PARCO APPENNINO LUCANO: NESSUNO CONTROLLAVA
Il ministero dell’Ambiente non risparmia neanche il Consiglio direttivo
La risposta al come è stato possibile che al Parco dell’Appennino lucano abbiano compiuto un disastro amministrativo tale che il ministro dell’Ambiente Costa ha avviato la procedura dell’azzeramento totale risiede nel fatto che i controllori non controllavano. “Chiudendo un occhio” sull’operato del direttore Vincenzo Fogliano e del presidente Vittorio Triunfo. Nonostante la presenza di numerose anomalie amministrative al Parco, il Consiglio Direttivo «non solo – ha scritto il ministero – non ha esercitato le attribuzioni istituzionali di “impartire al Direttore le direttive generali per l’azione amministrativa e la gestione”, ma non risulta aver mai espresso valutazioni negative rispetto all’operato del Direttore pur a fronte delle molteplici illegittimità»
Troppe le criticità rilevate e troppo gravi. Gli attuali vertici del Parco non hanno «dimostrato – viene riportato a chiare lettere nella missiva – di possedere un’autonoma capacità di operare in maniera legittima -, tanto dimostra la oggettiva incapacità di assicurare, spontaneamente, una sana e regolare condotta amministrativa».
Il ministero ha messo nel mirino anche gli appalti. Come quello assurdo dell’esternalizzazione di «carattere eccezionale e temporanea» del servizio bilancio che però durava da ben sei anni: dal 2012. Per di più vinto dall’unico partecipante con un ribasso forse unico in Italia: 50 euro
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