UCCIDERE LA LIBERTÀ con PATRICE MAKABU
I diritti sanciti nell’articolato della Convenzione Onu del 2009 – in particolare quelli alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità – non sono ancora perfezionati e la causa di ciò è la mancata attuazione di molte normative, dovuta alla lentezza delle amministrazioni.
Con Patrice Makabu affrontiamo il tema delle barriere architettoniche e disabilità nella Città Capoluogo di Regione più alto d’Italia
Si parla nuovamente di disabilità, di barriere architettoniche, delle complicazioni che sono chiamate ad affrontare le tante persone affette da un’invalidità, in questa città, ma per naturale conseguenza in maniera sicuramente più estesa.
Non dovremmo mai stancarci di riportare esempi illustranti le troppe traversie che vedono come protagonisti i veri eroi dei tempi moderni, che per molti di noi sono quelle persone che affrontano la vita “scavalcando” di giorno in giorno ostacoli non comuni a tutti, e che tutti non vedono.
Marciapiedi realizzati senza interventi di nuova urbanizzazione, automobili ferme in corrispondenza di accessi indispensabili a chi non ha la possibilità di muoversi liberamente, frequente assenza di accessibilità a luoghi che dovrebbero comporre il famigerato puzzle di “città a misura d’uomo”.
Chiaro è che in tutta questa impalcata modernità spesso sono assenti le fondamenta necessarie a sostenere le migliorie, che strenuamente, le amministrazioni cittadine sono intente a realizzare…
Anni fa mi sono occupato del tema, attraverso un cortometraggio: “Uccidere la Libertà”, che già solo nel titolo racchiude in due parole un concetto di grande significato, meglio spiegato dalle immagini – scelte da Milano Accogliente per Expo 2015, quali introduzione di un videomessaggio finalizzato alla sensibilizzazione per l’accesso all’evento da parte delle persone «diversamente abili»
https://www.youtube.com/watch?v=C8BOfNa16ZI&t=1s
Tristemente però, ed a testimoniarlo appunto le immagini del mio corto e non solo, nulla è cambiato ad oggi, o quasi.
Rimangono le difficoltà di un tempo, rimane l’amarezza nel comprendere quanta poca strada sia stata percorsa nel cercare di rendere le città vivibili alle tante persone con handicap.
Ben vengano le iniziative a favore della riflessione, ben vengano le tante parole che ben investite squarciano quel velo d’indifferenza o semplicemente di poca informazione. La condizione di un disabile è una verità molto diversa da quella che si può immaginare, fatta di rinunce, di sopportazione e del dover dipendere dagli altri per troppe cose, anche per le più banali e per le più personali.
Di questo si può e si deve parlare, ben vengano i convegni dunque
(possibilmente esenti da forzature scenografiche costruite ad hoc, che servono a molto poco, se non a creare poco indispensabili colpi di scena), le iniziative benefiche e l’attivo sostegno della causa.
Con tutta probabilità il continuare ad informare la comunità, nella maniera più appropriata, rispetto a tutta una serie di problematiche necessariamente da risolvere, contribuirà al benessere di oltre 4,5 milioni di disabili in Italia, a cui oggi sono rivolti ancora pochi servizi e scarsa attenzione.
Osteggiare il protrarsi di una condizione di “vulnerabilità” delle persone con disabilità, di cui buona parte delle quali ha una età superiore a 60 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno, rappresenta una delle priorità irrinunciabili.
“I diritti sanciti nell’articolo della Convenzione Onu del 2009 – in particolare quelli alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità – non sono ancora perfezionati e la causa di ciò è la mancata attuazione di molte normative, dovuta alla lentezza delle amministrazioni”