Attualità

EOLICO,IL GOVERNO IMPUGNA LA LEGGE REGIONALE

Il Ministro blocca il raddoppio della potenza delle pale

Il Ministero per gli affari regionali le Autonomie, Erika Stefani, ha impugnato l’ultimo «regalo» alle cosidette lobby del vento del Consiglio regionale uscente che a distanza di pochi giorni dal nuovo voto in regione aveva aumentato la potenza nominale eolica installabile da 891 MW a 1.962 MW, senza limiti temporali e fino all’approvazione del nuovo piano.
Una scelta che aveva scatenato i malumori dei lucani, considerato che la legge in questione, quella del 4 marzo 2019, era stata approvata come detto pocanzi due settimane prima del voto per il rinnovo Consiglio regionale. Una scelta più che discutibile considerato che la legge tratta uno dei temi più caldi della Basilicata.
A portare l’attenzione del Ministero sulla questione del raddopio è stata un’interrogazione a prima firma del senatore lucano M5S Arnaldo Lomuti.
«Di fatto -fa sapere il senatore Lomuti- il ministro ha accolto le nostre osservazioni e la nostra richiesta di impugnare la legge regionale che aveva diversi limiti. A partire da quello di essere stata emanata in regime di prorogatio, in una fase politica regionale convulsa, che ha registrato diverse violenze amministrative a danno della Basilicata stessa, dei suoi cittadini e dell’ambiente lucano. Già danneggiato nelle sue orografie paesaggistiche da una densità di pale eoliche altissime, se consideriamo che sono stati realizzati 1400 aeromotori in 10.000 kmq di estensione regionale, inquinando tutti i profili montani della catena appenninica lucana».
«La legge regionale -conclude il portavoce cinque stelle- è strumentale a una certa visione più affarista che ambientale dell’energia rinnovabile: non solo era perversa nei suoi intenti, ma è anche incostituzionale perché viola gli articoli 117 e 123 della Costituzione italiana, che regolano le norme in materia energetica del Paese e la stessa disciplina delle eventuali fasi di prorogazio regionali. Oltre a farsi un baffo degli articoli 25 e 54 dello Statuto regionale, rasentando anche il ridicolo, dato che è un codice scritto da loro stessi”.

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