OMICIDIO GRIECO: L’ASSASSINO CONFESSA
D’Elia l’ha ucciso in un agguato mafioso che doveva essere un bagno di sangue
Dai Basilischi degli anni novanta a oggi la criminalità lucana non ha mai smesso di uccidere. Il 27 maggio più che un imboscata a u professor Antonio Grieco, ucciso con modalità mafiose, ciò che era stato programmato nel bosco “Difesa San Biagio” a Montescaglioso doveva essere un vero e proprio bagno di sangue. L’assassino di Grieco è Giuseppe D’Elia, scarcerato nel 2018 e affidato ai servizi sociali, il cui arresto è stato confermato anche sulla base della confessione fatta. A ricostruire tassello per tassello l’incredibile dinamica dei fatti il procuratore capo di Potenza, Curcio, con il magistrato inquirente, Piccininni, e i capi della Squadra mobile di Potenza e Matera. Su quella che poi sarebbe diventata la scena del crimine vi erano molte persone di diversi clan lucani che si erano dati appuntamento nel bosco per un regolamento di conti legato al traffico di armi e droga, ovvero ad altri sgarri presunti tali. Da una parte i sicari, armati di fucile e pistola, dall’altra le vittime predestinate, tra cui Grieco. Per u professor non c’è stato scampo. Attinto da plurimi colpi di arma da fuoco, lo stesso è stato poi definitivamente ucciso, come nelle più classiche esecuzioni mafiose, con colpo di grazia alla nuca. Il cadavere poi è stato fatto rotolare per un dirupo profondo oltre 40 metri. L’altra vittima, di cui gli inquirenti non possono rivelare l’identità, invece è riuscita a fuggire. Non è tutto, c’è dell’altro. Perchè sfuggito miracolosamente all’agguato e riparatosi in un rifugio improvvisato ha inciso, quasi come fosse un testamento pensando di non sopravvivere, i nomi di quelli che oltre ad avere ucciso già Grieco pensava dovessero essere anche i suoi assassini. Queste e altre tracce sono state trovate e repertate dagli investigatori che sono giunti sul luogo quasi nell’immediato non perchè qualcuno li avesse chiamati, ma seguendo degli input investigativi la cui origine è in altre inchieste sulla malavita lucana. Gli stessi input che hanno portato alla cattura del sicaro di u professor: Giuseppe D’Elia di Montescaglioso. Si era nascosto, insieme alla moglie, nella casa di un “collega”. E’ stato catturato nelle campagne di Rionero in Vulture in casa di Raffaella Asquino, arrestata per favoreggiamento, che è la moglie di Donato Prota. Prota, affiliato al clan Delli Gatti, è attualmente detenuto perchè condannato anche in Appello per l’omicidio di Bruno Cassotta. Mentre il sicario D’Elia è un esponente dello storico clan Zito-D’Elia di Montescaglioso, contrapposto al gruppo facente capo a Alessandro Bozza, espressione lucana del clan “Modeo” di Taranto, e aveva aderito sul finire degli anni ’90 al nascente progetto criminale dei Basilischi, diventando riferimento territoriale della cellula autoctona operante nella zona di Bernalda e Montescaglioso.