CONSORZIO DI BONIFICA: SCANDALO PASQUARETTA
Affidamento diretto di Musacchio: la Procura apre l’inchiesta, lui la “liquida”
Adesso i soldi per l’affidamento diretto all’indagato Luca Pasquaretta, il Consorzio di Bonifica della Basilicata li ha trovati tutti. Mancava ancora la «somma residuale» di «7mila e 179 euro» per mettere al sicuro la consulenza per la realizzazione dell’Ufficio “Comunicazione istituzionale” del Consorzio che l’amministratore unico dello stesso, Giuseppe Musacchio, in «urgenza» aveva affidato, nel dicembre dell’anno scorso, al «già noto all’Amministrazione», scrisse proprio così, Pasquaretta. La Procura ha aperto l’inchiesta su questo affidamento per turbativa d’asta e Musacchio ora la “liquida”. L’incarico in scadenza il 31 luglio si sarebbe svolto per un periodo indicativo di circa otto mesi. Il Consorzio chiuse l’accordo con «la figura professionale esterna» Pasquaretta per 20mila euro, oltre Iva e Cassa. Ma nell’atto del conferimento diretto dell’incarico il Consorzio aveva individuato la copertura solo per 14mila euro. Adesso, invece, Musacchio ha concluso la pratica stabilendo «di poter assumere un impegno di spesa nei limiti della differenza, pari a 7 mila e 179 euro per la corresponsione del residuo importo in favore del professionista incaricato» Luca Pasquaretta. Lo scandalo Pasquaretta è scoppiato, tra gennaio e febbraio scorso, lontano dai confini lucani: a Torino. Città nella quale il lucano di Forenza ha svolto anche l’incarico di portavoce del sindaco del Movimento cinquestelle Chiara Appendino. Il caso della consulenza lucana si inserisce nelle inchieste degli inquirenti piemontesi quasi a chiusura del cerchio di un impianto accusatorio diversificato ma che può essere globalmente inteso. Pasquaretta già indagato per peculato nella vicenda del Salone del libro per via di una prestazione da 5 mila euro che però il lucano non avrebbe mai svolto in quanto per la Procura quel lavoro fu «inesistente». Poi c’è il caso della presunta estorsione dopo le dimissioni. Pasquaretta avrebbe, per l’accusa, cominciato a ricattare Appendino chiedendo un nuovo incarico. E ancora c’è poi la vicenda del traffico di influenza illecita in quanto, per gli inquirenti, si sarebbe speso per l’imprenditore Divier Togni, ex patron del Palastampa e poi PalaMazda, perché ottenesse un cambio di destinazione d’uso del palazzo. Scavando scavando, da Torino l’inchiesta è giunta sino in Basilicata, seguendo le tracce proprio dell’affidamento diretto di Musacchio per conto del Consorzio di Bonifica. Consulenza sospetta che ha portato l’accusa ad elevare la contestazione di «turbativa d’asta». Quell’incarico è giunto alla fine, stando agli atti, e a un passo dalla scadenza, adesso il Consorzio ha trovato anche quella «somma residuale» di «7mila e 179 euro». I soldi sono spuntati, ma la vicenda resta ancora avvolta da una fitta nebbia.Adesso i soldi per l’affidamento diretto all’indagato Luca Pasquaretta, il Consorzio di Bonifica della Basilicata li ha trovati tutti. Mancava ancora la «somma residuale» di «7mila e 179 euro» per mettere al sicuro la consulenza per la realizzazione dell’Ufficio “Comunicazione istituzionale” del Consorzio che l’amministratore unico dello stesso, Giuseppe Musacchio, in «urgenza» aveva affidato, nel dicembre dell’anno scorso, al «già noto all’Amministrazione», scrisse proprio così, Pasquaretta. La Procura ha aperto l’inchiesta su questo affidamento per turbativa d’asta e Musacchio ora la “liquida”. L’incarico in scadenza il 31 luglio si sarebbe svolto per un periodo indicativo di circa otto mesi. Il Consorzio chiuse l’accordo con «la figura professionale esterna» Pasquaretta per 20mila euro, oltre Iva e Cassa. Ma nell’atto del conferimento diretto dell’incarico il Consorzio aveva individuato la copertura solo per 14mila euro. Adesso, invece, Musacchio ha concluso la pratica stabilendo «di poter assumere un impegno di spesa nei limiti della differenza, pari a 7 mila e 179 euro per la corresponsione del residuo importo in favore del professionista incaricato» Luca Pasquaretta. Lo scandalo Pasquaretta è scoppiato, tra gennaio e febbraio scorso, lontano dai confini lucani: a Torino. Città nella quale il lucano di Forenza ha svolto anche l’incarico di portavoce del sindaco del Movimento cinquestelle Chiara Appendino. Il caso della consulenza lucana si inserisce nelle inchieste degli inquirenti piemontesi quasi a chiusura del cerchio di un impianto accusatorio diversificato ma che può essere globalmente inteso. Pasquaretta già indagato per peculato nella vicenda del Salone del libro per via di una prestazione da 5 mila euro che però il lucano non avrebbe mai svolto in quanto per la Procura quel lavoro fu «inesistente». Poi c’è il caso della presunta estorsione dopo le dimissioni. Pasquaretta avrebbe, per l’accusa, cominciato a ricattare Appendino chiedendo un nuovo incarico. E ancora c’è poi la vicenda del traffico di influenza illecita in quanto, per gli inquirenti, si sarebbe speso per l’imprenditore Divier Togni, ex patron del Palastampa e poi PalaMazda, perché ottenesse un cambio di destinazione d’uso del palazzo. Scavando scavando, da Torino l’inchiesta è giunta sino in Basilicata, seguendo le tracce proprio dell’affidamento diretto di Musacchio per conto del Consorzio di Bonifica. Consulenza sospetta che ha portato l’accusa ad elevare la contestazione di «turbativa d’asta». Quell’incarico è giunto alla fine, stando agli atti, e a un passo dalla scadenza, adesso il Consorzio ha trovato anche quella «somma residuale» di «7mila e 179 euro». I soldi sono spuntati, ma la vicenda resta ancora avvolta da una fitta nebbia.