BASILICATAN(I)ET 2.0: IL RITORNO
Il capo Ufficio stampa della Giunta, Calenda, stavolta censura i sindacati
Torna, a distanza di un mese, come fosse un evento naturale ciclico, una sorta di mitema che rinnova e riattualizza quella primigenia narrazione, l’“oscurantismo” del capo Ufficio stampa della Giunta regionale, Massimo Calenda. Questa volta le vittime sono i sindacati. E per il governatore Bardi ecco servito l’ennesimo imbarazzo. La battaglia sul tema già condotta da Cronache, ma contro la censura del “neoborbonico” si sono schierati esponenti politici che coprono l’intero arco istituzionale lucano, dal centrodestra, Piro, Coviello e Baldassarre, al centrosinistra, Polese, Cifarelli e Braia, aveva avuto, seppur passando per intoppi tecnici, un esito positivo. Adesso, però, calata l’attenzione, l’“oscurantismo” su uno dei canali comunicativi istituzionali della Regione, Basilicatanet, è stato restaurato. Nel mirino, non più tra gli altri i consiglieri regionali, ma i sindacati. A denunciarlo è il segretario regionale aggiunto della Uil-Fpl, Giuseppe Verrastro. «Facciamo nostre – ha dichiarato Verrastro – le affermazioni del Capo dello Stato (Sergio Mattarella, ndr) ovvero che l’incondizionata libertà di stampa non può essere oggetto di insidie volte a fiaccarne la piena autonomia e a ridurre il ruolo del sindacato». «Cosa c’è in gioco? Non la difesa di un organismo corporativo – ha proseguito il sindacalista Uil -, ma il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Difendiamo la necessità di un soggetto pubblico chiamato a tutelare i principi deontologici e a vigilare sul rispetto delle regole per garantire una informazione veritiera e di qualità. Non può esistere libertà di stampa senza responsabilità di stampa e senza poter pubblicare le note sindacali sul portale “Basilicatanet”». Calenda è tornato a fare il censore a suo piacimento su quello che è considerato il portale territoriale della Regione Basilicata. L’agorà pubblica che ospita gli interventi della comunità lucana globalmente intesa con riferimento sia ai sindaci lucani, che ai sindacati e alle associazioni per la difesa dei più svariati diritti. Ma i sindacati ora si ritrovano dinanzi un casello autostradale digitale sempre sbarrato e che non lascia entrare. «Da sempre – ha lamentato Verrastro -, come Uil Fpl abbiamo pubblicato le notizie sul portale, a volte anche criticando, ma sempre in maniera costruttiva. Oggi però non possono essere esclusi dalla sera alla mattina i corpi intermedi probabilmente per meri interessi di qualcuno, che crede, che così facendo ammutolisce le forze sociali. Inoltre è un portale che tutti i lavoratori,di tutti gli ambiti pubblici e privati, hanno sempre seguito, il diritto all’informazione è una cosa seria ed è costituzionalmente garantito. Ci chiediamo chi è interessato a fermare il sindacato? E se pensa veramente di farlo è solo una prospettiva a ridurre, la libertà di stampa, il pluralismo, la democrazia». «Pertanto – ha concluso Verrastro – ci appelliamo al suo buon senso affinché dia di nuovo spazio alla voce del nostro sindacato e di tutti i sindacati regionali sul portale». Ormai si sta perdendo il conto delle occasioni in cui Calenda, nominato su base fiduciaria e per intuitu personae, ha messo in imbarazzo Giunta e governatore Bardi. Proprio il governatore, nell’alveo che non lo sia, rischia di passare per “complice” di Calenda e in questo caso consapevole portatore di un atteggiamento anti-sindacale. Per l’ennesima volta, con ogni probabilità Bardi dovrà mettere l’ennesima pezza alle peculiarità attoriali interpretative del ruolo così come condotte da Calenda. Che invece di distendere i rapporti tra Giunta e stampa, Giunta e sindacati, Giunta e via discorrendo, esarceba gli stessi.