Autostrada A6, radar e sensori hi-tech per controllare la frana del viadotto
NICOLA CASAGLI , docente dell’Università di Firenze, spiega il sistema che porta alla chiusura automatica dell’autostrada in caso di allarme
A6, ecco tutti i motivi per cui potrebbe chiudere di nuovo
Savona “Apri A6. Chiudi A6”
Autostrada A6, radar e sensori hi-tech per controllare la frana del viadotto
di ARIANNA CODATO 03 DICEMBRE 2019 su IL SECOLO XIX
Savona – «Si tratta di uno dei movimenti franosi più controllati d’Italia in questo momento»: per sorvegliare l’area interessata dalla frana che ha abbattuto un viadotto dell’autostrada A6 è stato messo in campo un sistema di monitoraggio costante all’avanguardia e complesso con diversi macchinari posizionati da cima a valle della collina.
«Si tratta di una frana che risponde direttamente alle precipitazioni e ancora in movimento– spiega Nicola Casagli, professore di geologia applicata dell’università di Firenze – per questo abbiamo messo in campo un monitoraggio complesso e all’avanguardia che rende il movimento franoso tra i più controllati in Italia».
Sulla cima della collina è stato posto un pluviometro in telemisura che misura la quantità di pioggia trasmettendo in diretta i parametri sui telefonini e i computer dei tecnici di Autostrade, dei due centri di competenza nominati dalla Protezione Civile, Fondazione Cima e Università di Firenze, il Comune, la Regione e le forze dell’ordine.
«Poco sotto è stato posizionato un interferometro radar che, ogni tre minuti, mappa tutte le deformazioni della parte alta della frana dove si trovano “appesi” i 10 mila metri cubi di terra e controlla ogni eventuale movimento». Ma è dentro al percorso della frana che si trovano i tre sensori multiparametrici che fanno scattare la chiusura automatica dell’autostrada.
«Sono sensori normalmente usati per le valanghe – prosegue il geologo – e se vengono colpiti attivano automaticamente la sbarra di chiusura. Infine al termine della frana ci sono altri due interferometri che controllano le pile del viadotto con il bypass dove sono installati tutta una serie di prismi riflettori la cui posizione è rilevata da una stazione topografica, tutto collegato online»
Ogni frana è diversa dalla altre, e i sensori per valanghe non erano mai stati usati prima della terra, perciò i sistemi sono stati calibrati più volte: «Domenica, in allerta gialla, alle 23.01 il radar superiore che guarda la frana era andato già in preallarme e, dalle immagini, abbiamo visto una massa di mille metri cubi che si stava muovendo, alle 23.30, con autostrada già chiusa, il primo sensore è stato colpito dalla colata franata molto velocemente. Ieri invece c’è stato un falso allarme, con una piccola pietra che ha colpito il sensore, per questo continuiamo a lavorare per calibrare i macchinari».
Non è semplice agire su una frana e farla scendere.
Si tratta di una situazione particolare, da un lato c’è la priorità di garantire la sicurezza e dall’altra la necessità di mantenere aperto il collegamento tra Liguria e Piemonte
«È possibile che nei prossimi giorni la natura ci aiuti. Lo scenario più probabile è che si frantumi piano piano, o portata via dal rigagnolo di acqua che si è formato lungo il percorso della frana o cadendo a pezzi – spiega Casagli – ma in giornate di pioggia è presumibile che ci siano altre chiusure»
Il sistema di blocco del traffico, una volta che scattano i sensori, viene attivato dal centro di controllo e da società Autostrade che ha predisposto una postazione fissa con degli addetti in prossimità dei varchi, come previsto dal piano di emergenza stabilito con tutti gli enti preposti. In caso di nuove allerte meteo, in gialla si è in fase di attenzione, in arancio e rossa in preallarme.
L’allarme e la conseguente chiusura dell’autostrada, scattano solo quando i pluviometri rilevano la pioggia o se si superano le soglie calibrate negli altri strumenti.