OMICIDIO DI GIUSEPPE BALBONI: UNA 1ª ANALISI DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO
Le Cronache Lucane ha sentito in merito la criminologa Ursula Franco
Giuseppe Balboni, 16 anni, era scomparso da casa lo scorso 17 settembre, dopo 8 giorni il suo corpo è stato trovato in un pozzo a Tiola di Castello di Serravalle.
Giuseppe Balboni era nato in Ungheria e viveva con il fratello Raimondo ed i genitori adottivi a Zocca, nel Modenese, lunedì 17 settembre doveva essere il suo primo giorno di scuola ma il giovane, prima di recarsi all’istituto tecnico, è andato da un amico che l’ha ucciso, sparandogli con la pistola del proprio padre.
Le Cronache Lucane ha sentito in merito la criminologa Ursula Franco.
Dottoressa Franco cosa c’è dietro l’omicidio di Giuseppe, un ragazzino di 16 anni, ad opera di un coetaneo?
Ci sono i cattivi maestri, gli idoli di questi ragazzini sono i divi di Instagram e della televisione spazzatura, fenomeni da baraccone, soggetti con vite segnate soprattutto da gravi disturbi di personalità.
Dottoressa Franco è credibile l’autore dell’omicidio quando dice: “Sono stato io, lui ce l’aveva con me, ho avuto paura e ho preso la pistola”?
Ritengo di sì. Giuseppe è stato descritto dagli amici come “un tipo risoluto” che “aveva un carattere particolare”, come “uno che non si faceva pestare i piedi”, “quello che le dà, non quello che le prende”, quello “dalla parte dei forti” ed è lui che si è recato a casa dell’amico.
Che cosa pensa di ciò che, all’indomani del ritrovamento del cadavere di Giuseppe, ha scritto la fidanzatina su Instagram?
Penso che i sentimenti veri siano quelli che ci teniamo dentro. La fidanzatina è un’immatura che cerca visibilità, il suo è semplicemente desiderio di protagonismo. Apprezzo invece certi frasi degli amici di Giuseppe quali:
“Glielo dicevamo che erano pericolosi, tutti lo sapevano qui che facevano girare droga. Erano strani ma noi siamo ragazzi col cervello e glielo dicevamo a Giuseppe. Lo abbiamo messo in guardia ma non abbastanza” o “Giuseppe e il fratello sono buoni; ma alla fine abbiamo preferito prendere le distanze da lui e frequentare solo il fratellino perché anche Giuseppe era strano negli ultimi tempi. Non volevamo guai, ma abbiamo continuato a dirglielo di lasciarli perdere. Quando hanno trovato il motorino, abbiamo capito che c’entrava qualcosa: dovevano incontrarsi per la colazione la mattina della scomparsa”.
La fidanzatina di Giuseppe ha scritto: “Ti hanno ucciso per niente. Non ti conoscevano, ma si sono permessi di toglierti la vita senza neanche sapere che tu amavi, senza sapere che tu avevi un cuore, senza sapere che tu avevi una mamma, senza sapere che tu avevi un papà, senza sapere che avevi un fratello, senza sapere che avevi una ragazza e che ci volevi costruire una famiglia e una vita insieme. Io ti amo e per me rimarrai sempre il mio ragazzo. Volevo chiederti una cosa fra degli anni. So che dovrebbe essere il contrario, ma volevo chiederti di sposarmi, di avere una famiglia, ma non posso più (…)”, che cosa si può inferire dal contenuto?
Si possono fare ipotesi sui tratti personologici di Giuseppe; quando la ragazza scrive “senza neanche sapere che tu amavi, senza sapere che tu avevi un cuore” involontariamente ci descrive un ragazzo con un disturbo della sfera affettiva, un disturbo compatibile con il suo passato di sofferenze, Giuseppe era stato infatti adottato da grande, a circa 9 anni. Anche ciò che ha riferito un suo amico ai giornalisti ci aiuta a delineare la sua personalità: ”Non aveva paura di niente, lui, affrontava tutto”.
Dottoressa Franco, le viene in mente un omicidio che abbia tratti in comune con questo?
Sì, quello di Noemi Durini, anche in questo caso i disturbi di personalità dei due giovani protagonisti hanno segnato le loro vite.
Domenico Leccese