NON È STUPRO SE LA VITTIMA È BRUTTA. CASSAZIONE ANNULLA UNA ORRIBILE SENTENZA
”Poco bella per attirare sessualmente i suoi aguzzini, è più probabile che la giovane abbia inventato di sana pianta questa storia di violenza”
NON È STUPRO SE LA VITTIMA È BRUTTA. CASSAZIONE ANNULLA UNA ORRIBILE SENTENZA
Fonte : L’HuffPost
“Sembra un maschio, non è stupro”. La sentenza choc di tre giudici donne in Appello ad Ancona
La Cassazione ha annullato il verdetto e ha ordinato di rifare il processo per vizi di legittimità. Il pg di Ancona: “Così si criminalizza la vittima”
Bisogna “evitare che nei processi l’uso delle parole possa costituire una forma ulteriore di violenza nei confronti della vittime”
Così il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Ancona, Sergio Sottani, al Giornale Radio Rai sulla sentenza della Corte d’Appello di Ancona che ha assolto due giovani dall’accusa di violenza sessuale su una 22enne peruviana. Del caso scrive oggi La Repubblica. Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado i giudici, tre donne, scrivono tra l’altro che la vittima era troppo mascolina e poco avvenente per essere oggetto di attrazione sessuale.
“Ritenere che la mancata attrazione sessuale del presunto stupratore nei confronti della vittima possa rappresentare un elemento a sostegno della mancanza di responsabilità, credo debba essere evitato perché si rischia di appesantire lo stress cui la vittima è già sottoposta”, continua il procuratore generale che aveva impugnato la sentenza d’appello, annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione.
I fatti risalgono a marzo 2015 quando una ragazza di origini peruviane, 22 anni, si presentò in ospedale con la madre dicendo di avere subito una violenza sessuale alcuni giorni prima da parte di un coetaneo mentre un amico di lui faceva da palo. Dopo le indagini, si è aperto il processo di primo grado che il 6 luglio 2016 ha condannato i due giovani. Il 23 novembre 2017 la Corte d’Appello di Ancona ha ribaltato questa decisione e li ha assolti ritenendo non credibile la ricostruzione della parte offesa. Il punto che fa discutere sono però le motivazioni della sentenza, dove la ragazza viene indicata in un passaggio come “la scaltra peruviana” e si sostiene che la giovane sia troppo mascolina e poco avvenente per aver subito una violenza.
Nelle conclusioni della sentenza si legge che “in definitiva, non è possibile escludere che sia stata proprio” lei “a organizzare la nottata ‘goliardica’, trovando una scusa con la madre” e si afferma che al giovane “la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo di ‘Nina Vikingo’, con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”
Fonte : Agenzia ANSA
Per giudici “è brutta, stupro non credibile”, Cassazione annulla
Sentenza choc: pg Ancona, si criminalizza la vittima. Associazioni indignate, ‘è barbarie’. Annunciato flash mob davanti Corte Appello
“Indignazione” per la sentenza, annullata dalla Cassazione, con cui la Corte di appello di Ancona ha assolto due giovani condannati in primo grado per violenza sessuale, adducendo come motivazione che la vittima somigliasse ad un maschio, è stata espressa, in un comunicato congiunto, dalla rete femminista Rebel Network e il Comitato Marche Pride assieme alle associazioni promotrici Agedo Marche, Arcigay Agorà Esna Consulenze di Genere Onlus, Uaar Ancona, Rete Chegender, Comunitas APS, GAP Urbino, Rebel Network, Amigay, Assist Associazione Nazionale Atlete, Arci Libero Spazio Stay Human, I sentinelli di Ascoli Piceno, Fabriano Arcobaleno, Uisp Pesaro e Urbino, Fabriano Arcobaleno, insieme a Cgil, Cisl e Uil delle Marche e la consigliera di parità per la provincia di Ancona. “Da quanto leggiamo – scrivono – il Collegio Giudicante della Corte di Appello, ha scritto, parlando dell’imputato principale, che ‘la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo ‘Vikingo‘ con allusione a una personalità tutt’altro che femminile quanto piuttosto mascolina’. Poi la chiosa: ‘Come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare'”
“Una simile vergogna in Italia merita, oltre all’annullamento della Cassazione – sottolineano – una risposta collettiva da parte di cittadini, cittadine e associazioni e istituzioni a cui chiediamo di essere con noi nel flash mob cui domani (11 Marzo) daremo vita sotto la sede della Corte di Appello di Ancona in via Via Giosuè Carducci 3, alle ore 13.30. In un Paese dove qualcuno vuole sdoganare violenza sulle donne, omotransfobia e bullismo, scenderemo tutte e tutti insieme in strada – concludono – per fermare questa barbarie, espressa in una sentenza. Il Paese che che si riconosce e nella Costituzione e nel rispetto tra individui liberi non starà a guardare”.
Bisogna “evitare che nei processi l’uso delle parole possa costituire una forma ulteriore di violenza nei confronti della vittime”
Così il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Ancona, Sergio Sottani, al Giornale Radio Rai sulla sentenza della Corte d’Appello di Ancona che ha assolto due giovani dall’accusa di violenza sessuale su una 22enne peruviana. Del caso scrive oggi La Repubblica. Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado i giudici, tre donne, scrivono tra l’altro che la vittima era troppo mascolina e poco avvenente per essere oggetto di attrazione sessuale.
“Ritenere che la mancata attrazione sessuale del presunto stupratore nei confronti della vittima possa rappresentare un elemento a sostegno della mancanza di responsabilità, credo debba essere evitato perché si rischia di appesantire lo stress cui la vittima è già sottoposta”, continua il procuratore generale che aveva impugnato la sentenza d’appello, annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione.
Fonte : La Repubblica
“Sembra un maschio, non è stupro”. La sentenza shock delle tre giudici
“Lo conferma anche la foto”
La Cassazione annulla il verdetto e ordina di rifare il processo: vizi di legittimità
di MARIA ELENA VINCENZI
Troppo mascolina. Poco avvenente. E quindi è poco credibile che sia stata stuprata, più probabile che si sia inventata tutto. È un ragionamento che già indignerebbe se ascoltato in un bar, ma che letto in una sentenza fa un effetto ancora peggiore. Per di più se a firmarla sono tre giudici donne. Che scelgono, così, di assolvere in appello due giovani condannati in primo grado a cinque e tre anni per violenza sessuale.
E nelle motivazioni scrivono che all’imputato principale “la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo “Vikingo” con allusione a una personalità tutt’altro che femminile quanto piuttosto mascolina”.
Poi la chiosa: “Come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”
Il verdetto è stato annullato con rinvio dalla Cassazione come richiesto dal procuratore generale che ne ha evidenziate alcune incongruenze e vizi di legittimità.
Per cui il processo di appello dovrà ora essere rifatto.
Ma intanto la sentenza bocciata ha fatto saltare sulla sedia più di magistrato della Suprema Corte. Perché leggendone il testo sembra che a influire sulla decisione delle tre magistrate sia stato proprio l’aspetto fisico della donna.
Un passo indietro. Ancona, marzo 2015. Una ragazza di origini peruviane, 22 anni (la chiameremo Nina, nome di fantasia) si presenta in ospedale con la madre dicendo di avere subito una violenza sessuale alcuni giorni prima da parte di un coetaneo, mentre un amico di lui faceva da palo. Il gruppetto frequentava la scuola serale, dopo le lezioni i tre avevano deciso di bere una birra insieme. Le birre diventano parecchie, la giovane e uno dei due compagni si appartano più volte, hanno rapporti sessuali. Per gli imputati erano consensuali, per la parte offesa a un certo punto hanno smesso di esserlo, sia per l’eccesso di alcol sia per una esplicita manifestazione di dissenso.
I medici riscontrano lesioni, compatibili con una violenza sessuale, e un’elevata quantità di benzodiazepine nel sangue che la vittima non ricorda di aver mai assunto.
Dopo le indagini, si apre il processo di primo grado che il 6 luglio 2016 condanna uno dei due, quello che ha avuto i rapporti con Nina, a cinque anni, e il suo amico che ha fatto da palo a tre. Gli imputati ricorrono e il 23 novembre 2017 la Corte d’Appello dà loro ragione. Li assolve perché non ritiene credibile la ricostruzione della parte offesa. Fino a qui, nulla di strano: normale dinamica processuale. Quello che non fa parte della dinamica processuale, prima anomalia, è che la parte offesa venga definita dalle giudici della Corte d’Appello di Ancona, nelle motivazioni, come “la scaltra peruviana”.
Non bastasse questo, le tre componenti del collegio si lasciano andare a commenti e valutazioni fisiche forse dimenticando che il loro ruolo è sì quello del giudice, ma penale, e non di un concorso di bellezza. Tanto da arrivare a scrivere nelle conclusioni della sentenza che “in definitiva, non è possibile escludere che sia stata proprio Nina a organizzare la nottata “goliardica”, trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli altri per poi iniziare a provocare Melendez (al quale la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo di “Nina Vikingo”, con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare) inducendolo ad avere rapporti sessuali per una sorta di sfida”. Insomma, gli imputati devono essere assolti, così avevano stabilito le tre giudici marchigiane. Perché Nina, secondo loro, non poteva essere desiderata: sembrava un maschio.
NON È STUPRO SE LA VITTIMA È BRUTTA
CASSAZIONE ANNULLA UNA ORRIBILE SENTENZA
Fonte ALGANEWS di Marina Neri
E diranno “c’era la tempesta emotiva”
E diranno” portava il perizoma non le mutandine”
E diranno” aveva un’ andatura provocante e uno sguardo ammiccante”
E diranno ” era brutta”
E la donna tornerà strega, megera e tutto su di lei avrà un senso, persino lo stupro, l’umiliazione, il degrado.
Questo aveva statuito la Corte di Appello di Ancona con una sentenza del 2017 che aveva assolto due giovani accusati di stupro, condannati in primo grado.
”Poco bella per attirare sessualmente i suoi aguzzini, è più probabile che la giovane abbia inventato di sana pianta questa storia di violenza”
Motivazioni terribili in una sentenza di stupro dove la donna non è solo vittima profanata ma diviene bambola irrisa, derisa, mortificata.
Un collegio composto da tre donne aveva statuito nel senso dell’assoluzione per i due giovani accusati dello spregevole delitto.
Eppure gli esami ospedalieri sulla giovane peruviana avevano riscontrato lesioni compatibili con una violenza sessuale e nel sangue un elevato tasso di droga.
Ma per i giudici della Corte di Appello non era stupro.
Solo un giro di giostra per una donna infilzata come un pollo allo spiedo, per una troppo brutta, soprannominata il Vichingo, che avrebbe dovuto persino ringraziare che qualcuno si fosse degnato di profanare il suo altare altrimenti destinato a rimanere inviolato.
Tre donne con la meticolosità certosina delle donne quando vogliono fare male!
E trasformarono la vittima in un clown di un circo surreale in cui a ridere in un mondo che celebra il martirio della donna non resta più nessuno.
Lo stupro non è credibile perché la vittima è troppo brutta per essere stuprata.
Grave affermazione. Gravissima.
Assoluzione fu per i violentatori.
Chissà come ridevano al ricordo di quel maschio mancato che giaceva sotto di loro!
Chissà come brindavano l’assoluzione avendo solo ritenuto di avere fatto un’opera buona penetrando il corpo di quella brutta che mai avrebbe sognato le attenzioni di due baldi giovani!
Che stronza! Avrebbe dovuto ringraziare e invece li aveva denunciati.
E invece la bruttezza era un’esimente per loro!
“Ritenere che la mancata attrazione sessuale del presunto stupratore nei confronti della vittima possa rappresentare un elemento a sostegno della mancanza di responsabilità, credo debba essere evitato perché si rischia di appesantire lo stress cui la vittima è già sottoposta“, ha detto il procuratore generale della Corte di Appello di Ancona, Sergio Sottani, che ha impugnato la sentenza.
Con ordinanza di rinvio la Corte di Cassazione, ridando dignità alle aule giudiziarie, ha stabilito che il processo di appello vada rifatto e ha annullato quella ignominiosa sentenza che aveva fatto indignare e mobilitare tutta la società civile.
La giovane donna peruviana vittima due volte, degli stupratori e della stupidità bigotta, forse adesso potrà sperare nella giustizia.
Non la ripagherà delle sofferenze patite ma marchierà a vita chi della avvenenza ha fatto un vessillo giudiziario facendo fare alla storia e alla civiltà migliaia di passi indietro.