CUPPARO: ASSESSORE INOPPORTUNO?
Infrastrutture: il costruttore re degli appalti pubblici
L’ombra di un pesante conflitto di interessi ha fatto calare il buio sull’esecutivo del governatore Bardi. I problemi di presunta incompatibilità, o comunque di evidente inopportunità politica, ostruiscono, sulla carta, l’ascesa di Franco Cupparo (FI) nella Giunta Bardi. Tra incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità ai vari livelli istituzionali, le sfumature tecniche costituiscono ampia e complessa materia di analisi. Le più o meno stringenti maglie normative lasciano sempre qualche buco in cui il politico di turno, come il caso di Cupparo, prova a infilarsi per tentare di sfuggire alla tagliola dell’incompatibilità. Non è detto, però, che le manovre abbiano esito positivo. Il caso Cupparo ha dei riferimenti che facilitano la perimetrazione della questione. La sua impresa, la C&P, stringendo all’essenziale il vasto oggetto sociale della stessa, partecipa a gare ed appalti per l’esecuzione di qualsiasi lavoro edile o stradale, pubblico e privato, senza limitazione di sorta e su tutto il territorio nazionale. La C&P opera poi anche nel settore degli impianti e strutture di depurazione e finanche in quello dello smaltimento di rifiuti solidi urbani. Il neo eletto consigliere regionale Franco Cupparo è tra i designati di Bardi, sulla carta, che comporranno la Giunta regionale. Cupparo non andrà a un assessorato qualsiasi. Ma proprio, se i rumors troveranno conferma, a quello Trasporti e Infrastrutture. Riceverebbe, così, le deleghe per lo stesso settore nel quale opera l’azienda di famiglia che cerca di fare profitti con gli appalti pubblici. L’imprenditore-politico ha pianificato l’obiettivo predisponendo le sue mosse in modo tale da arrivare preparato al grande giorno. A dicembre scorso, a un passo dalla consegna della candidatura per le regionali ha ceduto, sarebbe interessante capire a che titolo, ma ci torneremo, la società a terzi. I quali, come risulta dai documenti conservati alla Camera di Commercio della Basilicata, si fa fatica a definirli terzi. I terzi in questione sono due: i figli di Cupparo, Antonio e Niccolò. Antonio, nello specifico, è il presidente del Consiglio di amministrazione che ha sostituito il padre, Franco, come rappresentante della C&P. Il cambio non si può certo dire che sia avvenuto in tempi non sospetti. Fino all’altro ieri, Cupparo ha operato negli appalti pubblici del settore infrastrutture e oggi passerebbe da una parte all’altra del banco, da privato in cerca di profitti, ad assessore che stabilisce appalti con il privato guadagno. Per Cupparo è tutto normale perchè un attimo prima dell’elezione ha ceduto il suo ruolo a terzi. La cessione ai figli è sintomatica della continuità gestionale dell’azienda sul modello familiare. Che i terzi poi siano i figli non può non essere dato indicativo che direttamente o indirettamente, per una sorta di “consulenza paterna”, Cupparo può pianificare ancora il futuro aziendale. Può bastare una cessione avvenuta non in tempi non sospetti e in favore di discendenti diretti bastare a Cupparo per eludere l’incompatibilità? Se anche lo fosse formalmente, sostanzialmente no. È naturale che Cupparo, come padre di Antonio e Niccolò, riceva una parte dei guadagni che l’azienda di famiglia accumulerebbe qualora risultasse affidataria di appalti pubblici regionali nel settore in cui il genitore è l’Assessore in Regione. Non può scemare fino a estinguersi l’oggettivo interesse di Franco Cupparo a proteggere, legittimare e consolidare gli affari di famiglia. Residuerebbe, da qui l’insanabile sostanzialmente citato, il personale interesse e vantaggio patrimoniale di Cupparo rispetto all’attività lucrativa dei figli. Del resto è lo stesso Cupparo che lo ammette. Basta consultare il sito personale creato per la campagna elettorale delle regionali. Nella presentazione l’eletto di Francavilla scrive a chiare lettere: «Sono titolare della C&P dal 1986». Se oltre la prova, serviva una prova provata anche questa è servita