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TUTTI SCRIVONO A VITO BARDI, anche Enrico Mazzeo Cicchetti ex consigliere regionale

La storia di questa Regione ci dice che ritornano sempre elementi condizionanti: invadenza dei partiti, opportunismi, consiglieri interessati. Dire dei NO, decisi, è la premessa indispensabile alle buone pratiche ed alla difesa dell’interesse generale, nonché percorso spesso obbligato per riaffermare il rispetto delle regole e la trasparenza.

Enrico Mazzeo Cicchetti

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE VITO BARDI
13 maggio 2019

Sig. Presidente,
all’indomani della nomina della Giunta Regionale, avverto la necessità di scrivere, come in altre occasioni, per dare un contributo, in una fase storica che reputo cruciale per la nostra Regione.
Non ho avuto il piacere di conoscerla personalmente, tuttavia ho registrato sulla sua persona, diffusi attestati di stima. Tale considerazione ha amplificato le aspettative e le speranze, in una difficile e complessa crisi della Basilicata, che coinvolge aspetti economici, sociali, morali e persino identitari.
La crisi profonda del Centrosinistra, nazionale e locale e la sua persona, hanno fatto accantonare, a molti, le appartenenze ed una visione di parte dei problemi e delle loro soluzioni, facendo prevalere, invece, la necessità di un cambiamento, rispetto ad una classe politica allontanatasi da molti valori fondanti della sinistra e dell’area democratico di ispirazione cattolica.
I partiti del Centrosinistra, purtroppo, si sono trasformati in una oligarchia sempre più “raggrinzita”, senza riferimenti ideali, che ha occupato le Istituzioni e la società, “cannibalizzando” ogni dissenso, invece che aprirsi realmente a nuove energie e nuovi stimoli culturali.
In questo scenario, degenerato, la sua estraneità alle vicende politiche del passato, il suo distacco dalle dinamiche partitiche recenti, le possono consentire un punto di vista più vicino a quello dei cittadini, diventando un valore aggiunto.
Entrando nel vivo della sua azione istituzionale, prenderà atto che la Basilicata attraversa una fase di difficoltà in tutti i settori strategici, a causa dell’inadeguatezza, per decenni, di un governo vero dei bisogni, delle risorse naturali, delle “vocazioni” dei territori e di una visione strategica complessiva. La crisi del lavoro e quella dello spopolamento, anche per migrazione intellettuale, sono solo gli effetti ultimi di un’assenza colpevole di misure di programmazione di lungo respiro.
La gestione del potere ha delegato, troppo spesso, a chi “viene dopo” la soluzione dei problemi che, negli anni si aggravavano. È un rischio che questa volta bisogna esorcizzare.
L’agricoltura sopravvive, per una parte rilevante, grazie a contributi erogati “a pioggia” con finalità prevalentemente clientelari, senza una visione di sviluppo competitiva, scientificamente supportata. La sanità, al netto di ogni trionfalismo ed autoassoluzioni, registra, da anni, una situazione allarmante: un quarto dei lucani si cura fuori regione, un terzo dei malati oncologici disdegna le nostre strutture, nonostante una rete ospedaliera tra le più fitte d’Italia, rispetto alla popolazione. Una quota importante dei lucani rinuncia a curarsi per varie difficoltà.
L’attacco indiscriminato e, spesso, interessato, alle risorse ambientali e paesaggistiche, ha prodotto danni per molti versi irreversibili o, comunque, che ipotecano i prossimi decenni. I limitati controlli sulle estrazioni petrolifere, l’omessa protezione delle falde acquifere, l’eolico selvaggio, la mancata bonifica dei siti industriali inquinati, sono gli esempi più eclatanti di un fallimento delle istituzioni regionali. Le royalties, risorse per indennizzare i danni e per creare sviluppo alternativo a quello impedito o danneggiato dal petrolio, sono diventate la “droga” del sistema economico lucano. Senza di esse non si erogano servizi basilari. Proprio come avviene per l’utilizzo umana di droghe: una volta assunta diventa indispensabile per le funzioni vitali.
Provi ad immaginare un bilancio senza le royalties, come è la regola prevalente delle regioni italiane.
Durante la campagna elettorale, per una serie di dinamiche e per la individuazione di candidature “all’ultimo minuto” non si è parlato adeguatamente di “programmi” e di risoluzioni, salvo qualche eccezione. Oggi è il momento di parlarne, di costruire una “agenda di lavoro” puntuale, non solo nei tempi, ma soprattutto chiara nell’indicare risposte nel breve, medio e lungo periodo.
Nessuna azione di governo potrà essere efficace senza analisi complete ed approfondite delle complesse criticità dei sistemi produttivi e dei servizi. Criticità spesso negate ed offuscate dai toni trionfalistici e dal “tuttappostismo” dei predecessori.
Nessun nuovo posto di lavoro potrà essere prodotto se i settori strategici sopra citati non vivranno una nuova stagione, in aggiunta allo sviluppo delle infrastrutture, al rilancio compatibile delle attività produttive ed imprenditoriali, alla stabilizzazione ed implementazione del turismo, partendo dell’adeguamento della burocrazia regionale.
Pensi a quanti nuovi posti di lavoro potrebbe esserci in una agricoltura che cresce sul mercato, ad una sanità che impegni gli ingenti fonti che paga ad altre regioni per sviluppare le proprie strutture, ad una campagna di tutela dei territori e del patrimonio abitativo, ad una rete tecnologica che consenta ai giovani di vivere in Basilicata lavorare di fatto nel mondo.
Il riconoscimento di “Matera 2019” è un’occasione di sviluppo e di occupazione da cogliere, anche per rilanciare l’intera identità regionale, superando risibili contrapposizioni e diffidenze del passato che condizionano il futuro. Le nuove generazioni, formate in una cultura europea, non possono essere educati a “restaurare” atavici steccati territoriali. La Basilicata si sviluppa unitariamente, per la sua specificità nello scenario europeo.
Mi permetto solo di suggerire un percorso di approfondimento dei problemi, con la elaborazione delle possibili soluzioni, organizzando eventi di studio ed approfondimento, con esperti di settore, che non siano le logore passerelle degli anni passati, ove le “autoreferenzialità incrociate”, le cerimonie di saluti e benvenuti trasformavano occasioni di lavoro in passerelle di sedicenti esperti.
Solo dalla verità delle analisi può nascere la giusta “terapia” per i problemi. Mettiamo fine alle politiche delle mistificazioni, degli annunci senza contenuti, dei comunicati stampa propagandistici. Anche questo, oltre al noto “familismo amorale” ed alla gestione “tribale” del bene comune, ha contribuito al tracollo della nostra Regione.
La nostra generazione ha il dovere di iniziare a rimediare, per quanto possibile, ai danni fatti e contribuire ad un percorso di rigenerazione, per promuovere un sano tessuto sociale, libero da condizionamenti.
I giovani e le donne che si sono candidate alle elezioni scorse sono un segnale importante di crescita e di volontà di affrancamento dai “riti” del passato. Facciamo in modo che non si sprechi anche questa legislatura e che il vento della speranza gonfi le vele dello sviluppo.
La storia di questa Regione ci dice che ritornano sempre elementi condizionanti: invadenza dei partiti, opportunismi, consiglieri interessati. Dire dei NO, decisi, è la premessa indispensabile alle buone pratiche ed alla difesa dell’interesse generale, nonché percorso spesso obbligato per riaffermare il rispetto delle regole e la trasparenza.
Auguro buon lavoro a lei ed a tutti i componenti della Giunta Regionale.

Enrico Mazzeo Cicchetti
Ex Consigliere Regionale

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