L’Ong Mediterranea ha presentato un esposto alla Procura di Agrigento contro il Vicepremier Matteo Salvini per il blocco navale operato nei confronti della Alan Kurdi
Migranti, la Ong di Luca Casarini denuncia il Ministro Salvini
Migranti, la Ong di Luca Casarini denuncia il Ministro Salvini
L’Ong Mediterranea ha presentato un esposto alla Procura di Agrigento contro il Vicepremier Matteo Salvini per il blocco navale operato nei confronti della Alan Kurdi.
Si è concluso con un nulla di fatto il caso Diciotti, per il quale il Tribunale dei Ministri di Catania aveva chiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio contro il Ministro Matteo Salvini, accusato di aver tenuto sotto sequestro i migranti a bordo della nave militare Diciotti.
Il Vicepremier era stato accusato per vari ipotesi deittuose, tutte decadute già in corso d’indagine.
Alla fine il Senato ha alla fine negato l’autorizzazione a procedere anche per l’ultima accusa rimasta in piedi quella di sequestro. L’alzata di accuse contro l’Esecutivo si ripete per il caso della Alan Kurdi, la nave battente bandiera tedesca che ha soccorso i migranti in difficoltà lungo le coste libiche e che si trova nel mare da giorni, in attesa di ricevere indicazioni su un porto sicuro. Sono in corso trattative tra Berlino e la Valletta, mentre l’Italia si è tirata fuori dai giochi, visto che anche in questo caso Salvini ha operato il blocco navale.
La storia si ripete, dicevamo, ma in forma diversa. Perchè ad accusare il Ministro questa volta non è la Procura ma dei privati cittadini, o quasi, Alessandra Sciurba, assistente legale della Ong Mediterranea – a cui appartiene la Mare Jonio attualmente sotto inchiesta – ha fatto sapere di aver presentato alla Procura di Agrigento un esposto – firmato anche da Cecilia Strada, figlia del fondatore della Ong Gino Strada – contro il Governo italiano.
“Sono da verificare le gravissime violazioni di leggi nazionali e convenzioni internazionali nel caso del blocco navale operato contro la Alan Kurdi al largo di Lampedusa, perché quelli erano ordini illegali”, si legge nella denuncia.
La Alan Kurdi, infatti, stava arrivando in Italia quando ha cambiato rotta. “Vuol dire che l’Italia difende i suoi confini. Mi piacerebbe che tutti i ministri avessero la stessa concretezza sbloccando cantieri, facendo ripartire opere pubbliche. Se invece di polemizzare si lavorasse di più, si sbloccassero i cantieri fermi, l’Italia sarebbe un paese migliore”, aveva detto Salvini annunciando il blocco navale.
Mediterranea denuncia Salvini
Contro l’Esecutivo, però, si scagliano nuovamente gli attivisti a capo delle operazioni di salvataggio. “Chiediamo di accertare se il divieto di ingresso in acque italiane, pur a fronte di un’evidente situazione di pericolo di vita e delle indifferibili esigenze di soccorso delle persone a bordo, sia atto illegittimo, contrario agli obblighi di assistenza e soccorso, che integra gli estremi di una condotta delittuosa e, nel caso a tal convincimento si addivenisse, identificare, perseguire e punire quanti ne risultino responsabili nelle indagini”, questo il testo firmato, oltre che dalla Strada, anche da Sandro Mezzadra,professore di filosofia politica dell’università di Bologna; Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci; Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci.
L’esposto, redatto con l’aiuto del team legale di Mediterranea che ha offerto supporto giuridico, è stato presentato ad una riunione tra gli equipaggi di terra e di mare, tenutasi al museo di arte contemporanea a Roma. “C’è una nave”, continua ancora il documento, “che ha salvato 64 persone ed è stata trattata dal governo italiano come una minaccia alla sicurezza nazionale. Vogliamo sia fatta luce sulla catena di comando e sulle procedure seguite per valutare la legittimità di queste scelte”.
Alessandra Sciurba sostiene che i Governi violino i diritti fondamentali, le previsioni costituzionali e il diritto del mare, e che si tende a criminalizzare la solidarietà operata dalle Ong. Pare anche che la Mare Jonio, finita sotto accusa proprio per le azioni controverse del comandante Pietro Morrone e del capo missione Luca Casarini, sia nel porto di Marsala pronta a partire a giorni. Saliranno a bordo anche alcuni parlamentari.
In altre parole la ong, coinvolta in un’inchiesta giudiziaria tutt’ora in corso, per vicende attinenti la propria imbarcazione, trova tempo e modo per denunciare un Ministro per mancato soccorso nei confronti di un’altra barca, la Alan Kurdi, appunto. Associazioni, centri sociali, parlamentari, amministratori locali, avvocati, docenti universitari, artisti e semplici cittadini hanno discusso, alla riunione, su come proseguire l’azione di “disobbedienza civile e obbedienza morale“. Le accuse non sembrano regersi in piedi, ma Mediterranea ci riprova, sia ad accusare il Governo – che non è l’unico, tra l’altro, a non voler farsi carico dei migranti – sia a legittimare azioni delle Ong non autorizzate.
Vogliono cambiare le politiche anti-migranti, attraverso iniziative di sostegno, mobilitazioni e offensive legali con poche possibilità di successo. “La direttiva Viminale, secondo cui la Libia sarebbe un porto sicuro, è carta straccia perché viola i codici marittimi e la convenzione Amburgo. E se recupereremo naufraghi vireremo poi sempre verso il porto sicuro più vicino”, si legge ancora nell’esposto.
Se davvero amate i migranti morite per loro
C’è molta confusione, voluta, nelle pretese della Ong. Perchè nessuno impedisce di salvare delle vite in mare, ma questo è cosa diversa dal diritto di sbarcare quelle persone dove si vuole. Esistono gli Stati. Nessuno vieta ai soccorritori di riportare le persone in Libia dopo averle salvate. Quel Paese è un’inferno? Bene, allora che i soccorritori scendano lì, a terra, e lottino perchè torni ad essere un Paese normale. Oppure vadano a salvare le persone sulla terra ferma perchè, se davvero sono tutti in pericolo per il solo essere sul suolo libico, gli altri non hanno meno diritto di vivere degli altri. Non esistono solo quelli che si avventurano in mare. Ma loro, i soccorritori, sono eroi di comodo. Se ne stanno a metà strada, a qualche miglia dalla costa, tra il porto che dovrebbe essere sempre aperto, per loro, e l’inferno della Libia. Non si sporcano le mani più di tanto. Scrivono tweet di rivendicazioni ed insulti – a Salvini, non ad altri, in realtà – ma non vogliono cambiare le cose nella terra che fu di Gheddafi. Così, dopo aver fatto gli eroi a mezzo servizio, fanno le vittime. E denunciano. Strane persone davvero. Nè calde nè fredde, scriveva San Giovanni.
Chiara Feleppa
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