LA TRISTE STORIA DI PASSANANTE
Era nato il 19 febbraio 1849 a Salvia, l’attuale Savoia di Lucania in Basilicata
di Leonardo Pisani
Passannante era tra gli astanti, attendendo il momento opportuno per avvicinarsi alla carrozza del sovrano, che incedeva lentamente nella piazza. Giunto il suo momento, l’attentatore sbucò all’improvviso dalla folla, salì sul predellino, scoprì un coltello, che teneva avvolto in uno straccio rosso, e tentò di accoltellare il monarca urlando: «Viva Orsini! Viva la Repubblica Universale!». Giuseppe Galzerano, opera citata) ». Umberto I che aveva avuto una educazione militare riuscì a difendersi, pur rimanendo leggermente ferito, la regina Margherita lanciò in faccia
al lucano un mazzo di fiori, gridando “Cairoli salvì il Re”, Cairoli ex garibaldino e combattente a Mentana, afferrò per i capelli Passanante, di piccola statura tra l’altro, anche se venne ferito in modo lieve alla gamba destra. Poi arrivarono i corazzieri e l’anarchico ebbe una botta in testa e fu neutralizzato, e arrestato. La storia di Giovanni Passannante è triste e terribile. Fu incarcerato e, dopo le torture subite da parte delle forze dell’ordine, fu trasferito nella Torre della Linguella, a Portoferraio, sull’isola d’Elba , trattato in condizioni a dir poco disumane.
Scrisse Giovanni Pascoli: «Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!». Lo fece pensando a quel gesto e a quel grido di «Viva Orsini! Viva la Repubblica Universale!» di quel piccolo uomo che cercò di afferrare i diritti dell’uomo, quei diritti calpestati dal duro regime monarchico di Umberto I di Savoia, ma voleva ucciderlo? Comprò un coltellino di quattro centimetri, barattandolo con la sua giacchetta da cuoco e, con questo, ferì il re durante una manifestazione, senza ucciderlo. E il lucano fu il secondo anarchico a compiere un gesto di rivolta, anticipando quelli di Pietro Acciarito e quello definitivo, di Gaetano Bresci. Giovanni Passannante era nato a Salvia il 19 febbraio 1849, un nome così semplice, come i suoi abitanti. Il nome “Salvia” venne ben presto cambiato in Savoia di Lucania per ordine del Re, sicuramente più dignitoso da pronunciare, ma non cambiò lo status del popolo. La Basilicata, all’epoca, era la regione più arretrata de sud, definita dal poeta Giovanni Pascoli, l’”Affrica” italiana. Il poeta, infatti, si recò in Basilicata e lì, si unì alle idee dei rivoluzionari che non sopportavano più la miseria del loro popolo e chiedevano diritti uguali per tutti, come avevano quelli “al nord”. Era il 17 novembre 1878, quando la famiglia reale, il nuovo re Umberto I, la moglie Margherita e il piccolo Vittorio Emanuele , assieme al primo ministro Benedetto Cairoli, era in visita a Napoli. Soliti preparativi degni di una visita reale, tra l’altro il piccolo erede era stato fatto nascere nella ex capitale borbonica, quindi non si badò a spese, tanto che scoppiarono in consiglio comunale sulle spese elevate per il ricevimento reale, così ha scritto Giuseppe Galzerano, nel saggio Giovanni Passannante. La vita, l’attentato, il processo, la condanna a morte, la grazia ‘regale’ e gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l’incantesimo monarchico, del 2004. Pascoli dedicò un’ode al Passannante, di cui abbiamo solo uno stralcio : “Col berretto d’un cuoco faremo una bandiera”, scriveva il poeta e, tale ode, gli costò ben quattro mesi di galera. A Passannante, invece, andò molto peggio, a causa di un gesto di disperazione, nei confronti del Re. Con quel coltello di 12 centimetri, quando la carrozza reale arrivò a “Largo della Carriera Grande” nel mezzo di un pubblico festante, tante persone, in particolare donne, si dirigevano verso la carrozza per porgere suppliche.
Grazie alla vera pietà dell’onorevole Agostino Bertani – e non la finta pietà monarchica che lo risparmiò dalla gogna, solo per fargliela pagare più amaramente – e grazie alla denuncia della giornalista Anna Maria Mazzoni, fu portato via da lì. Dichiarato folle, lo condussero nello stesso manicomio di Montelupo Fiorentino, ove fu rinchiusa anche la famiglia del Passannante.La “giustizia” monarchica era compiuta. Morì il 14 Febbraio 1910. Ma la cosa più terrificante, è ancora da spiegare.
«Quando l’’anarchico’ spirò a Montelupo Fiorentino, infierirono ancora, per volere dello studioso Cesare Lombroso e di un sistema squallido: gli tagliarono la testa, per analizzarla. Così, Passannante, con il corpo sepolto nella terra di Montelupo, si ritrovò cranio e cervello nelle mani di Lombroso, il quale classificava la follia e la delinquenza di un uomo, in base alla fossetta occipitale, secondo un ‘classismo estetico – racconta Ulderico Pesce – A pensare che il giorno dopo l’attentato da Re Umberto piombarono i politici lucani, quasia scusarsi del folle atto di un loro corregionale, il paese natio da Salvia divenne Savoia di Lucania con regio decreto il 3 luglio 1879, la famiglia fu perseguitata, e suo fratello Giuseppe, ritenuto affetto da alienazione mentale, fu internato nel manicomio criminale di Aversa.
Per un periodo Passanante si trovò detenuto assieme a Carmine Crocco, anche s ei due non si incontrarono mai. La sua storia fu riportata in auge da Ulderico Pesce con una battaglia anche teatrale con L’innaffiatore del cervello di Passannante,Ulderico Pesce, lucano verace di Rivello. è stato il primo a interessarsi a questa storia e a combattere un sistema e una burocrazia lunga, e un po’ superficiale, per far conoscere Passannante e dargli una degna sepoltura nella sua terra. Tutta la sua battaglia è testimoniata attraverso l’arte, con il film “Passannante” (2010) , del regista Sergio Colabona, nominato dal Ministero della Cultura, come “Film per la scuola” ai David di Donatello» Anche se, in realtà, è un film che dovrebbero guardare molto più gli adulti. Di Passannate se ne occupò Rutelli, l’allora europarlamentare Gianni Pittella, Il 23 febbraio 1999 il ministro di Grazia e Giustizia, Oliviero Diliberto, firmò il nulla osta per la traslazione dei resti di Passannante da Roma a Savoia di Lucania, che avverrà solamente otto anni dopo. Anche Giuseppe Molinari all’epoca deputato nella Margherita propose questa interrogazione a risposta scritta durante la XIV legislatura nella seduta del 14 settembre 2004 durante il II Governo Berlusconi Al Ministro della giustizia Roberto Castelli e al Ministro dell’interno Giuseppe Pisanu al Ministro della salute. Girolamo Sirchia « Passannante venne da prima condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo; rinchiuso nel penitenziario dell’isola d’Elba dopo dieci anni fu trasferito presso il manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove morì nel 1910; la crudelta` nei suoi confronti non si attenuo` nemmeno dopo la morte, tant’e` che fu decapitato e cranio e cervello sono tuttora esposti nel Museo Criminologico di Roma; la comunità` di Salvia, che dette i natali al Passannante, suì` anch’essa le conseguenze dell’attentato, in quanto, nonostante le scuse presentate al Re da parte del sindaco per il gesto del concittadino, ci fu l’imposizione del cambio del nome che da allora, appunto, si e` tramutato in Savoia di Lucania; la presente iniziativa parlamentare trova sostegno in un movimento di opinione presente in Basilicata e supportato da iniziative culturali, storiche e teatrali e gia` nella scorsa legislatura tale richiesta di seguito riportata fu avanzata senza tuttavia avere risposta –: quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati affinche´ i resti di Giovanni Passannante vengano restituiti alla cittadina Lucana per ragioni di mera umanità considerati anche i tempi e il periodo storico a cui si fa riferimento». Ulderico Pesce vinse la sua battaglia, sostenuto anche da tanti lucani, dal comitato pro salvia, la prima sepoltura “in provato” poi lo sciopero della fame di pesce e del comitato ed infine il 2 giugno 2007 i resti di Passannante venissero riesumati dal cimitero comunale, portati in chiesa madre per il rito funebre e, infine, sepolti. In una intervista a Roberta Gambaro sul Ulderico Pesce dichiarò «Fatto sta che il cranio di Passannante è stato esposto al Museo del Crimine di Roma , come un’attrazione turistica, a causa della sua fossetta occipitale interna. Secondo Lombroso chiunque avesse avuto questa fossetta, era un delinquente. Noi siamo riusciti a toglierlo dal Museo del Crimine, riuscendo a seppellire un uomo che attendeva una degna sepoltura». Ma su Passanante le ricerche sono continuate, c’è ancora da scrivere e raccontare.