Quella che sembra delinearsi è la riduzione di alcuni danni che questo decreto legge sembrava dover produrre, o quanto meno una loro posticipazione. E non stupisce questo processo di interpretazioni -direi “tutelanti”- rispetto a norme redatte in modo sbrigativo e che sono entrate in conflitto con diritti sovraordinati (costituzionali e derivanti da norme internazionali). Il che lascia pensare, se questo primo orientamento dovesse essere confermato, che sia possibile che l’accoglienza, così come l’abbiamo conosciuta negli anni scorsi, possa e debba continuare ancora.
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