Giuseppe Conte al contrattacco: «Diffuse notizie allarmistiche e palesemente false»
Alta tensione nel governo sul MES
Giuseppe Conte al contrattacco: «Diffuse notizie allarmistiche e palesemente false»
Oggi il premier Giuseppe Conte ha riferito alle ore 13 alla Camera dei Deputati sulla riforma del Fondo salva-stati, il Meccanismo europeo di stabilità (Mes-Esm) poi, alle ore 15:30, al Senato.
Ieri sera dopo un lungo vertice di governo da Palazzo Chigi è stato annunciato che in vista della prossima riunione dell’Eurogruppo del 4 dicembre 2019 l’esecutivo “affronterà il negoziato riguardante l’Unione Economica e Monetaria (completamento della riforma del Mes, strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e definizione della roadmap sull’unione bancaria) seguendo una logica di “pacchetto”
Ogni decisione diventerà in ogni caso definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l’11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo”
Proprio per le informative del premier, il Consiglio dei ministri inizialmente annunciato per le 15 è slittato in serata alle 20.
Scambio di accuse, polemiche, urli. L’informativa alla Camera del premier Giuseppe Conte sul Meccanismo europeo di stabilità stamattina riscalda gli animi. Conte risponde punto su punto agli attacchi portati in questi giorni dall’opposizione, accusando il leader della Lega – ma anche la presidente di Fratelli d’Italia – di dire bugie e minare la credibilità delle istituzioni. E dai banchi della destra si levano grida contro il capo dell’esecutivo, che il presidente della Camera Roberto Fico fatica a contenere.
Giuseppe Conte bolla come «comportamento fortemente irresponsabile» le accuse ricevute da Matteo Salvini. «Perché una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione – sottolinea – è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un’accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché, pur di lucrare un qualche effimero vantaggio, finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse». Non basta. Conte accusa Salvini, ma anche la Meloni, di propagare bufale: «Pur di attaccare la mia persona e il Governo non ci si è fatti scrupolo (e mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui “disinvoltura” a restituire la verità e la cui “resistenza” a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni) di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false, che hanno destato preoccupazione nei cittadini e, in particolare, nei risparmiatori».
Conte cita le fake news diffuse da Lega e Fdi: «È stato detto che sarebbe prevista la “confisca dei conti correnti dei risparmiatori” e, più in generale, che “tutti i nostri risparmi verrebbero posti a rischio”; è stato detto che il Mes servirebbe solo a beneficiare le banche altrui e non le nostre»
«Piantala», «ora basta». Scattano le proteste dell’opposizione: «Vergognati», aggiunge qualcuno. Il presidente Fico è costretto a riportare la calma in aula.
Il premier riferisce alla Camera e al Senato sul Fondo salva-stati e si difende dalle accuse delle opposizioni:
“Tutti i ministri del passato governo e il Parlamento sono sempre stati informati, nessun documento è stato siglato”
◦Nella sua informativa alla Camera Conte ha ribadito l’importanza della “logica di pacchetto”:
“In ottemperanza alla logica di pacchetto che il Governo ritiene essere elemento imprescindibile del negoziato, ritengo che, accanto al MES,debbano coesistere strumenti di bilancio comune con fondi superiori e scopo più ampio”
◦il premier si è poi rivolto alle opposizioni: “Accuse infamanti contro di me, non rispetta Istituzioni”;
◦in conclusione ha ricordato l’appuntamento dell’11 dicembre: “Tornerò a ragguagliarvi sullo stato del negoziato in occasione delle comunicazioni che renderò in vista del prossimo Consiglio europeo. In prospettiva, appare necessario pervenire a una più piena integrazione dei mercati finanziari europei”;
◦la maggioranza applaudisce compatta il presidente del Consiglio al termine della sua informativa, l’opposizione tace;
◦a seguire si sono svolti gli interventi delle opposizioni in Aula;
◦alle 15,45 circa è iniziata l’informativa di Conte al Senato;
◦la parola passa al Parlamento: il voto sulle risoluzioni al Senato il 10 dicembre, alla Camera l’11.
Cosa è il Mes, il fondo Salva Stati. E cosa cambia con la riforma
La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è un dossier aperto da almeno due anni e che dovrebbe chiudersi a dicembre, se Eurogruppo ed Eurosummit daranno l’ok definitivo
L’ultimo caso eclatante in Europa è stato il salvataggio della Grecia. Già da gennaio 2018 l’Eurogruppo cominciò a discutere di come utilizzare al meglio il fondo “Salva Stati”, che in passato era servito anche per altri paesi in difficoltà, ma che oggi si vorrebbe rendere utile non soltanto nelle emergenze. Con la riforma, il Mes, acquisterebbe dunque nuove funzioni e nuovi poteri.
Le principali novità
Fra le novità in primo luogo si prevede che il Mes faccia da “backstop” rispetto al Fondo di risoluzione unico, un fondo finanziato dalle banche dei 19 Stati dell’Eurozona che ha l’obiettivo di risolvere le crisi bancarie. In parole semplici, se il Fsr esaurisce i fondi a disposizione, il Mes potrà prestare le risorse necessarie (fino a 55 miliardi di euro circa). In questo modo si dovrebbe scoraggiare fortemente la speculazione sugli istituti finanziari. L’entrata in funzione di questa novità è prevista per il 2024 al più tardi.
In secondo luogo il Mes avrà un ruolo più forte in futuro, quando si tratterà di fornire programmi di assistenza agli Stati in difficoltà. Formalmente il ruolo della Commissione europea in proposito non viene ridotto, ma di fatto l’esecutivo comunitario si troverà a dover tenere in conto delle posizioni che esprimerà il Mes.
Terzo, viene rivisto l’insieme di strumenti che ha a disposizione il Mes per intervenire in soccorso di un Paese in difficoltà.
Quarto, il Mes potrà fare da mediatore tra Stati e investitori privati qualora fosse necessaria la ristrutturazione di un debito pubblico.
Quinto, i titoli del debito pubblico dei Paesi dell’area euro dal 2022 dovranno avere non più una clausola di azione collettiva (Cac) a maggioranza doppia ma singola.
In sostanza, dal 2022, sarà più semplice ottenere l’ok della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano, perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.
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Fondo salva-Stati, Conte: “Da opposizioni accusa gravissima contro di me, diffuse notizie false. Governo ne parlò a febbraio, Lega non obiettò”
Il presidente del Consiglio è intervenuto a Montecitorio per l’informativa sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità: “Nessuno può dire che il processo di riforma del Mes sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo”. E ancora: “Tema discusso più volte in Parlamento, Bagnai mi ringraziò. E se n’è parlato a Palazzo Chigi in 4 riunioni in un anno. Mi è nota la resistenza di Salvini a studiare i dossier, ma mi stupisco della Meloni. Il negoziato è in equilibrio con gli interessi del Paese”. Alle 15.30 farà lo stesso discorso al Senato
di F. Q. | 2 Dicembre 2019
Fondo salva-Stati, il presidente del Consiglio Conte riferisce alla Camera: la diretta
“Siamo al cospetto di un’accusa gravissima contro di me”. Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera per l’informativa sulla riforma del Fondo salva-Stati (alle 15.30 ha ripetuto lo stesso discorso al Senato), non solo è entrato nel merito degli attacchi di Lega e Fratelli d’Italia che, secondo il premier, “hanno diffuso notizie false e allarmistiche”, sostenendo che il trattato “sia già stato firmato” e “per giunta di notte”. Ma ha anche ripercorso le tappe del provvedimento e ha ricordato tutte le volte in cui il Parlamento è stato messo al corrente delle evoluzioni della riforma. In particolare il presidente del Consiglio ha citato le comunicazioni alle Camere fatte a giugno 2018, durante le quali nessun parlamentare si è espresso in segno di dissenso, e soprattutto il consiglio dei ministri del 27 febbraio 2019 quando si parlò del Mes, ma “nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega, ha mosso obiezioni sul punto“. E neppure i 5 stelle, quindi Luigi Di Maio.
Fondo salva-Stati, Conte in Aula: “Parlamento tenuto sempre puntualmente e costantemente aggiornato”
Il premier, di fronte all’accusa di alto tradimento mossa da Carroccio e Fratelli d’Italia, ha difeso il suo operato: “Poco meno di un anno fa, l’Italia, da me rappresentata, si è espressa in sede europea in maniera perfettamente coerente con il mandato ricevuto da questo Parlamento. Su tali basi è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del trattato Mes”. Per questo secondo Conte, “le accuse, mosse in questi giorni da diversi esponenti politici di opposizione, circa una carenza di informazione e di consultazione su questa materia così sensibile, siano completamente false“. E “nessuno può oggi permettersi, non dico di sostenere apertamente ma anche solo di insinuare velatamente l’idea che il processo di riforma del Mes sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo. Non solo c’è stata piena condivisione all’interno del governo, ma su questa materia vi è stato, con il Parlamento italiano, un dialogo costante, un aggiornamento approfondito”.
L’accusa del premier Conte è stata quindi rivolta alle opposizioni: “Questo dibattito non andrebbe strumentalizzato con notizie distorte e alimentato da accuse prive di fondamento, che rischiano di danneggiare il nostro Paese e di compromettere l’interesse nazionale. Il nostro Paese ha un debito pubblico pienamente sostenibile, come pure riconoscono i mercati, la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale, per cui non si intravvede all’orizzonte nessuna necessità di attivare il Mes”. Il presidente del Consiglio ha richiamato la necessità di “studiare i dossier”: “Il modo migliore per affrontare questa complessa e articolata riforma non è affidarsi a sterili polemiche che vorrebbero alimentare una rappresentazione manichea tra gelosi custodi dell’interesse patrio e succubi pronti a raccogliere i diktat europei. Il modo più efficace è studiare innanzitutto, e portare ai tavoli negoziali proposte serie, concrete e attuabili per incidere quanto più possibile sul processo di riforma in atto nel senso più conforme agli interessi dell’Italia”.
Fondo salva-Stati, Conte: “Da Salvini e Meloni allarmismo e falsità”. Bagarre alla Camera, il premier si scontra col leghista Borghi
Conte ha anche difeso l’impianto del Mes: “Non è indirizzato contro un Paese o costruito a vantaggio di alcuni Paesi a scapito di altri. E’ una assicurazione contro il pericolo di contagio e panico finanziario, a vantaggio di tutti. Nel negoziato abbiamo ottenuto regole che fossero vantaggiose per l’Italia sia nel remotissimo caso in cui dovessimo arrivare a chiedere anche noi fondi al Mes, sia in quelli, molto più frequenti, in cui l’Italia si ritrovasse dal lato di coloro che erogano il prestito. Il Mes rappresenta una forma di assicurazione collettiva contro il rischio di contagio, fornendo, secondo procedure chiare e certe, aiuto finanziario ai paesi membri in momentanea difficoltà secondo una logica di sano ma responsabile mutuo soccorso, limitando così anche i pericoli di contagio. Non a caso nasce dell’esperienza tragica del 2011-12, quando il panico si diffuse sul mercato europeo dei titoli sovrani, con conseguenze che si sono rivelate perniciose”.
Il premier ha chiuso però ribadendo che il governo in Europa farà altre richieste che vadano nella direzione della “logica del pacchetto”: “La valutazione del governo con riguardo alle riforme in discussione al prossimo Eurogruppo, fissato per il 4 dicembre, non può prescindere dalla consapevolezza che ci sia ancora molta strada da percorrere in questa direzione e che la logica del pacchetto sia la modalità migliore per procedere oltre, con riguardo al completamento del Mes, allo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e alla definizione della roadmap sull’Unione bancaria. Per quanto mi riguarda, tornerò a ragguagliarvi sullo stato del negoziato tra qualche giorno, il prossimo 11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che renderò in vista del prossimo Consiglio europeo”. E ha chiuso: “Il governo italiano ha rispettato la lettera e la sostanza della risoluzione votata dal Parlamento lo scorso giugno e, come in passato, agirà sempre nel rispetto del mandato conferitogli. Auspico che il Parlamento con la sua autorevolezza e in virtù della sua legittimazione democratica, contribuisca a portare in Europa la voce di un Paese forte e coeso“.
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La maggioranza applaude compatta. Gualtieri si congratula con Conte, Di Maio va via senza salutare. Meloni attacca: “Ha contraddetto il suo governo”
Al termine dell’informativa la maggioranza ha applaudito compatta il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con Conte si è congratulato il ministro Roberto Gualtieri che gli sedeva accanto. Luigi Di Maio ha invece lasciato l’Aula senza salutare il premier. Durante il dibattito tra i due, che erano seduti accanto, non c’è stata una particolare interazione: in un paio di casi il premier gli ha detto qualcosa nascondendosi la bocca con le mani, ma il capo politico del M5s è rimasto impassibile. Tra gli interventi più duri quello della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Presidente Conte, se non ci fossero in mezzo i soldi degli italiani mi sarei divertita ad ascoltarla. Ha letto 40 minuti di resoconti parlamentari per contraddire quello che ha fatto il suo governo, smentire il suo governo”. Più morbida la posizione della Lega. “Il 19 giugno abbiamo votato in Parlamento una risoluzione sul Mes”, ha detto il deputato leghista Giancarlo Giorgetti. “Conte ha detto che si conformerà a quella. Cosa vogliamo di più?”.
“Accusa di tradimento non rientra nella normale dialettica politica. Così si inquina il dibattito”
– L’esordio di Conte è stato sugli attacchi ricevuti nei giorni scorsi dalle opposizioni. “Non posso nascondere che questa informativa non può essere degradata a ordinario momento della fisiologica interlocuzione tra il governo e il Parlamento”. Perché, “da alcune settimane i massimi esponenti di alcune forze di opposizione hanno condotto una insistita, capillare campagna mediatica accusandomi di condotte talmente improprie e illegittime nella trattativa con l’Ue da essermi reso responsabile di alto tradimento. Sarei uno spergiuro perché venuto meno al vincolo di essere fedele alla Repubblica: si è perfino adombrato che avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali. Questa accusa possiamo dobbiamo convenirne tutti non rientra nell’ambito dell’ordinaria dialettica politica”. Conte ha ricordato i suoi discorsi di insediamento e i suoi auspici di aprire “una nuova stagione politica” caratterizzata dall’uso di “un linguaggio mite”. “Le accuse che mi sono state rivolte, tuttavia, trascendono ampiamente i più accesi toni e le più aspre contestazioni”. E ha concluso: “Siamo al cospetto di un’accusa gravissima. Se queste accuse avessero un fondamento, saremmo di fronte alla massima ferita, al più grave vulnus inferto alla credibilità dell’Autorità di Governo, con la conseguenza che chi vi parla non potrebbe esitare un attimo a trarne tutte le conseguenze: senza neppure attendere che mi venisse chiesto da chicchessia, sarei costretto a rassegnare all’istante le dimissioni da Presidente del Consiglio”.
Lo scontro con Salvini e la Meloni – Conte si è poi rivolto direttamente alle opposizioni, in un clima di forte tensione in Aula. “Chi è ora all’opposizione e si è candidato a guidare il Paese a pieni poteri”, ha detto facendo riferimento a Matteo Salvini, “sta dando prova di scarsa cultura delle regole e mancanza di rispetto per le istituzioni. Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui ‘disinvoltura’ a restituire la verità e la cui ‘resistenza’ a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni”. Mentre parlava Conte è stato interrotto dalle proteste dei parlamentari. “Piantala!”, gli ha urlato il leghista Claudio Borghi. E alle proteste si è unita la leader di Fdi Giorgia Meloni, richiamata più volte dal presidente Roberto Fico. Quindi Conte, sempre rivolto alle opposizioni, ha continuato: “Non ci si è fatti scrupolo di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false, che hanno destato preoccupazioni nei cittadini e nei risparmiatori. E’ stato detto che sarebbe prevista la ‘confisca dei conti correnti dei risparmiatori’ e, più in generale, che ‘tutti i nostri risparmi verrebbero posti a rischio’. E’ stato detto che il Mes servirebbe solo a beneficiare le banche altrui e non le nostre. E’ stato anche detto che il Mes sarebbe stato già firmato, e per giunta di notte. Una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un’accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse”.
“Il Parlamento è stato sempre e costantemente aggiornato” – Conte, di fronte all’Aula ha ripercorso tutte le volte in cui ha affrontato l’argomento: “Il Parlamento italiano è stato sempre e costantemente tenuto aggiornato, come di seguito dimostrerò”. La cronologia inizia con dicembre 2017, quando la Commissione Europea ha “presentato un pacchetto di proposte per il completamento dell’Unione Economica e Monetaria”. Quindi Conte ha parlato della riforma nelle “comunicazioni rese il 27 giugno 2018”. “Nel corso del conseguente dibattito alla Camera, la maggior parte dei deputati intervenuti non ha affrontato l’argomento, ad eccezione dell’onorevole Gelmini (Forza Italia) e dell’onorevole Molinari (Lega). Entrambi si sono limitati a esprimere valutazioni di principio, peraltro coerenti con l’indirizzo espresso sul punto nel mio intervento”. Al Senato invece, “gli unici a intervenire sul tema sono stati la senatrice Bottici (M5s), la senatrice Bonfrisco (Lega) e il senatore Mauro Maria Marino (Pd)”. E, “in quell’occasione, nessuno degli altri senatori intervenuti, compreso il senatore Bagnai, ha toccato l’argomento”.
Quindi si arriva al vertice europeo del 29 giugno 2018, e in quell’occasione il premier dice di “essersi speso perché fosse adottata, dai leader europei, una dichiarazione che, nel dare avvio alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, orientasse il percorso nella direzione di un suo rafforzamento e nell’introduzione, tra le sue funzioni, di un sostegno comune (common backstop) al Fondo di Risoluzione unico (Single Resolution Fund)”. In quel primo Euro-Summit, ha precisato Conte, si è iniziato a parlare della necessitò di “un pacchetto di riforme”. In riferimento a questo, l’11 dicembre 2018, “nelle comunicazioni alle Camere, ho riferito nuovamente sugli sviluppi del negoziato in materia di rafforzamento dell’Unione economica e monetaria. Nel dibattito in Senato, nessun parlamentare – tantomeno il senatore Bagnai, che pure era intervenuto in discussione generale – ha fatto riferimento alla materia. L’unica eccezione è stata quella del senatore Fantetti (Forza Italia), che ha semplicemente rivendicato la “paternità” del meccanismo di backstop, attribuendola al ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti. Nel dibattito alla Camera, invece, nessuno ha affrontato la questione”.
Nel dibattito a giugno sia la risoluzione parlamentare sia il premier stesso in Aula al Senato si espressero a favore di una “logica di pacchetto” sul Mes. “Ritenevo non appropriato che i capi di Stato e di governo decidessero senza un approccio consensuale sul quadro complessivo delle misure di approfondimento dell’Unione economica e dell’Unione bancaria e, quindi, non solo sulla riforma del Trattato del meccanismo europeo di stabilità, ma anche sullo schema europeo di garanzia sui depositi e sul budget dell’Eurozona; ho anche sostenuto che fossero necessari approfondimenti tecnici”. “Durante il dibattito, nel quale comunque pochissimi sono stati gli interventi sul tema, il senatore Bagnai affermava: ‘Mi permetta signor Presidente del Consiglio, di ringraziarla per il fatto che lei, in applicazione di questa norma e in completa coerenza con quel principio di centralità del Parlamento, fin dal primo giorno, affermò in questa sede di voler rispettare, sia venuto ad annunciarci che questo approfondimento tecnico ci sarà’”. A questo punto sono iniziati gli applausi dai banchi del Partito democratico.
Il premier ha riferito sul Mes “il 19 marzo 2019, nel corso delle comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo, benché quel Consiglio, a differenza di quello di dicembre, non avrebbe avuto un corrispettivo in forma di Eurosummit, mi sono ugualmente soffermato diffusamente sul tema, in ragione dell’assoluto rilievo della questione per il futuro assetto economico e finanziario dell’Unione europea, mosso dalla consapevolezza di quanto fosse decisiva un’interlocuzione costante con il Parlamento. Neanche in quell’occasione, né al Senato né alla Camera dei deputati, risultano richieste di ulteriori approfondimenti da parte dei parlamentari intervenuti in discussione generale o in dichiarazione di voto”. E ha ricordato: “Nelle comunicazioni del 19 giugno, in vista dell’Eurosummit che si è tenuto a Bruxelles il 21 giugno, ho nuovamente affrontato il tema, anche perché un generale consenso sulla bozza era stato raggiunto il 13 giugno dai Ministri dell’Economia dell’area euro”.
Infine Conte ha ricordato che non è stato il solo a parlare dell’argomento, ma anche altri ministri dell’esecutivo gialloverde si erano occupati della questione. L’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria innanzitutto: il 17 luglio 2018 in Senato e poi il 24 luglio 2018 e il 17 aprile 2019 alla Camera. Poi il Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, ambasciatore Maurizio Massari e infine l’allora ministro per gli Affari europei Paolo Savona alla Camera: “In ognuna di queste occasioni i parlamentari hanno potuto interloquire e sottoporre ai ministri di volta in volta presenti ulteriori questioni e richieste di approfondimento”