A Venezia, alle 23 del 12 novembre, l’acqua ha toccato quota 187 centimetri: il secondo record da sempre, dopo il precedente di 190 centimetri del 1966. Tutto il centro storico è finito sott’acqua: la Basilica di San Marco è stata inondata, la cripta sotto il presbiterio completamente allagata, intaccate colonne e marmi. Affondati tre vaporetti e decine di barche sono alla deriva. Danni a negozi e abitazioni, poi lentamente l’acqua alta ha cominciato a defluire. Il Centro Maree è stato vittima della mareggiata, che ha danneggiato le linee telefoniche e per questo – spiegano – non siamo raggiungibili telefonicamente (soltanto tramite internet).
Notte “drammatica” a Venezia dopo il picco straordinario di marea che ha raggiunto i 187 centimetri. Il sindaco Luigi Brugnaro ha anticipato su Twitter la volontà di avanzare lo stato di calamità. Richiesta che si concreterà con la richiesta di stato di crisi alla Regione Veneto, ai fini della successiva dichiarazione dello stato d’emergenza da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Tutti i cittadini e le imprese raccolgano materiale utile a dimostrare i danni subiti con fotografie, video, documenti o altro – invita il primo cittadino – nei prossimi giorni comunicheremo le modalità precise per la richiesta di contributo”.
Il porto di Venezia, dapprima chiuso, è stato riaperto dopo una verifica delle condizioni di sicurezza degli ormeggi portuali e dei principali canali. Inoltre, la Guardia costiera ha emanato un “avviso di pericolosità” per la presenza di ostacoli semisommersi pericolosi per la sicurezza della navigazione. Particolarmente complesse le operazioni di coordinamento dei numerosi interventi. La Capitaneria ha richiesto la cooperazione di ormeggiatori e rimorchiatori portuali per la messa in sicurezza di unità e pontoni che hanno rotto gli ormeggi.
Morti
Secondo le prime ricostruzioni, S.M., 78 anni, stava usando una pompa elettrica per risucchiare l’acqua nella sua casa di Pellestrina, il braccio di terra che delimita l’imboccatura della laguna nei pressi di Chioggia. Ma un corto circuito causato dalla marea, che è penetrata in casa e ha danneggiato l’impianto elettrico, ha provocato una dispersione di corrente e l’uomo è stato fulminato. Un secondo decesso si registra sempre sull’isola, probabilmente per cause naturali.
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GALLERIA FOTOGRAFICA : TRIESTE MARE STRABORDA SULLE RIVE IN CENTRO CITTÀ
#AllertaMeteo MARE STRABORDA sulle RIVE in CENTRO CITTÀ di TRIESTE #sapevatelo2019
Pubblicato da Domenico Mimmo Leccese su Martedì 12 novembre 2019
MOSE : la mareggiata del 12 novembre ha riacceso le polemiche sui ritardi, legati alle maxi inchieste per corruzione, pensato negli anni ’80, il sistema di paratie per proteggere Venezia dall’acqua alta è stato iniziato nel 2003 e avrebbe dovuto essere pronto tre anni fa.
Localizzazione
Il sistema Mose viene realizzato alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, ovvero nei tre varchi del cordone litoraneo attraverso i quali la marea si propaga dal mare Adriatico in laguna. Per rispondere all’obiettivo posto dalla 798/84 per Venezia, la difesa completa di tutti gli abitati lagunari dalle acque alte di qualunque livello, è stato elaborato un sistema integrato di opere che prevede delle barriere di paratoie mobili, in grado di isolare la laguna dal mare durante gli eventi di alta marea, opere complementari come le scogliere all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti e il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, almeno fino a +110 cm, nelle aree più basse degli abitati lagunari. L’integrazione di questi interventi definisce un sistema di difesa estremamente funzionale che garantisce la qualità delle acque, la tutela della morfologia e del paesaggio, il mantenimento dell’attività portuale.
Configurazione
Il Mose è formato da una serie di barriere costituite da paratoie mobili collocate alle bocche di porto. Vengono realizzate 4 barriere di difesa: 2 alla bocca di porto del Lido (quella più vicina a Venezia che è larga il doppio delle altre due ed è formata da 2 canali con profondità diverse) che sono composte rispettivamente di 21 paratoie quella nel canale nord e di 20 quella nel canale sud, le due barriere sono tra loro collegate da un’isola intermedia; 1 barriera formata da 19 paratoie alla bocca di porto di Malamocco e 1 barriera di 18 paratoie alla bocca di porto di Chioggia. Le profondità e le sezioni preesistenti dei canali di bocca non vengono alterate dall’opera. Alle bocche di porto di Lido e Chioggia, porti rifugio e piccole conche di navigazione consentono il ricovero e il transito delle imbarcazioni da diporto, dei mezzi di soccorso e dei pescherecci anche con le paratoie in funzione. Alla bocca di Malamocco è stata realizzata una conca di navigazione per il transito delle navi, in modo da garantire l’operatività del porto anche con le paratoie in funzione. La conca, protetta dalla scogliera esterna che crea un bacino di acqua calma riparato dal moto ondoso, è situata sulla sponda sud della bocca e ha una lunghezza utile di circa 370 m e una larghezza di 48 m. Le scogliere a sud delle bocche di porto, richieste dal Consiglio dei Ministri del 15 marzo 2001 e Comitato di indirizzo, coordinamento e controllo del 6 dicembre 2001, servono a smorzare la vivacità delle correnti di marea alle bocche attenuando i livelli delle maree più frequenti. La scogliera esterna alla bocca di Malamocco ha anche la funzione di creare un bacino di acque calme che facilita l’ingresso delle navi nella conca di navigazione, a paratoie in funzione.
Funzionamento ed elementi costruttivi
Quando sono inattive, le
paratoie sono piene d’acqua e giacciono completamente invisibili in alloggiamenti collocati nel fondale. In caso di pericolo di maree particolarmente sostenute che possano provocare un allagamento del territorio, nelle paratoie viene immessa aria compressa che le svuota dall’acqua. Via via che l’acqua esce le paratoie, ruotando attorno all’asse delle cerniere, si sollevano fino a emergere e a bloccare il flusso della marea in ingresso in laguna. Le paratoie restano in funzione per la sola durata dell’evento di acqua alta: quando la marea cala, e in laguna e mare si raggiunge lo stesso livello, le paratoie vengono di nuovo riempite d’acqua e rientrano nella propria sede. Ciascuna paratoia è costituita da una struttura scatolare metallica vincolata attraverso due cerniere al cassone di alloggiamento. Ogni paratoia è larga 20 m e ha lunghezze diverse proporzionali alla profondità del canale di bocca dove viene installata (Lido- Treporti: 18,6 m e Malamocco: 29,6 m) e spessore variabile (Lido-Treporti: 3,6 m e Chioggia: 5 m). Il tempo medio di chiusura delle bocche di porto è di circa tra 4/5 ore (compresi i tempi di manovra per l’apertura e la chiusura delle paratoie).
I
cassoni di alloggiamento sono gli elementi che formano la base delle barriere di difesa: ospitano le paratoie mobili e gli impianti per il loro funzionamento. Sono tra loro collegati da tunnel che consentono anche le ispezioni tecniche. L’elemento di raccordo tra le barriere e il territorio è rappresentato dai cassoni di spalla. In essi sono contenuti tutti gli impianti e gli edifici necessari al funzionamento delle paratoie.
Per ridurre i cedimenti assoluti e differenziali cui sono soggetti i cassoni, il terreno di fondazione deve essere preventivamente consolidato tramite infissione di pali nei primi 19 metri al di sotto del piano di fondazione: questo crea un effetto di omogeneizzazione della stratigrafia. Si prevede che i cedimenti dei cassoni siano compresi tra 30 e 50 mm a fine costruzione della barriera, e che crescano nel tempo, presumibilmente fino a valori compresi tra 60 e 85 mm, a 100 anni da fine costruzione.Alla barriera di Lido-Treporti è stato prima eseguito il dragaggio a quota -13m sotto il livello del mare nell’area all’interno del palancolato di barriera. Da tale quota è stato eseguito il trattamento di consolidamento con jet grouting. Nella barriera di Lido-San Nicolò sono stati infissi nel terreno di fondazione pali di consolidamento in cemento armato, dopo l’esecuzione del dragaggio all’interno dei palancolati. Alla bocca di Malamocco l’intervento di consolidamento della fondazione di barriera è stato eseguito tramite l’infissione di pali in cemento armato, mentre alla bocca di Chioggia con pali in acciaio. I monitoraggi eseguti costantemente sulle stratigrafie di tutte e quattro le barriere permettono di controllare i cedimenti previsti.
Inserimento architettonico
La necessità di difendere il territorio lagunare da acque alte sempre più frequenti e intense è l’origine della progettazione del sistema Mose, la cui successiva realizzazione, attualmente in corso, può costituire anche l’occasione per una valorizzazione complessiva del territorio. Il Magistrato alle Acque di Venezia, su prescrizione del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali espressa in Commissione di Salvaguardia, ha incaricato l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia di eseguire il progetto preliminare dell’inserimento delle opere di difesa dalle acque alte nel paesaggio dei litorali veneziani. È stata elaborata, per ciascuna bocca, una proposta d’intervento le cui linee guida si possono riassumere nella necessità di mantenere immutati il carattere e la percezione dei luoghi; nella valorizzazione della complessità ambientale, paesaggistica e storica del litorale; nel miglioramento della loro percorribilità e funzionalità.
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