Politica

Una Regione CALENDArizzata, l’idea di Bardi

Legislazione e Comunicazione: ecco l’organo al di sopra della Giunta


Cosa non farebbe il governatore Bardi per accontentare il “neoborbonico”, nostalgico del Regno che fu, che si fa chiamare Conte e che chiama la sua compagna Contessa, Massimo Calenda. L’uomo che invece di «Allegriaaa» di Bongiorniana memoria, ha coniato il suo personalissimo slogan «diamo, per voi». Bardi ha un particolare occhio di riguardo per il Capo ufficio stampa della Giunta, che nel curriculum ha scritto di essere stato un giornalista corrispondente dal Tribunale amministrativo regionale campano (Tar), formula solo a lui nota. Incassata la sconfitta legislativa della maggiorazione dello stipendio, nuovi movimenti si preparano a via Verrastro. E questa volta sono di quelli che spostano montagne. Nove articoli di fuoco per un disegno di legge che lascia trasparire in tutta la sua evidenza quanto il governatore lucano Vito Bardi ambisca ad avere poteri più pieni dei pieni poteri. Da un punto di vista sostanziale, la delegificazione di Bardi investe i rapporti tra Giunta e Consiglio e all’interno della Giunta ridisegna i rapporti gerarchici tra i vari elementi della piramide. Ad ogni modo il disegno di legge (ddl) ha il seguente titolo: “Riordino degli uffici della Presidenza e della Giunta regionale e disciplina del sistema dei controlli interni”. Subito in avvio di Ddl la prima deflagrazione: «La legge regionale 9 febbraio 2001, n. 7 (disciplina delle attività di informazione e comunicazione della Regione Basilicata) è abrogata». La legge che il governatore Bardi vuole cancellare è quella che, in estrema sintesi, ha previsto che la Regione Basilicata, per perseguire scopi legati alla comunicazione, si avvalesse «degli Uffici Stampa della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale, nel quadro di autonomia delle rispettive sfere istituzionali». La stessa legge istituiva per Giunta e Consiglio, ognuno nell’alveo della propria autonomia, una serie di strutture e figure, quali per esempio il direttore, il portavoce, il coordinatore dell’informazione e comunicazione e via discorrendo, che nel ddl del governatore Bardi con un colpo di penna spariscono. La trasformazione, però, è surrettizia. La legge regionale del 2001 viene abrogata tout court, ma non viene parimenti esplicitato quale testo normativo la sostituirà. C’è però un grafico che accompagna il ddl Bardi sul riordino degli Uffici di Giunta e Consiglio e che visivamente restituisce la cifra del “riassetto amministrativo-burocratico”. Tutto quanto contemplato nella legge regionale che si intende abrogare verrebbe sostituito con un’unica macrostruttura. Scompaiono tutte le strutture citate, tra cui quella citata del portavoce, e, sulla base del nuovo schema, ne rimane una soltanto: Ufficio Stampa. Che inserito nella lista degli Uffici di diretta collaborazione del presidente della Giunta regionale è l’ultimo tassello di una scala gerarchica che dal governatore Bardi procede prima alla Segreteria, poi al Gabinetto, all’Ufficio legislativo e Segreteria di Giunta, per arrivare al Consigliere relazioni esterne e approdare, infine all’Ufficio Stampa. Per cui, riannodando le fila del trama normativa, prevista l’abolizione dell’Ufficio stampa del Consiglio regionale e degli Enti Sub-regionali rimarrà un unico addetto stampa, nominato per intuitu personae dal governatore, un responsabile e un consigliere per le relazioni esterne. Risultato: il controllato (Giunta) controllerà il controllore (Consiglio). In più, plenipotenziario il Capo della segreteria. L’unica struttura della Comunicazione per tutta la Regione Basilicata e alle dirette dipendenze del governatore, non è scritta in maniera lapalissiana, ma, come spiegato, è surrettizia, è nella natura stesse delle cose. Un automatismo innescato dall’abrogazione della legge regionale 9 febbraio 2001, n. 7 (disciplina delle attività di informazione e comunicazione della Regione Basilicata). Ma ci sono molti però che dovranno essere chiariti. Se decade la nota legge numero 7, il governatore Bardi deve procedere a stipulare un nuovo contratto con Calenda che verrebbe inquadrato come dirigente. Calenda, però, il dirigente regionale non lo può fare: non è laureato. Tante sorprese riservano le pieghe del disegno di legge sulla riorganizzazione della macchina burocratico amministrativa della Regione. Nel complesso emerge una volontà del governatore Bardi di staccarsi dal suo esecutivo. Molti articoli del ddl appaiono pervasi da desiderata personali di accentramento del potere nelle mani di un uomo solo al comando: l’ex Generale della Guardia di Finanza. Il quale sembra voler condurre il suo mandato politico con contiguità rispetto alla carriera militare che lo ha visto protagonista nel passato. La Regione, però, non è una caserma e qualcosa potrebbe andare storto tra quanto idealizzato da Bardi e quanto poi concretamente potrà realizzare. Il messaggio – comando che si è evince è: la Giunta regionale “deve” stare sotto a tutto. Sotto, soprattutto, alle grinfie della struttura tentacolare progettata dal governatore Bardi

Ferdinando Moliterni

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