PROCESSO A STEFANO BINDA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: E ORA SI FACCIA AVANTI L’UOMO CHE INCONTRÒ LIDIA QUEL POMERIGGIO
L’avvocato bresciano Piergiorgio Vittorini è un vero super-testimone. La sua testimonianza farà crollare l’impianto accusatorio. Binda non scrisse quella lettera, sulla quale, peraltro, è stato isolato un DNA che, naturalmente, non è quello di Binda
PROCESSO A STEFANO BINDA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: E ORA SI FACCIA AVANTI L’UOMO CHE INCONTRÒ LIDIA QUEL POMERIGGIO
Nel caso Macchi è successo un fatto straordinario, la Corte d’Assise d’appello di Milano ha accolto l’eccezione preliminare presentata dagli avvocati Patrizia Esposito e Sergio Martelli annullando così l’ordinanza che aveva messo l’avvocato bresciano Piergiorgio Vittorini nelle condizioni di tacere riguardo all’autore di “In morte di un’amica”, la lettera-poesia attribuita a Binda dalla Procura Generale di Milano e dai giudici del primo grado, lettera che, invece, sarebbe stata scritta da un cliente di Vittorini.
La criminologa Ursula Franco, che lo scorso anno ha fornito una consulenza alla difesa di Binda, ci ha concesso una nuova intervista.
- Dottoressa Franco, cosa pensa della convocazione dell’avvocato Vittorini per l’udienza di oggi, 18 luglio, del processo a carico di Stefano Binda, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi?
L’avvocato bresciano Piergiorgio Vittorini è un vero super-testimone. La sua testimonianza farà crollare l’impianto accusatorio. Binda non scrisse quella lettera, sulla quale, peraltro, è stato isolato un DNA che, naturalmente, non è quello di Binda ma appartiene, invece, all’autore della stessa. Aggiungo che, a questo punto, dovrebbe farsi avanti un altro super-testimone, l’uomo che incontrò Lidia nel pomeriggio del giorno della sua morte, tra le 17.00 e le 18.00, poche ore prima che venisse uccisa.
- Dottoressa, perché sarebbe importante la testimonianza di questo signore?
Perché, finalmente, smonterà l’errata ricostruzione dell’omicidio fatta dai primi inquirenti e mai sottoposta ad un’analisi critica. La Macchi fece salire in auto il suo assassino e fu uccisa, pochi minuti dopo, appena raggiunto il bosco di Sass Pinin; nulla lascia pensare che la Macchi e l’omicida si conoscessero ma, soprattutto, Lidia non si intrattenne sessualmente con l’assassino, né volontariamente, né sotto minaccia, è un dato che emerge con forza dalle studio degli atti.
- Dottoressa Franco, spieghi perché l’autore della lettera-poesia e l’uomo che Lidia incontrò quel pomeriggio non si sono mai presentati in procura?
Perché gli inquirenti ritengono che la lettera-poesia sia stata scritta dall’assassino e che anche lo sperma isolato dal corpo di Lidia fosse appartenuto a lui. Nulla di più sbagliato, è proprio l’errata ricostruzione dei fatti che ha impedito di risolvere il caso.