FINE DEI BALOCCHI AL PARCO APPENNINO LUCANO
Dopo l’inchiesta del Roma il ministro manda il Commissario: il Generale Di Palma
Fine dei balocchi al Parco nazionale dell’Appennino lucano. Il Commissario è realtà e il suo nome è quello del Generale dei Carabinieri Alfonso Di Palma. La lunga inchiesta del Roma, proseguita per mesi, ha colpito nel segno. Tutto è iniziato con la denuncia delle irregolarità nel primo concorso per la selezione del nuovo direttore, annullato poco dopo i primi articoli dal Ministero dell’ambiente perchè quello che ricopriva al Parco tale incarico, l’architetto Vincenzo Fogliano, non aveva i requisiti nè per sedere sulla poltrona dove ormai non siederà più, ma sulla quale siedeva da anni, nè di conseguenza per ricandidarsi. Il Parco da febbraio scorso ad oggi ha proseguito con un modus gestendi dei suoi vertici, tra cui anche il presidente Vittorio Triunfo che di fatto ha immerso l’Appennino lucano in uno stato di totale «illegittimità che permea l’intera organizzazione dell’Ente investendo a tutto tondo l’attività amministrativa nel suo complesso». Il ministro Costa ha così portato a compimento quanto, così come emerge dai vari carteggi intercorsi tra la Basilicata e Roma, si prefigura come un atto imprenscindibile. Adesso al Parco andrà il Commissario Di Palma già Comandante in Basilicata. L’Appennino lucano ormai traboccava di irregolarità. Da quelle relative a Fogliano, allo scandalo dell’appalto «temporaneo» per il servizio bilancio, che durava dal 2012 ed era stato aggiudicato allo studio professionale dell’assessore di Potenza Luigi Vergari che aveva vinto la gara con un ribasso «insignificante» e «simbolico» di soli 50 euro, alla gestione del personale, che ha portato a un’anomala eccedenza di personale, fino all’assenza degli strumenti normativi base, tra cui quelli relativi alla programmazione, e altro ancora, tutte cose che dimostrano per il ministero come «in tutto il periodo di esistenza del Parco, costituito nel 2007, gli organi hanno agito in assenza di norme qualificanti». Delle 18 gravi irregolarità contestate a inizio ottobre scorso ai vertici del Parco dall’Ispettorato Generale della Finanza ben cinque hanno riguardato il direttore Fogliano.