GIUZIO NON PAGA: PD PRONTO A «RECUPERO COATTO»
Prima che “scappi” dal Pd, avviato procedimento disciplinare: è moroso
«Caro Vito» ti scrivo e quando ad impugnare la penna è, in questi tempi, il Partito democratico e il Vito corrisponde all’ex presidente regionale del Pd, Giuzio, già dal «Caro», viene il sospetto che ci sia qualcosa che non vada. Sospetto confermato dal fatto che le successive righe della missiva sono farcite di rinvii a plurimi articoli e comma. Così la lettera, in realtà, è un procedimento disciplinare. Sulla carta tra Pd e Giuzio non è ancora divorzio ufficiale, ma la via legale del Tribunale è ugualmente dietro l’angolo. Oggetto del contenzioso diverse migliaia di euro. In qualità di tesoriere regionale, Mario Durante, ha informato l’ex presidente che la «condizione debitoria nei confronti del Partito Regionale» non è più sostenibile. Ragion per cui o Giuzio paga ciò che deve al Pd, o verranno attivate nell’immediato tutte le procedure, previste dalla legge, inerenti al «recupero coattivo». A Giuzio vengono contestate diverse violazioni a partire dal Codice etico, con quel rimando al «contribuire personalmente all’attività del partito con uno specifico onere di concorso economico, proporzionale alle indennità percepite per coloro che sono eletti ovvero designati nelle istituzioni», allo Statuto nazionale e regionale, per finire con infrazioni, inosservanze e inadempienze relative tanto al Regolamento finanziario nazionale quanto al regolamento finanziario regionale. Attualmente Vito Giuzio non è più consigliere regionale, non si è neanche candidato alle ultime elezioni, e non è neanche presidente. È stato proprio lui che a luglio scorso ha sciolto l’assemblea regionale dato che un sostituto per l’ex segretario dimissionario, Mario Polese, non c’era. Ad oggi il partito è Commissariato, ma senza Commissario. E questa è un altra storia. Come quella che attualmente i consiglieri regionali del Pd sono soltanto due, Cifarelli e Polese, con quest’ultimo che ha già le valigie pronte per saltare sul treno di Italia Viva, e di conseguenza quei contributi dagli eletti da un anno all’altro sono fortemente diminuiti. Facendo fede la tessera di iscrizione al partito e non il nome del gruppo sotto il cui vessillo un eletto siede in Consiglio, anche Braia e Pittella, entrambi Avanti Basilicata, dovrebbero essere conteggiati nei pochi rimasti, rispetto alla scorsa legislatura, a versare alcuni contributi fissi. Ad ogni modo il punto è che il Pd di Basilicata vuole i soldi da Giuzio, ora per allora, quando era consigliere regionale, e Giuzio finora non ha mostrato interesse a proseguire con la transazione. Per questo il tesoriere non «essendo mutata la condizione debitoria» si è visto «costretto» a dare seguito«all’istruttoria sanzionatoria». Contestualmente, con la missiva inviata ieri, il tesoriere ha esortato la Commissione Regionale di Garanzia, il Segretario Provinciale di Potenza e il Segretario del circolo di Potenza, per quanto di competenza, ad «adottare tutti i provvedimenti disciplinari». «Il perpetrarsi di tale condizione – viene riportato nelle conclusioni – mi obbligherà a procedere, secondo quanto previsto dalla legge, per il recupero coattivo delle somme dovute». E adesso in molti si pongono alcuni interrogativi. Giuzio “scapperà” lasciando il “buco”, potrebbe approdare in Basilicata possibile di Tramutoli, nelle cui fila è stato eletto in Consiglio comunale a Potenza il figlio, Francesco, alla cui campagna elettorale il padre ha dato un contributo personale, o meno probabile, andrà anche lui in Italia Viva di Renzi? Se sulle future destinazioni ci sono solo ipotesi, per l’attuale e il passato c’è una certezza. Per restare nel Partito democratico, Giuzio è “costretto” a ripianare il debito. Anche “codino” Soranno deve passare dalla cassa del Pd, ma non per ricevere, quanto per versare