavatricj” non era altro che una collaboratrice sanitaria dei medici condotti che dovevano riportare ordine sanitario in un mondo ancora troppo vicino a quello narrato da Carlo Levi.

A “Lavatricj” era venuta a Guardia Perticara da Imola ed era ed è signora non nel fatto di genere ma nella nobiltà del termine ovvero una persona discreta e disponibile con tutti. Chi non ha un ricordo che non si lega alla Signora Dina.

Chi non ricorda il pentolino di alluminio tipo gavetta dentro il quale si bollivano siringhe ed aghi per iniettare medicinali per le cure di influenze, bronchiti ed altre malattie invernali?

Chi non ricorda la signora al fianco del medico condotto che, bisturi e siringhe alla mano, sottoponeva gli scolari alla vaccinazione (o vtranell)?

Io personalmente e, da quando mi risulta, anche per molti altri, associo la signora Dina all’odore dell’alcool, quello rosé che si usa per imbibire i batuffoli di cotone o per disinfettare le escoriazioni.

E le vaccinazioni per il colera?

Chi non se la ricorda la signora al fianco del Dottor Capasso quando c’era la fila fino alla Gaggia, la pianta che sa tutti i fatti di Guardia, dagli anni venti ad oggi.

Era l’estate che stava finendo dell’anno 1973 e si stava in fila in Piazza Vittorio Veneto (“U Pont”) per farsi vaccinare per via dell’epidemia di colera scoppiata a Napoli e che poi interessò le altre città di mare del meridione.

Piccola precisazione: fu attribuita la colpa alle cozze, il cibo dei poveri; i pescatori protestarono ma solo dopo qualche tempo si confermò si la colpa alle cozze ma non a quelle Italiane bensì ad una partita proveniente dalla Tunisia.

Vederla la “Lavatrice” mi ha sempre dato un senso di serenità e di affetto.

La signora, al contrario delle donne locali, fumava apertamente e ricordo bene la sua voce che oggi la potrei paragonare a quella di Mara Maionchi ma con una capigliatura alla Margareth Tacher.

La signora ancora oggi è un piacere vederla affacciarsi alla porta del locale che fu ambulatorio del medico condotto.

A “lavatricj” ha fatto nascere intere generazioni di Guardiesi ed ha donato la sua amicizia a tutte le persone che, per qualsiasi motivo, ponevano in lei fiducia.

È una di quelle persone che rappresentano i pilastri in piccoli paesi dell’entroterra Lucano.

Accento emiliano sempre vivo, linguaggio semplice e mai sopra le riga.

Siamo assuefatti alla sua assenza da Guardia per via della sua età e della necessità di stare con la sua famiglia a Salerno, ma aiuta il fatto di saperla tra noi ad ogni estate e ad ogni festa importante del paese.

Ecco perché lunga vita alla “Lavatrice”: perché sarà difficile un domani, si spera molto lontano, dover fare i conti anche senza questo altro pezzo di storia semplice ma importante di Guardia Perticara.

Domenico Leccese 

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