AIR FORCE RENZI : PAGA ALITALIA
Il trio dei commissari guidati da Luigi Gubitosi fanno un bel favore alla propaganda grillina. E, guarda caso, non cadono sotto la scure dello spoils system gialloverde
Dopo la videosceneggiata di mesi fa l’aereo è ancora nell’hangar. Ed Etihad ha aperto un contenzioso sulla vicenda, si rischiano penali da 70 milioni
Giuseppe Marino sul Giornale oggi ci racconta il destino dell’Air Force Renzi, che è ancora a carico di Alitalia nonostante la sceneggiata imbastita in favore di telecamera da Di Maio, Toninelli & Co. qualche tempo fa:
L’idea di un video con Toninelli e Di Maio che inscenano la presa di un simbolo del potere, come i ribelli libici che entrano nel compound di Gheddafi, è geniale. Poco importa che quattro mesi dopo il lancio del filmato e dello slogan «bye bye Air Force Renzi», l’aereo sia sempre nell’hangar di Fiumicino dove è stato girato il video.
Il governo ha comunque potuto vantare un risparmio milionario con l’interruzione del leasing grazie all’annuncio che arriva pochi giorni dopo il video.
I commissari straordinari di Alitalia «a seguito del ricevimento della richiesta del ministero della Difesa» hanno inviato «la comunicazione di scioglimento del contratto di leasing stipulato con Etihad relativamente al medesimo aereo»
Ma se l’aereo è di Etihad che c’entra Alitalia?
Semplice: le norme vietavano di usare come volo di Stato un aereo fornito da un vettore non comunitario, per cui Renzi dovette servirsi di Alitalia, che però ci guadagnava: prendeva il jet in leasing da Etihad e lo girava in sub-leasing al ministero, incassando, senza far nulla, 7,3 milioni di euro, più 31 per la manutenzione.
L’amministrazione straordinaria può legittimamente liberarsi dei contratti-fardello.
Ma quello per l’Air Force Renzi, pesante per il governo, per Alitalia, compagnia privata che perde 1,5 milioni al giorno, era una voce in attivo che, da qui a fine contratto nel 2024, vale circa 28 milioni di euro.
Il trio dei commissari guidati da Luigi Gubitosi fanno un bel favore alla propaganda grillina. E, guarda caso, non cadono sotto la scure dello spoils system gialloverde.
Il governo sulla carta non ha più obblighi, grazie alla remissività di Alitalia, in realtà «paga» con il prestito ponte. Etihad però non pare altrettanto arrendevole.
Ha già aperto attraverso lo studio legale internazionale Hogan Lovells un contenzioso sulla società che gestisce le Mille Miglia (Alitalia è patrocinata da Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & partners). Ed è prevedibile che faccia altrettanto per l’Airbus 340, accollando ad Alitalia pure la mancata manutenzione. Si rischiano penali da 70 milioni.
Ma probabile che finiscano nel calderone dell’ennesima bad company. E magari a preoccuparsene ci sarà un altro governo.
Se quanto riferisce Il Giornale risponde al vero, c’è un enorme conflitto di interessi in capo ai commissari Alitalia, che avrebbero avallato scelte per fare gli interessi politici e propagandistici del Movimento 5 Stelle, invece che quelli dell’erario e dei cittadini. Come fanno Consob e Cortei dei Conti a non intervenire?
I commissari statali di Alitalia, infatti, rispondendo al diktat di Di Maio e Toninelli hanno rinunciato all’introito sull’Airbus, ovvero 28 milioni di euro fino al 2024, e questo ammanco verrà coperto dai soldi del prestito ponte del Governo da 900 milioni, soldi pubblici che invece di essere utilizzati per i servizi ai passeggeri vengono dirottati sull’operazione propagandistica M5s. Un evidente danno per le casse pubbliche e per la compagnia aerea, che peraltro diventerà oggetto di nuovo contenzioso con Etihad, con rischio di penali fino a 70 milioni di euro.
Invece di utilizzare il velivolo per i viaggi istituzionali, per le visite di sistema, per i voli sanitari e di servizio, il Movimento 5 Stelle ha voluto tenere fermo l’Airbus per la dare seguito alla sua diffamatoria propaganda. Paga pantalone.
La vicenda dell’Airbus di Stato si sta rivelando una vergognosa truffa ai danni dei contribuenti e i responsabili di questa truffa sono i ministri M5s Di Maio e Toninelli. Dopo la video-pagliacciata di quattro mesi fa nell’hangar di Fiumicino, ora viene fuori che l’aereo non soltanto è ancora fermo al suo posto, ma che gli italiani continuano a pagarlo per tenerlo inutilizzato, mentre i ministri viaggiano in business class sui voli di linea, sempre a spese degli italiani.