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IL CASO CHICO FORTI A CHI L’HA VISTO? ~ CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MEGLIO SCEGLIERE LA VERITÀ AL CONSENSO

È sempre meglio scegliere la verità al consenso perché non tutti ignorano gli argomenti trattati. Il servizio realizzato su Chico Forti da “Chi l’ha visto?” è frutto di una totale mistificazione dei fatti. Ma come si fa a prendere posizione su un caso giudiziario senza conoscerlo, senza competenze in ambito criminologico e ignorando l’ordinamento americano? A RAI3 non si chiedono il perché Chico possa sperare solo nella grazia e non in una revisione?

Criminologa URSULA FRANCO
CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MEGLIO SCEGLIERE LA VERITÀ AL CONSENSO

Enrico detto “Chico” Forti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike. Pike è stato ucciso con due colpi di cal. 22 su una spiaggia di Miami il 15 febbraio 1998. In Italia, ormai da anni, un vasto stuolo di personaggi pubblici esprime dubbi in merito alla sentenza di condanna emessa in USA. 

CHICO FORTI
Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco che è certa della colpevolezza di Forti

Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.

È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.

Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

La Franco, da circa un mese, è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.

La Franco aveva recentemente dichiarato: “I processi mediatici sono un mezzo utilizzato da sempre per convincere della colpevolezza o dell’innocenza di un soggetto coinvolto in un caso giudiziario. E, come in questo caso, si fondano su dissimulazione e falsificazione. Voglio precisare che non sono contraria alla richiesta di grazia per Forti, non accetto semplicemente che si tenti di riscrivere i fatti relativi all’omicidio di Dale e che si tenti di incastrare un innocente”

– Dottoressa Franco, che ne pensa del servizio giornalistico su Chico Forti andato in onda a “Chi l’ha visto?” Mercoledì 11 dicembre 2019?

È sempre meglio scegliere la verità al consenso perché non tutti ignorano gli argomenti trattati. Il servizio realizzato su Chico Forti da “Chi l’ha visto?” è frutto di una totale mistificazione dei fatti. Ma come si fa a prendere posizione su un caso giudiziario senza conoscerlo, senza competenze in ambito criminologico e ignorando l’ordinamento americano? A RAI3 non si chiedono il perché Chico possa sperare solo nella grazia e non in una revisione?

– Coloro che difendono Chico Forti, in specie l’amico Roberto Fodde, un avvocato che vive a Miami, sostengono che la polizia di Miami abbia “incastrato” Forti per il servizio da lui realizzato sulla morte di Andrew Philip Cunanan, una specie di documentario nel quale Forti metteva in dubbio la versione della polizia di Miami riguardo al suicidio di Cunanan, proprio in merito, durante la trasmissione di RAI3 Ercole Rocchetti ha detto: “Nel documentario viene messa fortemente in dubbio la versione ufficiale della polizia di Miami secondo la quale l’assassino di Versace sarebbe il serial killer Andrew Cunanan, Forti sostiene che il presunto assassino sarebbe stato ucciso 48 ore prima del ritrovamento e solo una volta morto sarebbe stato poi posizionato dentro quella casa galleggiante solo allo scopo di chiudere il caso, una ricostruzione che la polizia di Miami non ha affatto gradito”, può fare chiarezza?

Riguardo al suicidio di Andrew Philip Cunanan, all’epoca uno degli uomini più ricercati d’America, è difficile credere alle dietrologie sulla sua morte, il suicidio, messo in atto dopo aver portato a termine una serie di omicidi programmati, è un classico tra gli spree killer e la pistola con cui Cunanan si suicidò e che la polizia gli trovò in mano è la stessa Taurus cal. 40 che aveva colpito a morte Gianni Versace. Riguardo invece al documentario di Enrico Forti, “Il sorriso della Medusa”, quel documentario non è mai stato diffuso in America ma solo in Italia ed in Francia, pertanto non ha danneggiato l’onore dei detective della polizia di Miami Beach, peraltro, chi difende Forti non dice che Chico è stato arrestato per l’omicidio di Dale Pike dalla polizia di Miami non da quella di Miami Beach, che si era occupata dell’omicidio Versace.

– Dottoressa, Ercole Rocchetti, durante il suo servizio, ha detto che, accanto al cadavere di Dale erano “in bella vista tutti i suoi effetti personali” lasciando chiaramente intendere che facessero parte di una messinscena per incastrare Chico, che può dirci in merito?

È una sciocchezza, per analizzare correttamente un caso giudiziario servono competenze, in questo caso anche in tema di “staging” della scena del crimine: se Dale non fosse stato ucciso da Chico e l’assassino avesse apparecchiato la scena con gli effetti personali della vittima, non avrebbe avuto senso spogliarne il cadavere per simulare un omicidio sessuale posto che Forti non è gay. Solo Chico Forti, che aveva prelevato la vittima in Aereoporto, aveva interesse ad allontanare i sospetti da sé simulando un omicidio in ambito omosessuale. In ogni caso, Dale sarebbe stato comunque identificato, ciò che ha aiutato a smascherare Forti è stato il fatto che sulla scheda telefonica usata per fare tre telefonate, due ad un numero simile a quello di Chico e la terza al suo numero esatto (alla chiamata Chico Forti non aveva risposto) in quanto Dale aveva tentato di contattare Enrico Forti una volta atterrato a Miami, le telefonate infatti vennero fatte intorno alle 17.15, ovvero 45 minuti dopo l’atterraggio dell’aereo di Pike (La vera storia di Enrico Chico Forti di Claudio Giusti) non vi era traccia di telefonate ad altri numeri, tantomeno della fantomatica telefonata che, secondo Enrico Forti, Dale avrebbe fatto da una stazione di servizio.

– L’inviato di Chi l’ha visto? Ercole Rocchetti ha sostenuto che “la telefonata (di Chico) alla moglie ci consente di localizzare il suo cellulare nel tragitto verso un’altra località dove ha un appuntamento con il suocero”, che ne dice dottoressa?

Che vuole che le dica? Le ripeto: un caso bisogna conoscerlo prima di esprimersi. La telefonata alla moglie ha incastrato Chico perché ha consentito agli inquirenti di localizzare il suo telefono a poca distanza dalla scena del crimine. In quella telefonata Chico disse alla moglie di non aver incontrato Dale.

– Quindi non si trattò di una “stupida bugia che ritratterà a mente fredda il giorno dopo”, come sostenuto da Rocchetti nel servizio?

Evidentemente no, Chico non mentì solo alla polizia riguardo all’incontro con Dale, come da lui sostenuto in un’intervista del 2001, Chico mentì già alla moglie alle 19.16 del giorno dell’omicidio, al suo avvocato e all’amico tedesco Thomas Knott. Chico, già alle 19.16 del giorno dell’omicidio, cominciò a prendere le distanze da Dale Pike in quanto sapeva che era morto perché era stato lui ad ucciderlo poco prima. Enrico Forti uccise personalmente Dale Pike, se lo avesse consegnato a uno o più complici non sarebbe arrivato in ritardo all’aeroporto di Fort Lauderdale dove aveva appuntamento con il suocero.

– Chico sostiene di aver mentito agli investigatori per paura?

È vero, Chico temeva di essere incriminato perché era stato l’ultimo a vedere Dale e lo aveva ucciso.

– Perché Chico avrebbe scelto Sewer Beach per uccidere Dale?

Perché sapeva che Sewer Beach, la spiaggia dove venne trovato il cadavere di Pike, non solo era poco fruibile a chi sarebbe dovuto uscire in windsurf perché la strada d’accesso era chiusa per un precedente uragano ma quel giorno la direzione del vento non era ideale per uscire con la tavola a vela da quello spot, pertanto Chico, in quanto esperto di windsurf ed abitué, sapeva che difficilmente vi avrebbe incontrato qualcuno, in specie dopo le 18.30.

– Riguardo ai granelli di sabbia ritrovati sul Range Rover di Chico, che può dirci?

È stato Chico a dirci che il giorno dell’omicidio di Dale Pike si recò a Sewer Beach, lo ha fatto in un’intervista.

“Chico Forti: Le prove create. La sabbia è una finzione. La mia macchina è stata smontata letteralmente in se… oltre settecento pezzi, è stata tenuta nel deposito della polizia, analizzata da esperti in ogni millimetro, in ogni area, dalla parte sottostante dell’interno alla parte esterna, le gomme, gli ammortizzatori, non hanno trovato nessun tipo di connessione con la spiaggia del morto, due o tre mesi dopo, il giorno prima che devono rilasciarmi la macchina decidono di prendere e guidare la mia macchina… su una spiaggia identica, di composizione identica alla spiaggia dove è stato trovato il morto, smontare dalla macchina e decidere, di punto in bianco, di guardare all’interno del gancio di traino, tolgono l’interno del gancio di traino e trovano tracce solamente della spiaggia del morto, non delle altre spiagge dove io ho guidato con la macchina dopo… il… il 15 di febbraio.”

Si noti l’ultima frase di Forti, “non delle altre spiagge dove io ho guidato con la macchina dopo… il… il 15 di febbraio”, “dopo” è una parola chiave, è con quel “dopo” che Chico si tradisce e rivela di essere stato a Sewer Beach il giorno dell’omicidio, un’ammissione involontaria, una pietra tombale.

– È vero che Forti è stato condannato senza un movente perché era stato assolto dall’accusa di truffa?

È un’altra sciocchezza. Nel caso Forti è stata semplicemente applicata la Felony Murder Rule che prevede la sospensione di un capo di imputazione, in questo caso la truffa ai danni di Anthony Pike, perché movente dell’omicidio (La vera storia di Enrico Chico Forti di Claudio Giusti). Chi difende Chico Forti sostiene che non è vero che Chico stesse cercando di appropriarsi del Pike Hotel di Ibiza attraverso una truffa e che erano invece Anthony Pike e Thomas Knott che stavano cercando di truffare Chico rifilandogli un hotel senza valore, se fosse vero che Pike e Knott stavano cercando di appropriarsi del denaro di Forti, nessuno dei due avrebbe avuto ragione di uccidere Dale per incastrare Chico Forti e così veder sfumato il guadagno.

{1ª parte sottolineata in rosso : “Dopo il ritrovamento del corpo di Pike, Forti disse alla polizia di non averlo incontrato in aereoporto, poi che lo aveva lasciato al ristorante Rusty Pelican con Thomas Knott”}

– Dottoressa, è vero che, come dice Ercole Rocchetti, “sono sparite le registrazioni di quegli interrogatori ma il contenuto finisce comunque nel fascicolo del Prosecutor, il pubblico ministero”?

È falso, posseggo anch’io una copia della trascrizione dell’interrogatorio di 85 pagine cui fu sottoposto Chico il 19 febbraio 1998.

– È vero che Chico non ha mai parlato al processo?

È stata una scelta processuale di Chico e della sua difesa non convocarlo come teste. Per il resto, il processo americano non prevede che un imputato rilasci dichiarazioni spontanee prima della sentenza. Le ricordo che l’ordinamento americano è diverso dal nostro.

– È vero che quella riguardante Chico Forti, come dice Rocchetti, “è una delle storie più controverse della giustizia americana, anche a detta dell’opinione pubblica di quel paese, che chiede a gran voce la revisione del processo”?

Esilarante. Che distorsione! Controversa? L’opinione pubblica!? Chiedetevi perché Forti non sia riuscito ad ottenere un appello e perché non si sia rivolto ad associazioni come “Innocence Project”. A Chico non resta che chiedere la grazia al presidente Donald Trump perché è stato lui ad uccidere il povero Dale Pike.

– Dottoressa, è vero, così come dice Rocchetti, che “in questa vicenda ci sono una serie impressionanti di violazioni del principio del giusto processo e dei diritti di difesa”?

Se vi fossero state le fantomatiche suddette violazioni, a Chico sarebbe stato assolto in appello.

– Veniamo a Thomas Heinz Knott, definito da Federica Sciarelli ed Ercole Rocchetti “truffatore”, che vuol dirci?

In primis vorrei ricordare che sia Thomas Knott che Chico Forti sono stati condannati per i reati a loro contestati, il primo per truffa, il secondo per omicidio, pertanto invito chi definisce Knott “truffatore” a chiamare Chico “assassino”. Trovo scorretto e disonorevole l’uso spudorato del cosiddetto criterio dei “due pesi e due misure”. Riguardo al rapporto tra Forti e Knott è utile leggere uno stralcio di un’intervista tratta da Il caso Forti:

“Intervistatore: (Chico) come mai non sei riuscito ad allontanare questa persona (Thomas Knott) che hai descritto come un parassita e che approfittava in questo modo?

Chico Forti: Perché questa persona era eccezionale… io credo che avesse truffato oltre trenta miliardi di lire… all’epoca… in Germania (…).

Chico Forti: Ebbene, dal momento che io e Tony Pike tagliammo Tom Knott fuori dal business, in quel momento, Tom Knott si trasforma in una vipera che è stata calpestata, la persona che è tagliata fuori dalla gallina dalle uova d’oro (…).”

Durante l’intervista Chico Forti ha mostrato di stimare Tom Knott per le sue capacità e ha definito Tony Pike una “gallina dalle uova d’oro”. Affermazioni particolarmente utili per delineare la personalità dell’ex campione di windsurf; non è solo la mancanza di disprezzo per le attività illegali di Knott a colpire, ma anche l’assenza di rabbia nei suoi confronti. Chico Forti non ce l’ha con Knott, perché evidentemente mente quando sostiene di credere che sia stato lui ad incastrarlo. Il fatto che abbia definito Tony Pike una “gallina dalle uova d’oro”, ci conferma che era Chico a voler truffare Anthony Pike.

– Dottoressa, vuole aggiungere qualcosa?

Durante le indagini riguardanti l’omicidio di Dale Pike, un informatore della polizia ha riferito a chi indagava che, poco tempo prima, Chico aveva provato ad assoldare un killer per uccidere un avvocato, ciò che colpì gli investigatori furono le indicazioni fornite da Forti al potenziale killer, indicazioni che ricordavano da vicino le circostanze in cui era avvenuto l’omicidio di Pike (Power Privilege And Justice ISLAND OBSESSION – Enrico “Chico” Forti Story).

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