IL RELATIVO PREZZO DI APPALTO E’ BEN SUPERIORE A QUELLO DI MERCATO
Prosegue l’azione serrata del prof. Enzo Siviero, noto esperto a livello internazionale di ponti, nei confronti di chi ha responsabilità sul problema della ricostruzione del viadotto sul Polcevera.
Ponte “Renzo Piano” sul Polcevera: il relativo prezzo di appalto è ben superiore a quello di mercato
Enzo Siviero – Esperto ed innamorato di Ponti 30/01/2019
Prosegue l’azione serrata del prof. Enzo Siviero, noto esperto a livello internazionale di ponti, nei confronti di chi ha responsabilità sul problema della ricostruzione del viadotto sul Polcevera. Nei mesi scorsi aveva pubblicato con noi una prima riflessione sul problema della demolizione di una parte sana del ponte e aveva scritto al Governo. Due giorni fa aveva scritto al Commissario Bucci proponendo una soluzione transitoria.
Questa volta Enzo Siviero scrive all’ANAC e al procuratore della Repubblica che si occupa del caso. E nella lettera emerge un particolare di grande importanza sull’appalto: “Il relativo prezzo di appalto è ben superiore a quello di mercato”.
Non sono un esperto di ponti, ma di recente devo evidenziare che altre figure che come Siviero si occupano da sempre di ponti e viadotti mi avevano sottolineato la stessa cosa. E Siviero tocca altri temi, che purtroppo in questi mesi nessuna testata nazionale generalista ha toccato, per esempio il problema del danno ambientale, il voler demolire una parte sana del ponte: E il pericolo a questo punto è duplice: un danno erariale per lo stato e un diniego da parte di Autostrade a restituire un importo molto sopravvalutato rispetto a quello che si spende nel mondo per costruire un ponte analogo (un terzo ???).
Vi lascio alla lettura della lettera che il Prof. Siviero ha scritto, vediamo se ci sarà qualcuno che avrà coraggio e trasparenza per rispondere.
Andrea Dari
Editore INGENIO
Al Presidente dell’ANAC
dr Raffaele Cantone
Al Procuratore della Repubblica
dr Francesco Cozzi
E,p.c.
al Commissario Straordinario
dr. Marco Bucci
al Governatore della Liguria
dr. Giovanni Toti
Signor Presidente, signor Procuratore, ho scritto più volte in relazione al tema Ponte Morandi a Genova per segnalare le numerose anomalie che connotano le attività in essere.
Purtroppo non ho ricevuto alcun riscontro.
Ora siamo in una situazione a dir poco paradossale. Vi elenco sommariamente alcuni punti:
Si sono appaltati lavori per oltre 220 milioni di euro a trattativa privata senza il supporto di alcun documento progettuale degno di questo nome pur a seguito di una “indagine di mercato” che a nulla è servita se non ad assegnare i lavori ad una cordata chiaramente già decisa a priori . Peraltro scartando senza alcuna motivazione anche la soluzione meno costosa .
Il relativo prezzo di appalto è ben superiore a quello di mercato.
Non si è tenuto conto del palese conflitto di interessi per l’accoppiata Salini Impregilo con ITALFERR direttore dei lavori della stessa impresa in talune opere.
Non vi è alcuna certezza sui tempi di ultimazione dei lavori a causa dei problemi giudiziari non facilmente risolvibili in tempi brevi.
È un dato di fatto che dopo oltre 5 mesi ancora non siano emerse le cause del crollo e ciò allungherà a dismisura i tempi per l’autorizzazione alla demolizione dei tronconi oggetto di prova.
Non si è tenuto conto debito conto del rilevante danno ambientale conseguente alla demolizione per l’accertata presenza dell’amianto nello smaltimento di 250.000 tonnellate di macerie.
Si demolisce la parte sana del viadotto (metà dell’intero tratto) senza alcuna motivazione tecnica . Anzi si sono fatte prove di carico che ne hanno comprovato la sicurezza.
Ciò connota un evidente danno erariale.
A tutt’oggi non esiste un vero progetto approvabile del nuovo ponte, sia per i ben noti vincoli viabilistici e la necessità di rispettare le normative in termini di sicurezza stradale, ma anche a causa di una incauta decisione di realizzare nuove fondazioni.
Nessuno ha valutato che se oltre mezzo secolo fa si è deciso di realizzare un progetto assai avanzato per l’epoca , lo si è fatto proprio per evitare queste problematiche ? Non era più logico utilizzare le fondazioni esistenti?
È ormai chiaro che nessuno è più in grado di stabilire con certezza i tempi necessari per ripristinare il collegamento interrotto.
E tutto questo con gli appalti ormai in corso. Non è difficile immaginare quanto incideranno i relativi contenziosi.
Nel frattempo i genovesi attendono mese dopo mese il ritorno alla normalità!
L’economia è ormai moribonda.
Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se fin dall’inizio fosse stata fatta , come sarebbe d’obbligo, una seria analisi costi/benefici dalla quale sarebbe INEQUIVOCABILMENTE emerso che l’unico modo per ripristinare in tempi certi il transito interrotto sarebbe stato di intervenire immediatamente con la messa in sicurezza di quanto rimasto in piedi (lasciando quindi i reperti di prova a totale disposizione della magistratura) e parallelamente ricostruire la sola parte crollata.
Ciò con l’ulteriore vantaggio , economico oltre che sociale, di poter operare speditamente SENZA ALCUN ESPROPRIO evitando anche i relativi costi e i disagi per i cittadini.
Perché non si è scelta questa via?
Ritengo che quanto sopra indicato, sia pure in modo succiato e certamente non esaustivo, (peraltro totalmente condiviso anche dal Gruppo “Salviamo il Ponte Morandi”), frutto dell’attività di questi mesi da parte di numerosi e molto qualificati ingegneri e architetti, incredibilmente mai presa in considerazione dal Commissario, non possa essere ignorato ne dall’ANAC né tanto meno dalla Procura della Repubblica.
Del resto ormai l’emergenza in atto ha superato ogni limite accettabile e GENOVA rischia di morire per asfissia economica.
Tanto ritengo di dover segnalare da libero cittadino, ma anche come docente e progettista di ponti.
Resto in attesa di un cortese riscontro, rendendomi sin d’ora disponibile ad ogni utile confronto sul piano tecnico, numeri alla mano.
Cordialità
Enzo Siviero – Padova, 29 gennaio 2019