OMICIDIO DI LIDIA MACCHI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: STEFANO BINDA COME JOSEPH K., PROTAGONISTA DE “IL PROCESSO” di KAFKA
La criminologa Ursula Franco, che è consulente della difesa dal luglio 2018, ha così risposto alle nostre domande:
OMICIDIO DI LIDIA MACCHI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: STEFANO BINDA COME JOSEPH K., PROTAGONISTA DE “IL PROCESSO” di KAFKA
La criminologa Ursula Franco si è occupata di casi importanti, dalla morte di Elena Ceste a quella di Maria Ungureanu, nel luglio scorso ha fornito una consulenza alla difesa di Stefano Binda, condannato in primo grado all’ergastolo per un omicidio avvenuto 32 anni fa, quello di Lidia Macchi, uccisa il 5 gennaio 1987 nel bosco di Cittiglio (Varese).
Stefano Binda è stato accusato dell’omicidio nel 2016 e arrestato, due anni dopo è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Milano.
Il processo d’Appello si terrà l’11 e il 18 luglio 2019.
Nei giorni scorsi, il Tribunale della Libertà ha rigettato l’istanza di revoca o sostituzione della misura cautelare presentata dalla difesa di Binda, avvocati Patrizia Esposito e Sergio Martelli, alla luce dalla condotta irreprensibile tenuta da Binda nei tre anni di carcerazione preventiva e dell’assenza di esigenze cautelari.
Nell’aprile scorso, l’avvocatessa Patrizia Esposito aveva dichiarato: “Per quanto sia un detenuto modello, in carcere funge da bibliotecario e si occupa dello sportello amico, tre anni di carcere si stanno facendo sentire. Da quando fu arrestato avrà perso una trentina di chili”
La criminologa Ursula Franco, che è consulente della difesa dal luglio 2018, ha così risposto alle nostre domande:
- Dottoressa Franco, è stato Stefano Binda a scrivere la famosa lettera “IN MORTE DI UN’AMICA” ai genitori di Lidia?
No. Binda non solo non è l’autore della lettera ma quella lettera non è stata scritta dall’assassino. La corretta ricostruzione dei fatti permette di escluderlo senza ombra di dubbio. L’omicidio di Lidia non fu un omicidio sessuale. Chi scrisse la lettera riportò l’ipotesi della prima ora diffusa dai familiari e dai giornali, un’ipotesi errata. Lidia fu uccisa da un predatore violento che non si intrattenne sessualmente con lei, né prima, né dopo l’omicidio.
- Dottoressa Franco, chi ha ucciso la Macchi?
Il nome dell’assassino di Lidia non è agli atti. In omicidi così vecchi solo una eventuale prova scientifica capace di collocare senza ombra di dubbio un indagato sulla scena del crimine permette di attribuirgli la responsabilità del reato. E’ però necessario che a monte si possa contare su una ricostruzione dell’omicidio impeccabile, è da lì che bisogna partire. In questo caso in specie, nonostante le lacune investigative, con tutta probabilità si sarebbe potuto isolare il DNA dell’omicida sugli abiti di Lidia ma gli stessi sono stati distrutti. Aggiungo che, proprio perché non è stato isolato il DNA dell’assassino di Lidia, non si può pensare di escludere il coinvolgimento di Giuseppe Piccolomo sulla base del confronto del suo DNA con quello ritrovato sulla busta della lettera che, ripeto, non fu scritta dall’autore dell’omicidio. Voglio ricordarle che Piccolomo, che ha commesso due omicidi in tempi diversi (2003 e 2009) e per i quali è stato condannato all’ergastolo, confessò alle figlie l’omicidio della Macchi.
- Lo sperma raccolto durante le prime indagini e poi scomparso apparteneva all’assassino?
Lidia non ha avuto rapporti sessuali con chi l’ha uccisa pertanto quello sperma non avrebbe permesso di identificare il suo assassino ma, se attribuito al suo donatore, avrebbe evitato che si seguisse la pista errata dell’omicidio sessuale.
- Dottoressa che può dirci della superteste Bianchi?
Patrizia Bianchi non è una superteste ed il povero Stefano Binda è vittima di un errore giudiziario. La sua vicenda è equiparabile a quella del protagonista de “Il Processo” di Franz Kafka.