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IL SIOUX LUCANO PRONTO PER LA SFIDA MONDIALE IN GIAPPONE

di Leonardo Pisani Il campione mondiale è alla sua prima difesa del titolo, quello prestigioso della categoria dei medi Wba,

di Leonardo Pisani

Il campione mondiale è alla sua prima difesa del titolo, quello prestigioso della categoria dei medi Wba, la cintura che fu di Sumbu Kalambay, di Marvin Hagler, del nostro Vito Antofermo, di Monzon e Benvenuti e Griffith Una cintura che ha avuto tra i detentori il Ghota del pugilato. Blandamura volerà tra qualche giorno verso il Giappone, lo aspetta l’arena di Yokohama, 17mila posti che vanno verso il tutto esaurito. Questa volta ci sanno le televisioni nazionali e mondiali, sarà trasmesso su Espn2 e in diretta su Fox Sports HD, canale 204 di Sky.  I riflettori mondiali il 15 aprile ci saranno, Ryota Murata è un idolo nel Sol Levante, la boxe in Italia invece in declino, quella professionistica, quella che nel mondo è seguita. Non per il livello tecnico, perché ottimi pugili ce ne sono, ma ormai non è nei circuiti mediatici e le borse sono da fame. Un circolo vizioso, poca remunerazione, ed anche un campione internazionale non può dedicarsi a tempo pieno alla boxe. Blandamura ne è un esempio, di mestiere fa la guarda giurata, ha sempre lavorato, anche in Germania, gli allenamenti, però sono costanti ma i miracoli li fa solo la passione. L’hanno definito il match di una vita, a Emanuele gli ho detto non è così, perché è il coronamento di una carriera, anzi dei sacrifici di una vita. Il sioux lucano, le cose se le è sempre conquistate, mai nulla in regalo. Anzi è un’araba Fenice della boxe, a ogni caduta si è prontamente rialzato e anche più forte di prima. Per due volte battuto all’Europeo dai fortissimi Saunders e Soro, per due volte l’hanno definito finito. Ma il pugile originario di Ferrandina, invece con caparbietà lucana si è ripreso, ha voltato pagina e rincominciato con più ostinazione. Sfidante al titolo europeo contro Signani, la stampa specializzata lo dava sfavorito, alla sua vittoria ci cred

De Carolis e Blandamura

evamo in pochi, pochissimi. Prende una testata a metà match, lo conclude vincendo con largo margine. Contro Goddi, di nuovo i dubbi dei tanti. Blandamura vince. E’ il pugile delle sorprese e della “cavalleria”, mai una parola di troppo, mai un’offesa a nessuno, sempre elogi sinceri agli avversari. Murata è favoritissimo, inutile negarlo, giovane, alto, tecnico, fa male sia con il sinistro, sia con il destro. La Yokohama sarà una bolgia a suo favore. Il sioux lo sa, ma ci andrà preparato, come al solito. Molto allenamento anaerobico, dovrà mantenere un ritmo intenso per contrastare Murata. Si sta allenando da tempo, riusciamo a sentirci al cellulare, di più su whatshapps tra una pausa e l’altra. Molto sparring, qui in Italia può, fa i guanti con l’ottimo Orlando Fiordigiglio, il potente Andrea Di Luisa, l’emergente Yuri Lupparelli e lui l’immancabile già campione mondiale Supermedi Wba Giovanni De Carolis, che presto sarà ospite a Irsina per uno stage e una giornata di solidarietà e beneficenza. Poi quando volerà in Giappone, niente sparring, ebbene sì costano e la boxe italiana non ha i fondi, quella dilettantistica di stato sì. Il sioux si allenerà certo, ma in palestra, senza sparring, molto esercizio fisico e soprattutto molto allenamento mentale. Qualunque sarà il verdetto, qualunque sarà l’esito, Blandamura ce la metterà tutta, come ha sempre fatto e non esagero sin da piccolo. Nato per caso a Udine, cresciuto dai nonni a Roma, dove ha respirato l’aria di Cerignola di nonno Felice e la Ferrandina di nonna Isabella. Bambino intelligente ma vivace, anzi mi dice «facevo danni, ero una peste». Attiva ala boxe per caso, la prima volta fu cacciato dal maestro Fiermonte perche entrò con orecchino e sigaretta in palestra, ci ritorna a chiedere scusa e inizia la storia di Blandamura boxer. Scuola, lavoro e boxe, boxe, scuola e lavoro. Diventa un ottimo dilettante, entra nel circuito della nazionale, poi va a lavorare in Germania, boxa anche lì’, ma si stava perdendo. Ritorna in Italia, un secondo posto ai campionati italiani, poi il professionismo. E ora il mondiale dei medi, in Giappone. Sioux Blandamura è stato sempre seguito dal popolo della boxe italiana, meno di quello che meritava, perché non ama mettersi in mostra. Chi lo consoce apprezza la sua umanità, ma il clima è cambiato il pugile di origine lucana ora è seguitissimo, l’affetto dei fan vecchi e nuovi è immenso. La boxe è così, alla fine agli amanti della noble art piacciono le sfide impossibili e Blandamura ci ha abituati a questo. Quel titolo Wba manca in Italia dai tempi di Sumbu Kalambay, dal 1988: sono passati trenta anni.

CHI E’ RYOTA MURATA

In Giappone è un divo, e lui sa di esserlo, si muove come un attore del cinema, elegante, sa di piacere. Del resto è un campione di boxe, ma ha anche buoni studi alle spalle da universitario. Sa di essere amato dai tifosi nipponici, da dilettante ha portato l’oro olimpico in Giappone, dopo 48 anni dalle Olimpiadi di Tokyo dalla vittoria di Takao Sakurai nei gallo.  Ma Murata lo porta nei medi, i giapponesi hanno avuto sempre ottimi boxer, anche grandi campioni ma nelle categorie inferiori, tranne qualche meteora come Shinji Takehara, mondiale medi Wba nel 1995 oppure nei superwelter il buon Masashi Kudo e un vero campione negli anni 70 come Koichi Wajima, tre volte mondiale, la prima contro il nostro Carmelo Bossi, poi vincitore di altri due italiani: Domenico Tiberia e Silvano Bertini. Giappone ostico per gli italiani; Lopopolo ci lasciò il mondiale superleggeri travolto dalla furia Takeshi Fuji, Bossi lasciò il titolo a Koichi Wajima. L’avversario è duro, forte, determinato. L’ha dimostrato da dilettante, inizia a boxare all’università di Tokio, parte bene ma dopo alcune sconfitte lascia il pugilato. Si arruola nella Jieita, in italiano Forze di autodifesa giapponesi, Insomma l’insieme delle forze armate del Giappone, create dopo la fine della seconda guerra mondiale. Le forze armate giapponesi, dal secondo conflitto mondiale, non possono prendere parte in conflitti armati, ma hanno partecipato ad alcune operazioni internazionali di mantenimento della pace. Una missione in Thailandia e Murata vede alcuni incontro di thay boxe e boxe, ritorna l’antica fiamma. Trova lavoro all’università di Tokio e combatte, un terzo posto ai campionati asiatici (Ho Chi Minh 2005) e poi due mondiali, dove non si qualifica al podio (Mianyang 2005, Chicago 2007). Ma arrivano i successi, argento nei mondiali di Baku del 2011 e poi la straordinaria vittoria ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Finisce la carriera in canottiera con il record di 119-19-0, 89 ko, la potenza c’è. Diventa un idolo, passa nei professionisti nel 2013. Arrivano subito gli sponsor, è altro 183 cm, longilineo nei suoi 72 kg, sempre in tv, arrivano anche le pubblicità. Ancora prima di vincere un titolo. In Giappone firma per la Teiken Promotion, potente organizzazione guidata da Tsuyoshi Hamada, ex iridato superleggeri Wbc, quando nel 1986 tra la sorpresa generale mise ko alla prima ripresa il messicano Rene Arredondo, mentre lo sponsor è la Dentsu, quinta agenzia pubblicitaria a livello mondiale. Poi si aggiunge un contratto con la Top Rank di Bob Arum. Insomma Murata è nel business mondiale della boxe e oltre la boxe. Il suo record è di 14 incontri con 10 vittorie prima del limite, una sola sconfitta, vista solamente dalla giuria, da parte di Hassan N’Dam N’Jikam al primo assalto del mondiale. Sconfitta riscattata da una vittoria prima del limite alla settima ripresa.

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