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L“ARBERIA” DEL POLLINO CALABRO-LUCANO ARRIVA NEI CINEMA

Il film, prima opera di Francesca Olivieri, sul ritorno alle radici arbëreshë

di Leonardo Pisani

Un antico legame c’è tra la Basilicata e la “Terra delle Aquile”, dal tempo dell’Epiro e le battaglie di Pirro con i suoi “buoi lucani”, gli elefanti, così chiamati dagli impauriti legionari romani, che mai avevano visto quei mastodontici animali. O Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno e Re d’Epiro, che trovò la morte ucciso da un guerriero lucano a Pandosia, antica città greca situata nei pressi dell’attuale Anglona di Tursi. O Elena degli Angeli, la sfortunata moglie di Manfredi di Svevia, figlia del deposta D’Epiro Michele II, Alessandro I d’Epiro, le leggende popolari dicono che ancora vaghi nel castello di Lagopesole. Un braccio di mare, appena, che separa le due coste dell’Adriatico, i flussi ci sono sempre stati, da una parte all’altra, anche i tentativi di conquista dei Normanni di Melfi con Il Guiscardo e Boemondo. Antico rapporto tra l’Italia del Sud e quella terra di fieri soldati.  Arbëria, fino al XVI indicava la terra balcanica degli Albanesi, ora indica altro, indica quei discendenti di Stratioti dell’Albania, che nel corso di secoli arrivarono in Italia. Furono il baluardo cristiano all’avanzare degli Ottomani, da parte del “defensor fidei” e “atleta Christi”, Giorgio Castriota Scanderbeg ma poi ci fu la   conquista del Regno d’Albania da parte dell’Impero ottomano nel 1478. Allora iniziarono ancora più massicciamente le emigrazione dall’Adriatico, prima come mercenari per i re Aragonesi, lo stesso Scanderbeg aveva aiutato re Ferrante nella congiura dei Baroni, nata nel castello di Miglionico, in terra lucana. Migrazioni sino ai tempi di Re Ferdinando IV di Borbone, che crearono la attuale Arbëria, le comunità degli albanesi d’Italia, un variegato microcosmo che trova cuore sia nel Vulture che nel Pollino calabro-lucano.

Appunto Arbëria”, un docufilm della opera prima della regista calabrese Francesca Olivieri, che  si è formata a Bologna, dove si è laureata in Discipline Semiotiche e ha iniziato a lavorare sui set come aiuto regista. Ha continuato la sua formazione professionale in Francia, dove ha affiancato documentaristi e registi televisivi. Si è avvicinata alla scrittura e alla regia frequentando la scuola di Marco Bellocchio. Un docufilm di 80 minuti  che indaga i legami forti e l’eredità culturale delle comunità arbëreshë che ancora sopravvivono in alcuni piccoli borghi di Calabria e Basilicata.Attraverso gli occhi della protagonista Aida, la regista – la cui famiglia ha origini nel piccolo borgo arbëreshë di Santa Caterina Albanese – vuole affrontare il tema della riscoperta delle proprie origini e, soprattutto della ricucitura degli strappi con essa e i suoi stringenti vincoli. Il film non racconta solo le vicissitudini della protagonista, ma si fa carico anche del ricordo di un’intera comunità, quella degli arbëreshë, che ha dato origini al territorio dell’Arbëria e la cui cultura oggi rischia di scomparire sotto il peso di una omologante cultura globale.È un conflitto tra tradizione e modernità quello attraversato dalla protagonista del film all’interno di questa aerea geografica e sentimentale, l’Arbëria, che di fatto non esiste. La donna vive una vera nostalgia dell’appartenenza, un sentimento comune dei tempi moderni che paralizza il presente e sterilizza il futuro di molti, sempre alla costante ricerca di se stessi e della propria identità.Il film è prodotto dalla Open Fields Productions, in collaborazione con Lucana Film Commission e Calabria Film Commission, con il sostegno di MiBAC e Siae nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina”, con il supporto di Bcc Mediocrati e Echoes.

Arbëria è distribuito dalla Lago Film, nuova realtà cinematografica calabrese. A interpretare il difficile ruolo di Aida è Caterina Misasi, attrice romana di origini calabresi nota al grande pubblico per le sue partecipazioni sul piccolo schermo in “Un Medico in Famiglia”, “CentovetriSul set di Arbëria, a Caterina si sono affiancati la giovane co-protagonista Brixhilda Shqalsi, attrice di origini albanesi, Carmelo Giordano, Anna Stratigò, Mario Scerbo, Alessandro Castriota Scanderbeg, Fabio Pappacena, Antonio Andrisani. Grande entusiasmo ha prodotto anche la presenza della giovanissima e talentuosa interprete Denise Sapia. Dopo la distribuzione in 12 sale della Calabria;  il successo alla Casa del Cinema di Roma, dove in occasione delle “Giornate del Cinema Albanese“ (dal 31 maggio al 2 giugno scorsi) è stato necessario allestire una doppia proiezione  per consentire l’ingresso a tutto al pubblico in fila; e dopo il Premio del Pubblico al Dea Open Air International Film Fetivale di Tirana, Arbëria continua la sua diffusione. Alla proiezione al Don Bosco di Potenza, e alla seconda giornata di Matera il 18 giugno  saranno presenti Francesca Olivieri e il direttore della Lucana Film Commission, Paride Leporace; i produttori della Open Fields e il distributore, Lago Film. Alla proiezione del 13 giugno, a Melfi ci saranno invece Donato Michele Mazzeo, presidente dell’associazione “Basilicata Arbëreshë” e Giampiero Francese regista del film “Luci su Tirana” e gestore del Cine Teatro Ruggiero. Il film – che racconta il ritorno alla origini da parte di Aida, una giovane donna arbereshe, intraprendente e autonomia, che deve fare i conti con la propria identità sociale e culturale – è un film molto lucano, non solo per la presenza, in Basilicata, di diverse comunità arbëreshe, ma anche per il sostegno che ha ottenuto della Lucana Film Commission attraverso il Bando Lu.Ca. (finanziamento condiviso delle Regioni Basilicata e Calabria) e, soprattutto per il cast artistico e tecnico che lo ha realizzato:  Antonio Andrisani (nel ruolo di “Giordano”, compagno della protagonista, interpretata da Caterina Misasi);  Fabio Pappacena (ruolo “Vincenzo”, ex amante della protagonista); Giuseppe Ricciardi (costumista); Cristian Auricchio (assistente costumista e arredatore); Davide Laguardia (reparto fotografia); Robert Lani (coreografo); Marica Montemurro (storyboard). Inoltre, alcune scene in esterna sono state girate ad Aliano, sui Calanchi e nelle zone della Basentana. Mentrre a Melfi sono stati effettuati i casting ai quali hanno partecipato circa 200 persone.

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