ACCOLTO IL RICORSO DI MARCELLO PITTELLA IN CASSAZIONE : I PRIMI COMMENTI
Divieto di dimora che quindi permane insieme alla sospensione dalla carica di Governatore per effetto della legge Severino, in attesa della nuova pronuncia del Riesame, sulla base anche delle indicazioni che i giudici di piazza Cavour illustreranno con il deposito della sentenza che, di norma, avviene entro un mese.
La quinta sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, difeso dagli avvocati Cimadomo e Coppi, contro l’ordinanza del Riesame di Potenza che aveva confermato nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana condotta dalla procura di Matera.
Con il suo ricorso, Pittella – sospeso dall’incarico di Governatore per effetto della legge Severino – contestava la sussistenza di indizi di colpevolezza e di esigenze cautelari a suo carico: gli arresti domiciliari sono gia’ stati revocati dal gip il 24 settembre 2018 e ora è sottoposto alla misura del divieto di dimora a Potenza.
Divieto di dimora che quindi permane insieme alla sospensione dalla carica di Governatore per effetto della legge Severino, in attesa della nuova pronuncia del Riesame, sulla base anche delle indicazioni che i giudici di piazza Cavour illustreranno con il deposito della sentenza che, di norma, avviene entro un mese.
La procura generale della Cassazione, nell’udienza a porte chiuse di questa mattina a cui hanno partecipato il professor Franco Coppi e l’avvocato Donatello Cimadomo, difensori di Pittella, aveva invece sollecitato il rigetto del ricorso.
Adesso il gladiatore tornerà o no in pista? Anche perchè per il momento non è ancora libero in attesa del nuovo Riesame
Su tutte le possibili ripercussioni che questa incredibile vicenda giudiziaria potrebbe avere vi rimandiamo al Roma in edicola tra poche ore
IL COMMENTO A CALDO DI UNA “VOLPE” della POLITICA come ROCCO ROSA :
“Il giorno più lungo di Marcello Pittella si è concluso intorno alle 22, quando la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai legali del Governatore della Basilicata, annullando l’ordinanza del Riesame e imponendo allo stesso Tribunale di rivedere il tutto.
Detto in soldoni le misure cautelari erano eccessive e quindi vanno rivalutate.
Niente che possa riguardare il merito delle contestazioni, per le quali dovrà rispondere in un tribunale, ma molto che riguarda il clima affatto imparziale nel quale la vicenda è stata gestita (…. oltre ogni ragionevole dubbio, si potrebbe aggiungere).
Per chi non è garantista a giorni alterni, questa decisione della Cassazione, la cui motivazione sarà interessante analizzare, è importante non solo perché restituisce l’agire politico ad un Governatore, consentendo all’ interessato di rivolgersi, se lo ritiene, al popolo sovrano per un giudizio sul suo operato, ma è importante perché serve ad inquadrare al microscopio una ipotetica riserva mentale di qualche magistrato nella propria azione di giustizia, più portata verso la cancellazione politica di una persona che verso l’obbiettivo accertamento dei fatti.
Tenere qualcuno ai domiciliari perché ha dichiarato di volersi ripresentare nel ruolo di presidente e scriverlo per giunta in una richiesta di rinvio a giudizio, è segno di una sorta di caccia all’uomo da parte di chi, non intendendo aspettare il giudizio di merito su quello che quella persona ha fatto, sceglie la strada corta di una giustizia sommaria, che lo elimina preventivamente dalla competizione elettorale, molto in sintonia con i tempi che stiamo correndo, ma distante anni luce dalla somministrazione di una giustizia imparziale ed equilibrata.
Per quanto riguarda il merito, io non vado al di là di una obiettiva attesa del giudizio.
Se il magistrato ha aperto una tomba nella quale proliferavano vermi e serpenti, bene ha fatto e merito gli va dato.
Ma è una tomba che stava lì da tanti e tanti anni e che nessuno ha avuto il coraggio di portare alla luce, pur conoscendone l’esistenza.
E che nessuno neanche adesso, ha voglia di rimuovere davvero, come dimostra l’assoluta mancanza di un dibattito su come rendere trasparenti e meritocratiche le assunzioni, su come rendere limpidi e inattaccabili i concorsi.
La cosa che combatto, da cittadino, è che si è voluto colpire l’ultimo che teneva in mano la candela, e renderlo colpevole non solo di quello che ha fatto lui ma di una mancanza di pulizia che è durata anni ed anni e che ha avuto tantissimi colpevoli.
Si voleva forse uno che pagasse per tutti, ma che, allo stesso tempo, consentisse a tutti gli altri di continuare, incolpevoli e immacolati, a fare le cose di prima: una finta giustizia!
Detto questo, trovo nella decisione dei giudici supremi, un messaggio forte alle toghe a non politicizzare l’azione giudiziaria, a garanzia di tutti e a protezione del sistema.
Quanto alle conseguenze di questa decisione, io , fossi in Pittella, mi chiamerei fuori dalla corsa verso il rinnovo e mi adopererei per bonificare un partito e un sistema di potere che, continuando così, hanno i giorni contati.
Visto che tutti hanno detto “con Pittella nò” e “senza Pittella nemmeno” , allora si metta a capotavola a dare le carte per un nuovo gioco e chi non ci sta se ne vada pure.
C’è bisogno di rinnovamento, di moralità, di persone specchiate, di uomini capaci.
Non c’è niente da difendere, ma, per chi è giovane, ed ha vissuto una esperienza terribile, c’è un poco da riflettere, molto da correggere e tanto ancora da dimostrare.
Questo è il senso comune della vicenda che ha interessato l’estate e l’autunno dei lucani”
TRM scrive :
“Cassazione accoglie ricorso di Pittella
Inchiesta sanità. Al termine di una giornata di attesa la suprema Corte di Cassazione accogliendo il ricorso di Marcello Pittella contro la decisione del Riesame di Potenza ha annullato con rinvio l’ordinanza dello scorso luglio.
Lunedì mattina si è svolta a Roma presso la quinta sezione penale della Corte di Cassazione l’udienza cui ha preso parte il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella – attualmente sospeso dalla carica – insieme agli avvocati del suo collegio difensivo che nel luglio scorso avevano depositato ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Potenza che aveva confermato nei confronti del governatore la misura cautelare dei domiciliari presso la sua abitazione di Lauria, decisa dalla Procura di Matera nell’ambito delle indagini sulla Sanità lucana.
La decisione emersa dalla camera di consiglio della Corte romana dunque annullato “con rinvio” l’ordinanza del Tribunale di Potenza. Il ricorso depositato dagli avvocati di Pittella mirava infatti a contestare la sussistenza di indizi di colpevolezza e di esigenze cautelari a suo carico. Gli arresti domiciliari sono già stati revocati dal gip il 24 settembre scorso ed ora è sottoposto alla misura del divieto di dimora a Potenza.
Il tribunale del Riesame di Potenza dovrà ora rivalutare il caso sulla base delle indicazioni della sentenza che i giudici di Cassazione depositeranno in 30 giorni.
La procura generale della Corte nel corso dell’udienza a porte chiuse con lo stesso Pittella e i suoi avvocati (Coppi e Cimadomo) aveva invece sollecitato il rigetto del ricorso.”
MEZZA VITTORIA O MEZZA SCONFITTA?
Suona un po’ come mezza verità e mezza bugia, ma a mio avviso una mezza verità è una bugia intera e una mezza bugia, comunque, non è verità.
Resta un fatto, la carcerazione domiciliare del Presidente Pittella imposta sulla base delle motivazioni indicate nell’ordinanza del Tribunale del Riesame era illegittima.
Questa per il diritto è una verità.
Ne consegue, che il Presidente Pittella non doveva subire quella misura cautelare personale, qua…ntomeno per quelle motivazioni.
Adesso il Tribunale del Riesame, in diversa composizione, tornerà ad esprimersi rispettando le indicazioni offerte dalla Corte di Cassazione, che ad oggi non conosciamo, rapportandole alle risultanze delle indagini ed agli elementi acquisiti dagli inquirenti.
Questa è un’altra verità.
Poi non c’è altro, la vicenda giudiziaria per il momento si ferma a questo punto, il resto sono chiacchere.
Esiste però, almeno un’altro punto di vista, quello che attiene alla vicenda umana del Presidente Pittella, forzatamente rinchiuso, dileggiato e umiliato, da coloro che hanno, sbagliando, interpretato un provvedimento cautelare, in assenza di ogni attività difensiva, in pratica a carte coperte, come una sentenza di merito definitiva, sentendosi autorizzati ad esprimere giudizi morali e reprimende.
La nostra democrazia liberale, consente a tutti noi di poterci liberamente esprimere e di giudicare fatti e persone, ma il buon senso, dovrebbe imporci di usare con cautela, con discernimento e con il necessario distacco e senza livore, questo bene prezioso che è la libertà di esprimere il nostro pensiero.
Infatti, il catalizzatore di tutto questo esercizio di libertà di giudizio è pur sempre un uomo, potente se volete, o che almeno lo è stato, il quale in una condizione di obbiettiva difficoltà umana, per la condizione che sta soffrendo, alla fine ritenuta ingiusta dai Magistrati del Palazzaccio, vede piovere su di sé critiche velenose, giudizi morali, felicitazioni ed in genere commenti, senza alcuna possibilità di replicare e difendersi.
Credo che tutto ciò accada per una sola ragione, che prescinde ogni altra valutazione, non è l’uomo Pittella oggetto delle attenzioni, dei giudizi e delle reprimende morali, ma il potente che è caduto.
Così questa circostanza fa scattare in tanti la molla del giudizio morale.
Del resto, non è sulla sua azione politica che vengono espressi tali giudizi, che rappresenta il terzo ed ultimo punto di vista di questa storia.
L’azione politica ed il suo agire, i risultati raggiunti, le occasioni perse non si misurano con le azioni giudiziarie, né con i giudizi morali sulle condotte personali, bensì si esprimono con il consenso e con il gradimento dei cittadini, rappresentando il campo di battaglia sul quale si confrontano idee e programmi diversi la cui vittoria sarà decretata dal voto libero ed incondizionato espresso dai cittadini.
OPERAZIONE SUGGELLO
Inchiesta sanità, Robortella: segnale importante Cassazione
27 novembre 2018, 12:46
Per il consigliere del Pd “Il giustizialismo da quattro soldi e forcaiolo dovrebbe essere ridimensionato proprio da casi come questo, dove è necessario rispettare determinate tempistiche prima di poter affermare con certezza qualcosa”
“Ho appreso nella serata di ieri, come tutti i lucani, l’esito della pronuncia della Cassazione in merito alla vicenda giudiziaria che riguarda il presidente Marcello Pittella, con un rinvio al tribunale del riesame del capoluogo. Un segnale importante che dimostra come i giudizi affrettati, a maggior ragione per interesse politico, devono sempre fare i conti con il giusto procedere della magistratura, a cui va sempre riconosciuta piena fiducia per il suo operato”.
E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Partito democratico, Vincenzo Robortella, in merito all’annullamento con rinvio contenuto nel verdetto della quinta sezione penale della Corte di Cassazione.
“L’urgenza di condannare politicamente un uomo – dice ancora Robortella – si scontra spesso con gli iter giudiziari che, senza falsa propaganda, mirano a chiarire le vicende nell’interesse di tutti i cittadini. Auguro al presidente Pittella, ma anche a tutti i lucani, che si arrivi quanto prima alla conclusione di questa vicenda, ponendo un punto certo al riguardo garantito dall’autorevolezza dell’operato della magistratura”.
“Il giustizialismo da quattro soldi e forcaiolo – conclude – dovrebbe essere ridimensionato proprio da casi come questo, dove è necessario rispettare determinate tempistiche prima di poter affermare con certezza qualcosa. Se non si vuole tenere in alcun conto il principio della presunzione di innocenza, quantomeno si rispetti il lavoro della magistratura, che è l’unico organismo atto a pronunciare condanne e assoluzioni definitive”.
DOMENICO LECCESE