La criminologa URSULA FRANCO : il movente dell’omicidio di Chiara Poggi
Sono in molti ad affidarsi a ciò che sentono dire in televisione, anche coloro che hanno delle responsabilità nei procedimenti di cui si “chiacchiera” sul piccolo schermo, in Italia si legge poco, è troppo impegnativo, la tradizione orale non è mai stata abbandonata e purtroppo le notizie che vengono diffuse dai media sono manipolate o frammentarie e vengono interpretate spesso in modo erroneo dagli pseudo esperti stipendiati dai vari programmi televisivi, programmi in cui nessuno è realmente interessato alla verità ed i conduttori appoggiano una tesi o un’altra a seconda del loro ritorno in termini di share, ne è la riprova l’assenza di contraddittorio.
Ogni azione ha un motivo, una causa che la determina, i moventi non sono assoluti ma sempre relativi, come si evince dalla casistica. Ciò che conduce un soggetto ad uccidere, in un altro può destare solo ilarità. Pensiamo ad un certo numero di soggetti omosessuali messi di fronte alla propria omosessualità ed alle loro possibili reazioni, reazioni che variano a seconda della loro età, dell’accettazione o meno da parte della famiglia d’origine, dell’ambiente in cui vivono, del grado di scolarizzazione, della religione di appartenenza, etc, etc.
Sono i disturbi della sfera sessuale di Alberto Stasi, ovvero le sue parafilie, il movente dell’omicidio. L’assoluzione di Stasi per il reato di detenzione e divulgazione di materiale pedo pornografico non cancella le sue perversioni. Nonostante l’assoluzione, nessuno può negare che nel computer di Alberto ci fossero files a contenuto pedopornografico né che Chiara avesse fatto ricerche sui pedofili, pertanto il movente dell’omicidio resta.
Chiara Poggi, con tutta probabilità, poche ore prima di venir uccisa, dopo aver affrontato per l’ennesima volta l’argomento, minacciò di rivelare a qualcuno i segreti inconfessabili del suo fidanzato, sul pc della stessa venne ritrovato, a conferma di questa ipotesi, il risultato di una ricerca sui pedofili.
Quella sera del 12 agosto, secondo la logica, Alberto non sarebbe andato a chiudere il cane tra le 21.59 e le 22.10 per poi tornare a casa di Chiara ed infine rientrare poco dopo per dormire a casa propria, avendo tra l’altro in programma di svegliarsi presto per lavorare alla tesi di laurea, Stasi quella sera aveva intenzione di dormire con la fidanzata, furono i dissidi con Chiara che lo indussero a tornare nella sua casa di via Carducci; Alberto Stasi ha mentito agli investigatori quando ha detto che non era sua intenzione restare a dormire da Chiara, lo ha fatto per nascondere la discussione, ovvero il movente dell’omicidio.
Uno dei due scenari qui sotto descritti seguì alla discussione tra Chiara ed Alberto:
Omicidio premeditato: Stasi dopo aver discusso con la fidanzata nelle prime ore del 13 agosto, forse di una promessa non mantenuta, ha lasciato casa Poggi, ha premeditato l’omicidio e al mattino si è recato dalla fidanzata con l’intenzione di ucciderla.
Omicidio d’impeto: Stasi dopo aver discusso con la fidanzata nelle prime ore del 13 agosto, forse di una promessa non mantenuta, ha lasciato casa Poggi, è tornato poche ore dopo per chiarire, per chiedere a Chiara di non “sputtanarlo” ma non è riuscito nel suo intento e per questo l’ha uccisa.
Stasi ha scelto di uccidere la fidanzata per non affrontare le conseguenze delle rivelazioni della Poggi, rivelazioni che lo avrebbero marchiato per sempre come un pervertito. Stasi ha ucciso per evitare di andare incontro alla disistima genitoriale, ad una eventuale temutissima punizione paterna e al probabile fallimento del suo progetto di escalation sociale, Stasi, nipote di un camionista, figlio della media borghesia benestante, sognava, infatti, un riscatto sociale ed era giunto quasi a laurearsi alla Bocconi, ad acquisire il titolo di dottore in una delle più importanti università italiane.
Alberto, dopo l’omicidio, ha fatto sparire l’arma usata per il delitto, l’assenza della stessa non ci permette di dire se egli abbia ucciso con premeditazione. Avvalora l’ipotesi dell’omicidio d’impeto la presenza della bicicletta di Stasi, la Umberto Dei Milano, all’esterno della casa della vittima, se Alberto fosse andato da Chiara con l’intenzione di ucciderla, avrebbe quantomeno nascosto la sua bicicletta nel giardino di casa Poggi.
Il giorno dell’omicidio Stasi non si recò da Chiara con una bici nera da donna ma con la sua Umberto Dei. Stasi, dopo aver commesso l’omicidio, gettò gli abiti e le scarpe insanguinate, si lavò e pulì la bicicletta Umberto Dei con la quale si era mosso quella mattina. Alberto, dopo aver fatto il possibile per eliminare ogni traccia del reato, non fu capace di resettarsi, quando, dopo le 13.30, tornò in via Giovanni Pascoli, non entrò nella villetta dei Poggi per non sporcarsi, la scena che descrisse agli inquirenti la conosceva perfettamente per averla vista in precedenza.