EMILIO FERRACCI: STORIA DELLE STRADE ROMANE
Quello che mi emozionava di più era trovare le pietre miliari con i numeri delle miglia e i nomi dei censori o degli imperatoti. E poi i solchi dei carri e le piazzole di sosta. Insomma per me la strada Romana è una cosa incredibile. Costruita per l’eternità. Testimonia che grande civiltà sono stati questi pastori contadini che hanno governato il mondo per più di mille anni. Migliaia di chilometri fatti così.
Storia delle strade romane: com’erano costruite?
Diceva Strabone che i Romani furono grandi per aver costruito le strade, gli acquedotti e le cloache. Opere mastodontiche più grandi delle piramidi. Ponti, gallerie, tagliate…
Io ho avuto la fortuna di nascere a Roma e di crescere a San Cesareo. Che significa via Labicana. In una famiglia di agricoltori dove l’archeologia si respirava. Ma sono l’unico che ha potuto frequentare l’università. Alla Sapienza, a Roma. Grazie ai miei nonni e ai miei genitori. Ho studiato Topografia Antica. E mi ci sono laureato. La strada Romana è stata la mia vita. La trovavamo tra le vigne. Poco sotto la terra. Lucida, nera.
Le strade romane
I Romani, quando conquistavano un territorio la prima cosa che facevano era la strada. Per motivi militari, commerciali e sociali. Niente li fermava.
Facevano ponti e gallerie. Spianavano le montagne. Dritta il più possibile. L’esercito e le popolazioni locali la costruivano. Gli architetti militari la tracciavano, i gromatici, geometri di campagna, la posizionavano sul terreno e poi si cominciava.
Com’erano le strade romane
Le vie grandi erano larghe dai 2 metri e mezzo ai 6 metri. Con il margine e i crepidoma, i marciapiedi glareati, cioè acciottolati, dove passavano i viandanti. La strada era per i carri pesanti. La fossa tra i due margini arrivava a toccare uno strato del terreno duro e compatto. Andava da qualche centimetro a qualche metro di profondità!
Poi veniva riempita con pietrame, ghiaia, mattoni, sabbia. Sopra le grandi lastre di leucitite, che a Roma si chiamano basoli. Ma non sono di basalto.
Il nome strada viene proprio da questi strati di materiale.
La strada è a schiena d’asino per far defluire l’acqua quando piove. Ci sono le cunette. A San Cesareo ne trovai una. Bellissima.
Le necropoli romane
E poi le tombe. I morti li seppellivano al confine dei campi lungo le strade. Si chiamavano necropoli.
In 19 anni di lavoro da archeologo ho scavate 958 tombe. Quando gli antichi viaggiatori arrivavano in una città prima cominciavano a trovare le tombe. È più queste erano grandi e magnifiche è più capivano dove stavano arrivando. In che tipo di città. E si regolavano. I morti parlavano…
Quello che mi emozionava di più era trovare le pietre miliari con i numeri delle miglia e i nomi dei censori o degli imperatoti. E poi i solchi dei carri e le piazzole di sosta. Insomma per me la strada Romana è una cosa incredibile. Costruita per l’eternità. Testimonia che grande civiltà sono stati questi pastori contadini che hanno governato il mondo per più di mille anni. Migliaia di chilometri fatti così.
Il “collaudo” di Gaio Flaminio
Quando un comandante voleva punire i legionari, faceva costruire loro la strada senza l’aiuto dei civili.
Gaio Flaminio, che pare fosse cattivissimo, quando faceva costruire la via che da lui prese il nome (tra il 220 e il 219 a.C.) a qualche reparto militare in punizione, si presentava all’improvviso e scendeva da cavallo.
Si toglieva le caligae, le “cioce” e correva sul basolato. Se non sentiva fastidi, bene. Se sentiva fastidio ordinava di smontare tutto e… rifare di nuovo quel tratto di strada.
Morì alla battaglia del lago Trasimeno contro Annibale nel 217 a.C..
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