UN CASO ALLA VOLTA con la Dott.ssa URSULA FRANCO : scomparsa di Maria Angela Corradin detta Carmen
Analisi degli stralci di interviste relative alla scomparsa di Maria Angela Corradin detta Carmen Mariangela Corradin detta Carmen è scomparsa
Analisi degli stralci di interviste relative alla scomparsa di Maria Angela Corradin detta Carmen
Mariangela Corradin detta Carmen è scomparsa venerdì 11 agosto 1995 dalla sua abitazione di via Beato Angelico, Torino
All’epoca dei fatti, suo marito Pasquale Caterisano ha rilasciato un’intervista a Chi l’ha visto? con la fattiva collaborazione della Dott.ssa URSULA FRANCO analizziamo stralci di interviste:
Pasquale Caterisano: “Abbiamo pranzato… insieme e poi siamo andati a riposare aaah verso le 4, 4 e un quarto circa, esattamente adesso no… non ricordo, è arrivata una telefonata di un mio zio della Calabria, giù, da zio Alfredo e dove lì eee appunto eee c’è stato un po’ di litigio e lei ha detto, dice: “Basta o la fate finita voi o la faccio finita io”.
Pasquale Caterisano mente quando afferma di aver ricevuto una telefonata dallo zio Alfredo venerdì 11 agosto, lo zio chiamò a casa Corradin nella serata di giovedì 10 agosto 1995 e in precedenza chiamò la Corradin mentre il Caterisano si trovava ancora in Calabria.
Ecco cosa lo zio Alfredo, all’epoca dei fatti, disse agli inquirenti:
Stralcio del verbale dello zio Alfredo
Nel verbale di sommarie informazioni testimoniali dello zio Alfredo si legge: “(…) telefonata mio nipote non era presente, la quale mi riferiva che di tornare insieme al Caterisano Pasquale, in quanto non era la prima volta che la tradiva, io dopo qualche consiglio dato per il bene del loro figlio Andrea ho chiuso e ho riferito la comunicazione a mio nipote. Durante la conversazione avuta con mio nipote ho consigliato allo stesso di andare personalmente a Torino e cercare di chiarire di persona la situazione con la Corradin Maria Angela. Cosa che mio nipote ha fatto, infatti all’indomani della conversazione, ho notato che lo stesso era partito. La sera del giorno della partenza di mio nipote ho telefonato a Torino a casa di Corradin Maria Angela e mi ha risposto il figlio cioè Andrea il quale mi riferiva che i genitori si trovavano in camera da letto, io appreso tale notizia credevo che la situazione si era risolta, ho chiesto ad Andrea di farmi parlare con il padre il quale mi riferiva di essere stanco e mi passava la Corradin la quale, durante la conversazione mi riferiva che la situazione non era per nulla sistemata in quanto lei di Caterisano Pasquale non ne voleva più sapere, dopo questa affermazione ho formulato un invitato alla Corradin, ogni qualvolta avesse bisogno di aiuto di rivolgersi pure a me ed alla mia famiglia in quanto la consideravo meglio di una nipote ed ho chiuso la conversazione. Dopo qualche giorno dall’ultima conversazione avuta, mi (…)”.
Quindi sono due le telefonate che lo zio Alfredo fece a casa Corradin prima della scomparsa della donna
Alfredo telefonò una prima volta alla Corradin mentre Pasquale Caterisano si trovava ancora in Calabria e, dopo aver parlato con Maria Angela, invitò il nipote Pasquale ad andare a Torino per parlare con la Corradin;
Alfredo chiamò nuovamente a casa della Corradin nella serata del giorno della partenza di Pasquale e Andrea Caterisano, ovvero il 10 agosto 1995, e parlò sia con Andrea che con Pasquale Caterisano, sia con Maria Angela Corradin;
Lo zio Alfredo non ha riferito di aver chiamato la Corradin nel pomeriggio del giorno della sua scomparsa.
Nel verbale datato 25 agosto 1995 e firmato da Pasquale Caterisano si legge che Pasquale ed Andrea Caterisano arrivarono a Torino giovedì 10 agosto 1995, il giorno prima della scomparsa della Corradin: “Il giorno 10 giungevo a Torino a bordo del furgone Fiat Ducato di mia proprietà in compagnia di mio figlio Caterisano Andrea. Mi recavo al mio domicilio in via Bruno Angelico 9, ove risiede la mia convivente Corradin Mariangela. Avevo intenzione di riconciliarmi con lei. Lo scopo era protrarre la convivenza che durava da quindici anni. Ma Corradin Mariangela rispondeva di non voler più convivere con me: “Questa storia deve finire se no la faccio finita io…”. Preciso che a tutti i fatti ha assistito anche mio figlio, in quanto quel giorno non ci siamo mai separati…”.
Da notare che quando Pasquale Caterisano dice “Preciso che a tutti i fatti ha assistito anche mio figlio, quel giorno non ci siamo mai separati” dice il vero ma si riferisce a giovedì 10 agosto 1995 e non a venerdì 11 agosto 1995, giorno della scomparsa della Corradin. Il fatto che il Caterisano senta la necessità di precisare che “quel giorno” non si separano mai, ci permette di ipotizzare che lo faccia perché sta paragonando il giorno 10 agosto con un altro giorno in cui lui e suo figlio invece si separarono, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di aggiungere “quel giorno” ma avrebbe potuto semplicemente dire “Preciso che a tutti i fatti ha assistito anche mio figlio, in quanto non ci siamo mai separati…”.
Evidentemente non è difficile inferire che sta paragonando il giorno 10 agosto al giorno successivo, giorno della scomparsa della Corradin.
Giornalista: Cioé non voleva più che qualcuno insistesse?
Pasquale Caterisano: “Insistesse, cioè al risanamento della nostra storia e bon, allora, nel frattempo è arrivato Andrea ha detto: Pa’ andiamo all’aeroporto?, E io ho detto: “Aspetta un momento”, e Carmen mi ha risposto e mi ha detto: “Perché- dice- cosa deve andare a fare in aeroporto?”, Ho detto: “No, perché il ragazzo va giù in Calabria, lo mandiamo giù”, e lei mi fa: “Mentre che ci sei, pagagli anche il taxi”, ci ha detto sarcasticamente e io ho detto: “Vabbè, vabbè”, visto che la cosa si stava di nuovo a bisticciare, ho detto: “Vabbè, Andrea andiamo, lascia perdere”, e ci siamo andati via e l’abbiamo lasciata a casa”.
Pasquale Caterisano mente quando dice che Andrea, l’11 agosto, sarebbe “arrivato” mentre lui e la Corradin stavano discutendo dopo aver ricevuto la telefonata dello zio Alfredo, la telefonata era infatti intercorsa tra loro e lo zio la sera prima come testimoniato dallo zio Alfredo.
Questa risposta di Pasquale Caterisano è fondamentale per ricostruire gli eventi di quel giorno in quanto è proprio il Caterisano a dirci che, venerdì 11 agosto 1995, dopo pranzo, il giovane Andrea uscì di casa per poi rientrare “nel frattempo è arrivato Andrea ha detto: Pa’ andiamo all’aeroporto?”, pertanto lui e la Corradin rimasero soli per un certo lasso di tempo.
Pasquale Caterisano: “(…) non so dov’è, niente, noi abbiamo fatto un giro per vedere se la trovavo, non l’abbiamo trovata e così si… niente siamo andati… poi a mangiare una pizza e niente e poi dico: “B…”, abbiamo girato ancora, dico: “Basta, mi son rotto le scatole”, proprio ho detto la frase così a lu… rivolgendomi a lui, dico: “Sai cos… facciamo visto che fa caldo!? Andiamo a dormire su- dico- in una pensione”- dico: “Tu cosa ne pensi?”- ho detto a lui, ah mi fa lui: “Sì, sì”, mi ha detto”.
Il 6 maggio 2007, Andrea Caterisano ha riferito in un’intervista al giornalista di La Repubblica, Niccolò Zancan che nella villetta di via Beato Angelico c’era il condizionatore d’aria in camera da letto, pertanto il motivo per il quale Pasquale Caterisano passò la notte lontano da casa è un altro.
Niccolò Zancan: Ricorda dove avete dormito quella notte?
Andrea Caterisano: In un piccolo albergo di Pino Torinese. Mi è rimasta impressa l’ immagine di una strada in salita e poco altro. Ma proprio questa è una scelta che mi tormenta. Perché mio padre mi ha portato a dormire lì? Non eravamo mai andati in albergo prima. Avremmo potuto tranquillamente dormire a casa. E la scusa del caldo non regge: proprio mio padre aveva installato il condizionatore d’aria in camera da letto.
Niccolò Zancan: Allora perché?
Andrea Caterisano: Non lo so, sinceramente. Per questo chiedo aiuto agli investigatori. Vorrei che mi aiutassero a capire.
Ma torniamo a quel venerdì 11 agosto 1995, il figlio maggiore della Corradin, Paolo Paolucci, si recò a casa di sua madre verso le 19.30, non trovò nessuno e notò che l’auto della Corradin non si trovava parcheggiata nel giardino della villetta ma sulla strada.
Sarebbe interessante sapere quali fossero le abitudini della Corradin in merito, difficile pensare che, avendo uno spazio a disposizione per parcheggiare l’auto in giardino, la Corradin la lasciasse sulla strada ma, in ogni caso, è chiaro che chi uccise la Corradin quel pomeriggio entrò in giardino con il proprio automezzo e vi caricò il cadavere della donna e che solo chi avesse avuto accesso alle chiavi del cancello o ne possedesse personalmente una copia avrebbe potuto aprirlo per poi eventualmente estrarre l’auto della Corradin, entrare con un mezzo di trasporto, caricare il cadavere della donna e poi chiudere di nuovo il cancello.
Peraltro, chi uccise la Corradin non solo possedeva le chiavi del cancello che conduceva in giardino perché lo apri e lo richiuse, ma anche quelle di casa, lo si evince dal fatto che chiuse la porta di casa Corradin con 4 mandate prima di allontanarsi.
La Corradin non uscì di casa con le sue gambe quel pomeriggio, una vicina la vide raccogliere i panni stesi intorno alle 14.00, al ritorno a casa dei suoi familiari, il ferro da stiro era acceso e sia la sua borsa che la sua protesi dentaria furono ritrovate in casa, evidentemente la Corradin si era tolta la protesi dopo pranzo, per lavarla e non se l’era rimessa perché decisa a rimanere in casa.
Anche l’orologio della Corradin è stato ritrovato in casa, rotto e fermo sulle 15.31, un orario compatibile con una eventuale colluttazione che precedette l’omicidio, omicidio che avvenne mentre la Corradin era intenta a stirare.
Paolo Paolucci ha riferito ad un giornalista di Chi l’ha visto? un dettaglio importante relativo al giorno della scomparsa di sua madre che ci aiuta a comprendere il perché Pasquale Caterisano condusse il figlio Andrea lontano da casa quella sera, per un aperitivo, una pizza e lo costrinse a dormire in albergo:
Paolo Paolucci: “Ad un certo punto mi sento suonare il clacson del furgone del del signor Pasquale, mi affaccio, era in furgone con Andrea che mi viene detto: E’ ritornata mamma? E’ arrivata mamma? Gli faccio: “No perché è con te?, Non è con te?”. Lui fa: “No, non c’è, sono andato in Aeroporto per vedere gli aerei, gli orari degli aerei e tua madre non c’era, continuo a cercarla”, e se ne va”.
Pasquale Caterisano, nonostante la situazione fosse drammatica, mostrò di aver fretta di andarsene, infatti scambiò solo poche parole con il figlio della Corradin, Paolo Paolucci, nonostante il ragazzo fosse disperato, ma soprattutto il Caterisano non scese dal furgone, non lo abbandonò neanche per un attimo.
Il comportamento del Caterisano in questa occasione e il fatto che la notte della scomparsa della Corradin si sia allontanato da casa con il proprio furgone per andare a dormire con il figlio Andrea in un albergo, ci permettono di inferire che Pasquale Caterisano temesse che Paolo Paolucci gli chiedessi di aprire il furgone Fiat Ducato di sua proprietà, furgone con cui tornò repentinamente in Calabria nel pomeriggio del giorno seguente, sabato 12 agosto 1995, dopo aver denunciato alle forze dell’ordine la scomparsa di sua moglie Mariangela Corradin detta Carmen.
Domenico Leccese