ASSOCIAZIONE INSIEME: il nostro Housing Sociale è questo “Ohana”
Con il nostro “Housing Sociale a Potenza” non vogliamo “ospitare” bisognosi, ma “accogliere” storie di vita, offrendo l’opportunità di interiorizzare quei muri di cemento ed accoglienza mischiati insieme, per poterli portare nella casa che costruiranno con le loro mani.
OHANA A POTENZA
Ci siamo! È tutto pronto, manca solo il taglio del nastro. Siete tutti invitati, Martedì 24, dalle 10.30, nella sala Borsellino di Potenza #CittaSociale all’inaugurazione dell’appartamento in pieno centro storico per il progetto di social housing “Housing Sociale a Potenza”, con il sostegno di Fondazione con il Sud.
Il progetto è il primo in Basilicata, organizzato dall’Associazione Insieme in collaborazione con il Comune di Potenza e la Casa Circondariale di Potenza, l’Associazione Mosaico, la cooperativa L’Aquilone Insieme.
Ma cos’è l’Housing Sociale? e perché abbiamo deciso di intraprendere questa avventura?
Housing, dall’inglese, può essere tradotto come “ospitare”, ed ha la stessa radice della parola “Casa”. Avremo modo di fare una cronistoria del nostro progetto, di parlare delle radici storiche dell’Housing sociale, ma basta questa piccola parola, bastano queste quattro semplici lettere per scatenare con potenza significati ed immagini profonde. I popoli tradizionali la assocerebbero immediatamente ad un mucchio di pelli mantenute da rami o stecche di bambù; quelli più “moderni” con un parallelepipedo di cemento che giace insieme ai suoi simili in un palazzo o un grattacielo. È in ogni caso, in sostanza, un posto dove si mangia, si dorme e si attende che le intemperie e le minacce passino.
La casa che offriremo ad alcuni ragazzi con disagio abitativo e storie di estrema povertà, di dipendenza o di problemi giudiziari non la identifichiamo con una figura geometrica o con il materiale di cui è fatta.
Quando abbiamo acquistato questa scatola dalle pareti nude e diroccate, riempita con calcinacci e polvere, sapevamo che il tessuto di cui andavamo a rivestirla aveva molto più valore delle mattonelle che abbiamo scelto con cura, della pittura che i ragazzi di Potenza Città Sociale hanno steso sulle pareti, del mobilio che abbiamo montato e disposto con cautela affinché non si rovinasse.
I pilastri a fondamento della nostra casa vanno più a fondo di quelli ideati nel progetto architettonico.
Non era una casa qualsiasi quella che avevamo nei nostri occhi quando abbiamo firmato il contratto di acquisto. Era una casa pensata esclusivamente per gli Ultimi. E se c’è una cosa che accomuna gli ultimi di tutto il mondo, in fondo, è proprio la mancanza di una casa.
C’è chi non può permettersela, che ha perso il treno della produzione capitalistica e vive in soluzioni di fortuna cercando di mettere insieme frammenti di benessere per arrivare alla fine del mese; chi ne ha perso il diritto per tanto tempo e, dopo aver scontato una pena, si trova a dover ricominciare da capo in un mondo che nel frattempo è andato avanti; c’è chi magari una casa ce l’ha, ma dentro, nel cuore, non ha alcun soffitto dove ripararsi.
Ecco, i ragazzi che beneficeranno del progetto ce li immaginiamo così, con una difficoltà a trovare la propria casa interna.
Perché la nostra Casa è prima di tutto quel luogo simbolico, prima psicologico, poi relazionale, in cui “facciamo abitare” ed allo stesso tempo “popoliamo” la nostra identità.
Ecco perché, solo a titolo di esempio, i traslochi sono una delle cause di stress più intense in assoluto, ecco perché quando spostiamo un anziano dalla sua dimora comincia a perdersi, ad essere disorientato, ecco perché quando un migrante giunge nei nostri territori può fare fatica a portare a compimento il suo progetto migratorio.
Perché avere un tetto, il proprio tetto, sopra la testa, o almeno dentro, è molto di più di un semplice riparo dalle intemperie.
Le pareti di casa mantengono insieme la nostra unità psichica e famigliare, la regolarità delle nostre abitudini, la base da cui partire per esplorare il mondo.
Con il nostro “Housing Sociale a Potenza” non vogliamo “ospitare” bisognosi, ma “accogliere” storie di vita, offrendo l’opportunità di interiorizzare quei muri di cemento ed accoglienza mischiati insieme, per poterli portare nella casa che costruiranno con le loro mani.
Partiamo dall’idea che gli ultimi rimarranno ultimi fintantoché non avranno un luogo fisico e spirituale dove poter ricaricare le energie, le emozioni ed i pensieri, nutrirsi non soltanto di cibo, ripararsi e ripartire quando il loro mondo sarà in tempesta.
Questo è il motivo per cui non potevamo non impegnarci nella realizzazione di questo nostro sogno.
Se ci chiedessero di riassumere in una sola parola cosa sia l’housing sociale per l’Associazione Insieme il miglior modo per rispondere sarebbe una parola della cultura hawaiana che un film della Disney qualche anno fa usava per intendere come nessuno dovesse essere lasciato indietro o dimenticato.
È una singola parola che risponde a entrambe le domande iniziali.
Il nostro Housing Sociale è questo: “Ohana”