PROIEZIONE DEL FILM “L’AFFIDO” DI XAVIER LEGRAND 11 OTTOBRE 2018 CINE TEATRO DON BOSCO – POTENZA
Questo film, mettendo al centro il minore e adottandone il punto di vista, illustra efficacemente la complessità della violenza domestica e di quella assistita
Giovedì 11 Ottobre ore 20. CineTeatro Don Bosco. Proiezione del film L’Affido di Xavier Legrand
#fermiamoPillon #10novembre #100piazzeinItalia
IVANA PIPPONZI: Abbiamo scelto di promuovere nella nostra città il film L’Affido di Xavier Legrand, Leone d’ argento per la miglior regia all’ultima Mostra di Venezia, perchè riteniamo di essere in piena emergenza per la salvaguardia dei diritti di ognuno di noi e in particolare dei minori e delle donne.
Andiamo con ordine.
Il film racconta la storia di Myriam e Antoine che si stanno separando, anche a causa delle violenze sia psicologiche che fisiche di lui. Lei ha con sé i due figli, il piccolo Julien di 11 anni e la quasi maggiorenne Josephine. Myriam chiede l’affido esclusivo di Jiulien, ma la giudice a cui è affidato il caso, decide, nonostante le violenze e la ferma opposizione del bambino, per l’affido congiunto. E da quel momento il padre lo userà per controllare ossessivamente Myriam in un crescendo di tensione….
Questo film, mettendo al centro il minore e adottandone il punto di vista, illustra efficacemente la complessità della violenza domestica e di quella assistita. Legrand per realizzare il film ha fatto un lungo lavoro di ricerca, seguendo l’attività di un giudice, intervistando avvocati, poliziotti, operatori e partecipando a gruppi di terapia per uomini violenti.
Il risultato è una storia che somiglia molto alle tante che ascoltiamo al Centro Antiviolnza, il cui perno, in sede di affidamento del minore, è spesso la domanda: Un marito violento è anche un cattivo padre? Noi rispondiamo di sì, ma nelle aule di tribunale, qui nel film un tribunale francese, ma di frequente anche nelle nostre, a questa domanda viene risposto che un padre è sempre un buon padre, anche negando l’evidenza, sulla base di CTU ( consulenza tecniche d’ufficio) che spesso continuano a parlare di conflitto tra i coniugi e non di violenza.
Ai primi di settembre è stato presentato ufficialmente il D.d.L n. 735: Disegno di legge in materia di affido condiviso, mantenimento diretto, e garanzia di bigenitorialità, il cosidetto D.d.L. Pillon, dal nome del suo primo firmatario, avvocato e mediatore familiare, ora in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato. Il DDL Pillon, una vera e propria riforma del diritto di famiglia, parte da quella stessa linea di pensiero: Il padre anche se violento verso la madre e verso i figli è sempre il padre e deve avere in seguito alla separazione, gli stessi diritti della madre.
Per l’Istat, n un anno sono circa 70.000 le separazioni e 66.000 sono i minori coinvolti, tra questi 12.000 hanno tra 0 e 5 anni. Inoltre 51% delle donne separate ha subito violenza dal partner.
A partire dal 2006 esiste in Italia l’affido condiviso, i coniugi separati devono affrontare insieme le questioni fondamentali della vita dei figli, chi ha maggior reddito deve sostenere l’altro/a e il minore continuerà a vivere nella casa coniugale insieme al genitore affidatario, nella maggior parte dei casi la madre, tenendo anche conto dell’età e delle esigenze del minore. Attualmente nel 71% dei casi viene dato un assegno di mantenimento al coniuge economicamente più debole, di solito la madre, in media di 477 Euro.
Ma il D.d. L Pillon vuole cambiare tutto questo in nome di una “bigenitorialità perfetta” proponendo una ricetta basata su un’idea di parità semplificata delle responsabilità genitoriali, con la divisione esattamente a metà di tutto: tempo, spese, attività.
Innanzi tutto il benessere del minore passa in secondo piano, non avrà più una sua casa, un suo punto di riferimento, ma passerà alternativamente, come un pacco postale, senza considerare la sua età, sia neonato che adolescente, dalla casa del padre a quella della madre per minimo 12 giorni ciascuno, comprese le notti. I bambini avranno quindi 2 domicili, il coniuge che rimarrà nella casa dell’altro dovrà pagargli l’affitto a prezzo di mercato.
L’ assegno di mantenimento verrà abolito a favore del mantenimento diretto, cioè ognuno dei due coniugi, attraverso un Piano Genitoriale, provvederà alle esigenze del figlio nel periodo che l’avrà con sé, con la conseguenza che un bambino starà meglio con un genitore e peggio con l’altro. Peggio sicuramente con la madre.
Tra le donne separate nel 2015, il 40% non lavora, e il restante 60% sono in maggioranza o precarie o operaie, senza tener conto del fatto che in molti casi è proprio il coniuge violento che spinge la donna a non lavorare.
Inoltre per potersi separare i due coniugi si dovranno sottoporre, a proprie spese, tranne il primo colloquio, a una mediazione familiare, che, come sappiamo, la Convenzione di Istanbul proibisce categoricamente in caso di violenza.
Cosa che riteniamo ancora più grave è l’ufficializzazione del concetto di “alienazione parentale”: nel caso in cui il bambino si rifiutasse di vedere il padre, la responsabilità sarebbe della madre, anche in assenza di elementi oggettivi. Tenendo conto che nelle coppie con figli dove la madre subisce violenza dal partner, il 64% dei bambini assiste alla violenza, è normale, quindi, che un bambino si possa rifiutare di incontrare il padre. Ma sia la violenza sulla donna (che, secondo Pillon. deve essere dimostrata fino al terzo grado di giudizio) sia la conseguente violenza assistita da parte del minore, non viene presa in considerazione in questo DDL, con la conseguenza che se il minore continuasse a rifiutarsi di stare con il padre, per lui si aprirebbero le porte di una casa famiglia fino a quando non avrà cambiato idea.
Ci fermiamo qui. Questi sono comunque i punti salienti di un D.d.L. di impostazione patriarcale, che vuole eliminare diritti civili conquistati negli ultimi 60 anni, nei quali è evidente la non considerazione delle esigenze del minore, l’intento punitivo nei confronti delle donne che denunciano la violenza degli uomini, e soprattutto vuole rendere il più difficile possibile la stessa separazione, costringendo le donne, per il bene dei figli, a rimanere in relazione violente.
L’affidamento inteso come spartizione “paritetica” dei minori di fatto appare funzionale a ripristinare una genitorialità intesa come esercizio di potere e controllo maschili sulla dimensione familiare e sulle ex mogli o conviventi, al prezzo di rendere la vita dei minori un vero e proprio inferno.
Per tutti questi motivi, l’associazione nazionale D.i.Re (Donne in rete contro la violenza, che raggruppa 80 associazioni di donne impegnate da anni contro la violenza, tra cui il Telefono Donna) attraverso una petizione che sta sfiorando le 80.000 firme, ( qui il link della petizione: https://chn.ge/2NUtcq6 ) chiede il ritiro in toto di questo Ddl ritenuto immodificabile proprio per l’ideologia sottesa.
Inoltre D.i.Re, attraverso la rete dei centri antiviolenza aderenti, si fa promotrice di una mobilitazione sui territori per il 10 Novembre.
Vi daremo al più presto notizie precise sull’evento di sensibilizzazione che stiamo organizzando qui a Potenza al quale vi invitiamo ad aderire.
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