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MORTE DI ANNAMARIA SORRENTINO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: IL “PROCESSO” A PAOLO FORESTA CELEBRATO IN UNO STUDIO TELEVISIVO È UNO SPETTACOLO OSCENO

Paolo Foresta è un ragazzo sordomuto. Per lui non è facile farsi capire da chi non conosce la lingua dei segni. Il suo linguaggio va interpretato e solo un conoscitore della lingua dei segni e della Statement Analysis applicata alla lingua dei segni potrebbe analizzare senza commettere errori ciò che lui riporta. In un paese nel quale molti pubblici ministeri non sanno né condurre, né analizzare un interrogatorio, immaginate che danni possono fare i giornalisti. In un paese normale, gli interrogatori del Foresta, condotti da un giornalista in uno studio televisivo, lascerebbero il tempo che trovano, purtroppo in Italia abbiamo invece assistito di frequente a processi mediatici che hanno messo in ombra la verità e distrutto le vite di soggetti innocenti.

 

Annamaria Sorrentino
Nel pomeriggio del 16 agosto 2019 Annamaria Sorrentino è caduta dal terrazzo di un appartamento in affitto al secondo piano di una palazzina di Tropea, la ragazza è morta due giorni dopo in un ospedale di Catanzaro.
Gli unici testimoni, ovvero i quattro amici e il marito di Annamaria, Paolo Foresta, hanno riferito agli inquirenti che si è trattato di un gesto volontario.

Il marito della Sorrentino, Paolo Foresta, non è indagato per omicidio ma i genitori della ragazza non credono alla sua versione dei fatti. Chi l’ha visto? ha prima intervistato Paolo Foresta a casa sua e l’ha poi invitato in studio per due puntate consecutive sottoponendolo ad una specie di interrogatorio.
Abbiamo sentito in merito la criminologa Ursula Franco
URSULA FRANCO
– Dottoressa Franco, cosa pensa del caso Sorrentino?

Non ho avuto accesso agli atti, pertanto preferisco non esprimermi. Voglio solo sottolineare che il fatto che i familiari di Annamaria non credano al suicidio non ha alcuna rilevanza, posto che la maggior parte dei familiari dei suicidi non accettano che il proprio familiare si sia tolto la vita.

– Dottoressa, che cosa pensa del fatto che Paolo Foresta venga “processato” nello studio televisivo di Chi l’ha visto?

È uno spettacolo osceno.

– Si spieghi meglio.

Paolo Foresta è un ragazzo sordomuto. Per lui non è facile farsi capire da chi non conosce la lingua dei segni. Il suo linguaggio va interpretato e solo un conoscitore della lingua dei segni e della Statement Analysis applicata alla lingua dei segni potrebbe analizzare senza commettere errori ciò che lui riporta. In un paese nel quale molti pubblici ministeri non sanno né condurre, né analizzare un interrogatorio, immaginate che danni possono fare i giornalisti. In un paese normale, gli interrogatori del Foresta, condotti da un giornalista in uno studio televisivo, lascerebbero il tempo che trovano, purtroppo in Italia abbiamo invece assistito di frequente a processi mediatici che hanno messo in ombra la verità e distrutto le vite di soggetti innocenti.

– Quali?

La condanna a 30 anni di reclusione di Michele Buoninconti in seguito alla morte accidentale di sua moglie Elena Ceste è figlia di un perverso processo mediatico, così come lo sono la riapertura di altri casi. Quello relativo al suicidio di Carlotta Benusiglio. Dopo una iniziale e corretta archiviazione come suicidio, in seguito ad un martellante processo mediatico, il caso è stato riaperto e il fidanzato di Carlotta, Marco Venturi, 41 anni, è stato indagato per omicidio volontario aggravato. E poi quello relativo al suicidio di Licia Gioia. Il maresciallo dei carabinieri Licia Gioia è morta nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2017 dopo essere stata attinta da un colpo d’arma da fuoco alla testa. Inizialmente la Procura di Siracusa aveva indagato il marito Francesco Ferrari per istigazione al suicidio, poi per omicidio colposo e in seguito per omicidio volontario. Per il Ferrari la procura di Siracusa ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra qualche giorno sapremo se verrà processato. In realtà, mentre il Ferrari tentava di disarmare la Gioia, che minacciava di suicidarsi, partirono due colpi dalla pistola d’ordinanza della donna, il primo dei quali la uccise sul colpo.

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