VALVANOPOLI: IL SINDACO HA PARLATO
Melfi, dal Gip interrogatorio di garanzia anche per il presidente del consiglio Simonetti
Il sindaco di Melfi, Livio Valvano, e il presidente, in quota Partito democratico, del consiglio comunale, Luigi Simonetti, si sono presentati al Tribunale di Potenza per svolgere l’interrogatorio di garanzia dinanzi al Gip. Entrambi hanno ricevuto la misura cautelare del divieto di dimora a Melfi ed entrambi sono stati sospesi dall’incarico dal Prefetto del capoluogo. Complesso, è durato circa due ore, e articolato, da quanto si è potuto apprendere, l’interrogatorio di Valvano sull’inchiesta riguardante le aggiudicazioni di appalti “cuciti su misura”, e pertanto per l’accusa illegittimi, in favore della cricca di imprenditori amici, nonchè gli affidamenti professionali, a un geometra e due ingegneri. Valvano oltre a rispondere alle contestazioni, dichiarandosi completamente estraneo ai reati a lui addebitati, avrebbe fornito ampia produzione documentale che smentirebbe il castello accusatorio. In più avrebbe rimarcato come il suo ruolo di sindaco non contemplasse interferenza alcuna nella parte tecnica degli appalti contestati, dal disciplinare di gara, alla pubblicazione dei bandi, fino alle aggiudicazioni. Non avrebbe negato le interlocuzioni con gli imprenditori, ma fornendo la sua versione interpretativa dei fatti, come nel caso delle luminarie di Natale per l’avvio del Centenario a Melfi, Valvano avrebbe escluso categoricamente sia l’aver concordato prezzi, clausole dell’appalto e offerta e sia di aver favorito illegalmente alcuni imprenditori a discapito di altri. La ditta vincitrice R.b.r Light aveva svolto analogo servizio nei due anni precedenti e dato che serviva un progetto diverso, e i tempi erano stretti per via delle autorizzazioni della Sovrintendenza, gli interfacciamenti sarebbero riconducibili a una sorta di consulenza informale su aspetti generali e non tecnici dell’appalto. Sono attesi ulteriori aggiornamenti in base alla decisione del Gip, su Valvano e Simonetti, accusato anche di corruzione elettorale, per l’accusa si è fatto “comprare” con 70 voti, sulla revoca o meno del divieto di dimora a Melfi